Wanted
- Autore: Sergio Campailla
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2016
Dona Blanca, la curandera, l’aveva detto alla mamma, vedendolo dipingere nel Mercado Negro di La Paz con entrambe le mani:
“esto nino è figlio del diavolo, con la sua mano destra o sinistra farà un danno di cui parleranno tutti”.
Il piccolo boliviano, artista nato, diventerà il primo uomo che ha cercato di uccidere un pontefice, come racconta “Wanted. Benjamín Mendoza y Amor. Il pittore che attentò alla vita di papa Paolo VI”, biografia di un surrealista tossicodipendente ed erotomane, un saggio, un’inchiesta e insieme un romanzo, a firma di Sergio Campailla, edito a febbraio 2016 da Marsilio (pp. 360, euro 20,00), nella collana Gli specchi.
Quando lo scrittore genovese, ordinario di letteratura italiana nell’Università Roma Tre, ha cominciato a mettere a fuoco la figura di questo soggetto problematico, è rimasto colpito dal suo comportamento e da un disegno; gli avevano detto di un artista boliviano che viveva clandestino in un magazzino ed era scappato, lasciando una cassapanca piena di opere. Il primo bozzetto caduto sotto gli occhi era contro le istituzioni, dimostrava fantasie anarchiche. Raffigurava delle gigantesche catene, come un grande serpente stritolante. Sugli anelli erano ammonticchiati edifici, che rappresentavano l’uno il potere civile, culminante in una bandiera, l’altro una specie di badia, con campanile e croce. Il disegno era accompagnato da una scritta, in inglese: Il vero significato della libertà non esiste. Con tratti essenziali ed efficaci, esprimeva una realtà contraddittoria, chiara e oscura allo stesso tempo, lucida e visionaria: lo Stato e la Chiesa schiacciano l’uomo, lo rendono servo. Lo aveva realizzato Benjamín Mendoza, il pittore boliviano trentacinquenne che tentò di assassinare papa Montini, a Manila, nel 1970.
La madre era india, una campesina di etnia aymara. Fuggita dalle Ande a La Paz, aveva sposato un anziano albergatore. Non disdegnando di prostituirsi ogni tanto, viveva quasi da ricca. Benjamin era il quarto figlio, lo aveva mandato a studiare in un istituto aeronautico. Ma la passione del ragazzo era per la pittura. Si era anche trovato un delicato pseudonimo spagnolo, al quale aveva aggiunto un che di floreale, sempre in castigliano Amor Flores, per pochi intimi: Ben.
Questo è un libro sulla vicenda di un uomo di cui finora non si è saputo nulla, sebbene sia sempre stato un soggetto interessante, molto particolare, sfaccettato, dalla psicologia complessa: intimamente turbato, artisticamente versatile.
L’attentato. Venerdì 21 novembre 1970. Un DC-8 Alitalia trasporta dal Pakistan all’aeroporto internazionale di Manila il primo pontefice della storia in visita in Asia, dove le Filippine sono l’unico paese a maggioranza cattolica. Quando l’aereo atterra, Montini sporge dalla carlinga e riceve subito l’omaggio della famiglia del dittatore Marcos. La televisione riprende il papa, vestito di bianco, sorridente. La folla si accalca, lo assedia fin dalla scaletta del velivolo. C’è tanta confusione, che a un certo punto diventa spasmodica. Sotto gli occhi di tutti ed anche delle cineprese, è accaduto che un uomo, vestito da sacerdote, si è avvicinato a Paolo VI vibrando un coltello. Marcos in persona si attribuirà il merito di averlo salvato. In effetti fu il segretario, mons. Macchi, a deviare il colpo e spingere l’attentatore in braccio al servizio d’ordine. Montini finse di non accusare il colpo, che lo aveva comunque raggiunto superficialmente e che gli causò un rialzo febbrile, ore dopo.
Un artista, un globetrotter, un uomo ricco di creatività, di immaginazione, sebbene alquanto instabile. Perché lo aveva fatto? E perché l’episodio è stato stranamente sottovalutato dalla stampa del tempo, trascurato dai ricercatori in questi decenni e dimenticato dalla gente? Troppo facile dare una risposta, senza leggere questo libro, che si potrebbe definire un’articolata indagine intellettuale, tra cronaca e cultura.
E poi non è il caso di anticipare spoiler. Chi avrà voglia di soddisfare le propria curiosità non ha che procurarsi il volume.
“Benjamin Mendoza y Amor, pittore maledetto, è morto il 2 agosto 2014, di sabato, alle dieci e cinquantacinque. Solo, nell’indifferenza universale, in povertà estrema, come estrema era stata l’intera sua vita.
Wanted for ever”
ricercato per sempre.
Wanted. Benjamín Mendoza y Amor. Il pittore che attentò alla vita di papa Paolo VI
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