Voci
- Autore: Frederic Prokosch
- Casa editrice: Adelphi
Coloro che hanno amato lo scrittore Frederic Prokosch (io sono tra questi) hanno definito Voci un libro meraviglioso. Autore amatissimo dalla Yourcenar, appassionato di Lord Byron, ha vissuto rifuggendo dalle interviste, conferenze, cenacoli e conventicole, lontano da tutto ciò che contrastasse con i suoi ideali. Il manoscritto di Missolungi rimane la sua opera più famosa. Intransigente e schivo come pochi, si ritirò negli ultimi anni della sua vita in una villa circondata dai cipressi, nella valle sotto Grasse, consegnandoci questo delizioso e particolare libro di memorie.
Narrato in prima persona, Voci descrive gli incontri, durante l’arco della sua vita, con i grandi scrittori del Novecento dagli anni ’20, gli anni giovanili del college, fino al suo ritiro in Francia. Ciò che egli immagina è magistralmente raccontato in questo libro. Una straordinaria sequenza di viaggi in diversi paesi, città e scenari nei quali incontriamo Virginia Woolf e Auden, Joyce e Foster, Brecht e Thomas Wolfe, Eliot e Gide, Dylan Thomas, Hemingway, Karen Blixen e Nabokov e tanti altri. L’autore nel suo immaginario fantastico ha ideato l’incontro con loro come fosse un contatto magico, li ha voluti mostrare in una normalità di vita a volte sorprendente, osservando la finezza o la ruvidità dei lineamenti dei loro volti, i loro difetti o quanto potessero non essere all’altezza delle situazioni.
“ Thomas Mann udì i miei passi e si voltò bruscamente. Gli lessi nel viso una inquietudine gli occhi tradivano un dolore e una disperazione inspiegabili. Quando se ne fu andato mi ritirai nella mia stanza e annotai tutto. Fu il primo dei dialoghi che scribacchiai fedelmente nei miei taccuini. Quel rapido svelarsi di un abisso nascosto nel cuore della grandezza fu una svolta nella mia adolescenza ancora brancolante. Mi sentivo trascinare, come un ragazzo su una barca a vela, verso uno sterminato mare avvolto nelle tenebre. Ciò che avevo intravisto di Thomas Mann e dell’altra sua faccia segnò in qualche modo l’inizio di un viaggio lungo e avventuroso. Fu un viaggio che mi portò nelle grandi, vecchie città del mondo, in darsene e piazze, in palazzi e tuguri. Fu un viaggio alla ricerca dell’artista come eroe, come enigma, come martire, come rivelazione, e infine come frammento dell’umanità.“
Ed è così che si ritrova a Parigi, al numero 12 di rue l’Odeon dove Sylvia Beach ha la sua libreria, la famosa Shakespeare & Co. Il giovane Frederic la osserva di nascosto conversare con James Joyce nell’ufficio in fondo. Sorseggiano tè e si deliziano di pasticcini alle prugne. Sylvia ha un viso intenso e occhi d’acciaio, indossa un vestito di tweed color ruggine. Joyce ha l’aria di un medico di campagna amareggiato dalla vita.
A Londra in Tavistock Square al numero 37, in un ufficio polveroso della Hogarth Press, vede Virginia Woolf. È seduta alla scrivania dietro una pila di bozze. Ha uno sguardo rassegnato, come fosse sull’orlo di un baratro. Vulnerabile, dolorosamente fragile, con i capelli striati di grigio che le scendevano sulla fronte e negli occhi un tale bagliore da darle una grazia struggente.
A Rapallo, invece, in uno splendido pomeriggio mite, ha l’immaginaria opportunità di giocare a tennis al fianco di Ezra Pound. In un campo con piccoli fiori gialli al di sotto del quale il mare ha un colore intenso di azzurro, Pound è in difficoltà, innervosito da un pallonetto schiacciato dalla signorina Piaggio, e con gli occhi pieni di rabbia non si rassegna alla sconfitta.
Altro amabile contatto magico è l’incontro con Bertold Brecht in un piccolo e squallido bar in fondo ad una strada di New York. L’America è in guerra e Brecht, che ha bevuto tanta birra, è più insolente del solito. Ha l’aria di un ergastolano. Con i capelli sulla fronte, ha un viso duro dai tratti medioevali, occhi infossati e grandi zigomi.
“Diceva cose palesemente e grossolanamente false per scoprire se il suo obliquo fascino sovversivo riusciva a renderle plausibili. La sua conversazione oscillava tra un’intelligenza mordace e una sfida arrogante ma in qualche modo seducente. In fondo era un attaccabrighe, ma un attaccabrighe irresistibile.“
Frederic Prokosch era un autore innamorato della letteratura, onnivoro di letture, con un’inesauribile curiosità di libri. In Voci è riuscito a narrare una serie eccezionale di incontri con i maggiori scrittori del suo tempo e non, evidenziandone la vera vita. Un grande narratore che, nel far rivivere i suoi eroi, ne svela anche l’umanità.
Voci
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