Vite di Van Loon
- Autore: Antonia Arslan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Skira
- Anno di pubblicazione: 2015
“Frits e io eravamo contentissimi del nostro ultimo ricevimento ed esprimemmo la nostra gratitudine ad Erasmo”.
Da un bel libro dimenticato, Vite di Hendrik Willem Van Loon (Rotterdam, 14 gennaio 1882 – Greenwich, 11 marzo 1944), edito nel 1948, Antonia Arslan soffia via la polvere rileggendo tre cene memorabili tra commensali immortali, “star” dell’arte e della Storia.
Protagonisti illustri che l’autore, giornalista, storico, scrittore e illustratore olandese naturalizzato statunitense, presenta e fa conoscere al lettore, in un modo singolare, cioè “attraverso la calda finzione di inviti a cena, chiacchiere presso il fuoco, amicizie che sbocciavano”. Un “mondo di ombre stranamente concrete”, ombre del calibro letterario di Shakespeare, Molière e Cervantes, di due donne “di “polso” quali la Regina Elisabetta I d’Inghilterra e l’Imperatrice Teodora di Bisanzio, e di due icone della letteratura mondiale e della musica di tutti i tempi come Emily Dickinson e Chopin. Van Loon, già autore de La Geografia, “volumone” di deliziose passeggiate e divagazioni attraverso l’intero orbe terracqueo, insieme al suo amico Mynheer Frits e con l’aiuto della preziosa Jimmie e della talentuosa Lucie, invitava per una serata a Veere, antica cittadina olandese, grandi personaggi che avevano fatto la Storia. Davanti a un bel piatto di carne, a una zuppa di pesce à la marsellaise e a un vino di ottima qualità, questi personaggi avevano la capacità di trasformarsi, diventando reali, allegri e ghiotti, mentre si riscaldavano davanti al fuoco e gustavano prelibate pietanze. Infatti mai come in queste pagine “la vita perenne dello spirito dopo la morte assumeva sembianze reali”.
Nell’Introduzione al testo Ospiti misteriosi, robusti fantasmi e vivande prelibate, Antonia Arslan ricorda che le Vite di Van Loon le arrivarono come strenna natalizia. In una lontana sera della vigilia di Natale, “la maestosa zia Agnese”, al termine della sontuosa cena che offriva ogni anno a tutta la famiglia come consuetudine, davanti allo splendido presepio napoletano del Settecento, chiuso in una bolla di cristallo, aveva iniziato a distribuire i regali, aiutata dal fido maggiordomo.
Alla piccola Antonia era toccato un grosso libro, Vite di Hendrik Willem van Loon, accompagnato da un elegante biglietto che ancora oggi è infilato tra le pagine:
“Ad Antonia Arslan, che fa da lettrice anche ai fratellini...”.
La scrittrice e saggista di origine armena, che ha insegnato per molti anni Letteratura italiana Moderna e Contemporanea presso l’Università di Padova, non ha mai letto il “librone” ai fratellini, d’altronde “non me lo avrebbero mai permesso”, ma lo ha gustato durante appassionate letture solitarie. Un libro dalla “copertina bellissima” amato fin da subito a cominciare dalla dedica:
“Vero e fedele resoconto di un buon numero di interessantissimi incontri con certi personaggi storici, da Confucio e Platone a Voltaire e Thomas Jefferson, intorno ai quali provammo sempre una grande curiosità, e che vennero da noi come ospiti a cena, anni addietro”.
Un universo fantastico e realistico insieme, stimolato dalla curiosità innata di Antonia, evocato con precisione e raffinatezza. Imperdibile il brillante riassunto della vita e dei personaggi prescelti, comprese manie e idiosincrasie conosciute e non, che fa da prologo a ciascuna cena conviviale.
“Sapevamo che il vecchio bardo avrebbe preferito la birra a qualunque altra bevanda, ma per gli altri due decidemmo di procurare qualcosa di più complicato”.
Tra i tre incontri la nostra scelta va alla “combinazione più imprevedibile” quella tra Emily Dickinson, “la geniale reclusa della Nuova Inghilterra” e Fryderyk Chopin, il compositore e pianista polacco che ha sedotto intere generazioni con il calore della sua musica romantica. Una conversazione straordinaria, un menù semplice: Potage santé, pollo arrosto con patate pestate e cavolfiori à la polonaise (in onore di Chopin), fagiolini. Come dolce “un buon budino di pane e burro alla vecchia maniera”, cioè con molta crema battuta. Quanto al vino, per Emily soltanto acqua e per Chopin un ottimo Chateauneuf.
“Beauty crouds me till I die”
“La Bellezza s’affolla in me finché ne muoio”.
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