Vola via di Kristin Hannah

Chi ha imparato a conoscere Kristin Hannah leggendo le sue opere non può non apprezzare e riconoscerle il prezioso dono che nel tempo ha ricevuto: quello di addentrarsi con rispetto e verità di intenti, con cura e delicatezza, e questo anche nel tratteggio più aspro e crudo di alcuni aspetti della storia narrata, fra le pieghe dell’animo umano.

In Vola via (Mondadori, 2019, trad. M.G. Bosetti) i temi del dolore, della sofferenza, della perdita e della mancanza vengono scandagliati a 360 gradi attraverso l’intreccio emozionante - a tratti poetico - dei legami famigliari e di amicizia che uniscono i diversi protagonisti.

Pensieri, riflessioni, stati d’animo, sentimenti e sensazioni sono quelli universali che toccano da vicino e riguardano ciascuno di noi in ogni fase della vita, per cui l’identificazione in uno o più personaggi e l’immedesimazione nella storia da parte del lettore diventa non solo un processo naturale, spontaneo e fluido - così come scorrevole, lineare e diretta è la prosa stessa di Hannah - ma (quasi) una necessità, un intimo bisogno di comprendere e assimilare realtà e verità, di accogliere messaggi inediti o già noti sottesi al testo, per meglio capire e (forse) accettare se stessi, per trovare un riflesso di conforto nel sentirsi compresi.

Il valore dell’eterna amicizia fra Kate e Tully, qui rappresentate ormai in età adulta, è il fil rouge della commovente storia narrata e rivela, pagina dopo pagina, tutto il potere profondo ed evocativo che un legame come il loro, fatto di costanti chiaroscuri e imprevedibili sfumature, può sprigionare di volta in volta.
Dopo L’usignolo (Mondadori, 2016), successo internazionale per il quale si è ventilata un’eventuale trasposizione cinematografica sul grande schermo, e Il grande inverno (Mondadori, 2018), l’indimenticabile penna di Kristin Hannah torna a donarci nuovamente un variopinto mosaico di vita e di emozioni profonde dentro il quale ciascun lettore può sentirsi parte integrante e protagonista, come fosse un piccolo e prezioso tassello.

“Mi piace starmene qui fuori di notte, le stelle sono così luminose. A volte, se fissi il cielo per un po’, a un certo punto è come se tanti puntini bianchi iniziassero a caderti addosso, sembrano lucciole. Secondo me è per questo che la nostra strada si chiama in questo modo, Firefly Lane, ’la via delle lucciole’.” (tratto dal primo volume, L’estate in cui imparammo a volare)