Visioni democratiche
- Autore: Walt Whitman
- Categoria: Saggistica
Se in Foglie d’erba il nostro amato poeta celebrava se stesso come figlio americano, con lo stesso senso di onore e di appartenenza in Visioni democratiche (Democratic vistas) celebra la sua patria. La volontà di scrivere questo breve saggio nacque dalla sua personale contestazione a difesa del valore della democrazia, per un articolo scritto dal filosofo saggista scozzese, noto per le sue idee antidemocratiche: Thomas Carlyle. Egli attaccava duramente il suffragio dell’elezioni politiche. Democratic vistas raccoglie, quindi, i temi preferiti dall’autore, le ragioni essenziali della sua poetica: democrazia, individuo e natura.
A metà tra un pamphlet e un saggio, Visioni democratiche venne pubblicato nel 1871, sei anni dopo la fine della Guerra civile americana, e l’opera di Whitman non fu accolta con piacere dai critici, anzi come lui ben definì il momento, si ebbe nei suoi riguardi la congiura del silenzio. Whitman descrive nel saggio una serie di sue riflessioni avendo intorno uno scenario desolante. L’America era ancora sconvolta da quattro anni di guerra civile e definita la prima guerra moderna per impiego di uomini e utilizzo di tecniche militari. Il processo di ricostruzione del Paese era in atto ma la politica aveva disilluso il paese tradendo molte aspettative promesse, soprattutto l’emancipazione degli ex schiavi neri per la riacquisizione della loro libertà. Anche per questa ragione l’autore volle testimoniare, con le sue vistas, la fede di coloro che in quanto americani credevano nel principio democratico di uguaglianza e libertà. A tal proposito mise sotto accusa proprio la più grande democrazia del mondo, descrivendone la società, dal popolo alla classe politica, priva di ideali e avvolta perennemente in una atmosfera di ipocrisia, caratterizzata da una corruzione profonda e ubiqua. Città che puzzano di ladrocinio e furfanterie, perché sature di corruzione e con il serpente, il guadagno, la smania di ricchezza di una classe che si sente migliore ma altro non è che una plebaglia di speculatori ben vestiti, e il loro mondo di affari che tutto divora.
“Davvero hai creduto anche tu che democrazia significasse elezioni, politica, il nome di un partito? Una democrazia siffatta non crede in niente al di là dei suoi cavilli e finisce per acuire la corruzione, l’ottusa mediocrità, e rischia di divenire lo standard americano. Le verità sono terribili. Io dico che la nostra democrazia del Nuovo Mondo, per quanti successi abbia avuto nel sollevare le masse dalla loro degradazione, nello sviluppo materialistico, nella produzione e in certa (molto ingannevole e superficiale) intellettualità popolare, è oggi come oggi un fallimento quasi completo nei suoi aspetti sociali e in tutti i risultati più grandi, quelli religiosi, morali, letterali ed estetici.“
Ai letterati e agli uomini di cultura spetta il compito della ricostruzione della Nazione e di fondare una nuova epica americana, quella democratica. Attraverso una letteratura viva e nuova nella quale l’individuo democratico è un uomo autonomo e libero, egli sarà in grado di aggregare e salvare la nazione americana. Whitman credeva in questa sua visione utopica e aveva fiducia nell’identità del suo Uomo e che la cultura potesse facilitare la convivenza con altri individui, dai più poveri ai più potenti ed è stato senza dubbio l’intellettuale che più di altri ha difeso il sogno americano. Egli riconosceva all’Etica più che alla politica la possibilità del cambiamento della società perché, come scriveva, in un paese dove tutti godono del diritto di voto, le cose essenziali mancano. E mancano perché latitante è la coscienza morale che non appartiene alla classe dei politici ma alla classe che genera poeti, religiosi, insegnanti, gli unici veri legislatori dell’umanità, coloro per i quali la parola democrazia sia intercambiabile con la parola America. Una storia che potranno scrivere rendendo gli uomini liberi ed eguali, una storia che faccia nascere la parola solidarietà per non tagliare fuori dalla società i non privilegiati e gli umiliati. Una società che si possa trasformare da una democrazia individualista ad una democrazia collettiva, e per questo raggiungimento Whitman suggerisce la lezione di Lincoln: Il governo della gente, dalla gente, per la gente, perché nel suo credo la democrazia è legge e quindi religione. Una religione universale dello spirito che possa creare l’epica della democrazia. Una vera e propria riforma della politica, quella scritta dal nostro autore, che professava benessere generale e distribuzione delle ricchezze per fare grande una Nazione. Il suo progresso era la realizzazione della democrazia.
Visioni democratiche è riedito nel 2014 da Piano B Editore.
Visioni democratiche
Amazon.it: 11,88 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Visioni democratiche
Lascia il tuo commento