Women Talking - Il diritto di scegliere di Sarah Polley ha vinto il Premio Oscar come “Miglior sceneggiatura non originale”. Un trionfo per l’ex attrice canadese che della pellicola è anche regista, oltre che sceneggiatrice.
Polley ha firmato una sceneggiatura femminista dall’impatto fortemente militante, fatto del resto dichiarato sin dall’incipit del film in cui appare una scritta incisiva che presenta la storia come:
Un atto di immaginazione al femminile.
Attraverso questa frase la regista e sceneggiatrice propone - per inciso - una chiave di lettura della pellicola. Women Talking si regge interamente sui dialoghi e da essi trae la propria forza: l’intera opera si fonda su una domanda “Andare via oppure restare e combattere?” che pone un chiaro dilemma morale.
La sceneggiatura di Polley è un riadattamento del romanzo di Miriam Toews, Donne che parlano edito in Italia da Marcos Y Marcos nel 2018, una storia ispirata a fatti realmente accaduti in Bolivia nel 2005.
La trama si focalizza su un gruppo di donne appartenenti a una comunità mennonita che vive isolata dal mondo in una società strutturata e gestita interamente da uomini. Le donne ogni mattina si svegliano doloranti e ricoperte di lividi, e viene fatto credere loro che quella condizione di malessere sia opera del diavolo, una forma di punizione divina. Finché un giorno si scopre, in seguito a un incidente, che erano gli uomini della comunità - i loro mariti, fratelli, genitori - a violentarle dopo aver somministrato loro un sedativo per mucche. Venute a conoscenza della gravità del fatto, le donne decidono di ritrovarsi insieme in un fienile per discutere il da farsi: non sanno né leggere né scrivere, ma per la prima volta scelgono di votare.
Il film si focalizza su questo atto di ribellione delle donne che capiscono che è giunto il momento di smetterla di subire passivamente torti e ingiustizie. Ora sono chiamate a prendere una posizione, a fare una scelta. Il dilemma prende la forma di una domanda precisa: Andare via oppure restare e combattere? , la ricerca di una risposta è il filo stesso della narrazione che mantiene il ritmo di un dialogo serrato sino alla battuta finale.
Women Talking si potrebbe definire un “film scritto”, a tratti sembra di leggerlo più che di guardarlo. Adatto a chi sa apprezzare i film lenti, intimi, riflessivi, in cui non l’azione non è considerata una parte preponderante della trama e le battute spesso si alternano ad altrettanti significativi silenzi.
Ambientata interamente in un luogo chiuso dalla luce rarefatta che mantiene i volti in penombra, la pellicola si focalizza proprio sul dialogo delle sue protagoniste come un dramma teatrale. Le parole sono spesso ripetute e risultano ridondanti; ma forse era proprio questo l’effetto che Sarah Polley desiderava ottenere: ripetere il quesito perché questo si annidasse nella mente dello spettatore scavandovi a fondo come un interrogativo irrisolto.
Il dibattito tra le donne si basa sui pro e contro delle diverse correnti di pensiero (chi crede nella possibilità di perdonare, chi vuole restare, chi intende ribellarsi) e presenta anche un interessante riferimento al poeta inglese Samuel Taylor Coleridge e alla sua Lecture on education (1860).
Scopriamo le differenze tra libro e film e l’importanza del sottotesto letterario nella sceneggiatura premio Oscar di Sarah Polley.
Women Talking di Sarah Polley: la sceneggiatura tratta dal libro di Miriam Toews
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A differenza della pellicola di Sarah Polley, Donne che parlano di Miriam Toews ha una voce narrante maschile: la storia infatti è raccontata da August Epp (nel film interpretato da Ben Wishaw) il maestro elementare che viene chiamato a redigere il verbale della riunione. Polley invece compie una scelta femminista decidendo di mettere - come suggerisce il titolo - le parole delle donne al centro.
Nel film la voce fuori campo che narra la storia è infatti quella di Autje Loewen, una bambina, la figlia di Mariche. Lei ci accompagna nella ricostruzione degli eventi - le scene di violenza sono omesse, Polley decide di concentrarsi unicamente sulla parola non sul dolore del corpo - immettendoci nel cuore della storia.
L’ottima sceneggiatura di Sarah Polley trova la sua forza proprio nella tensione narrativa del dialogo in cui si confrontano punti di vista opposti. C’è Mariche (interpretata da Jessie Buckley, Ndr) che opta per la prima opzione “Non fare niente”, perché non ha mai conosciuto il mondo fuori dalla colonia ed è intimorita da ciò che potrebbe trovare all’esterno, inoltre è legata da un rapporto di sottomissione-fedeltà al marito Klauss e non vuole distruggere la propria famiglia.
Poi c’è Ona (Rooney Mara, Ndr) la più moderna e indipendente del gruppo, che invece rimane solidamente ancorata al proposito di “Restare e combattere ” nonostante lei stessa porti in grembo il figlio di una violenza. Infine c’è Salomé (interpretata da Claire Foy, Ndr) decisa sostenitrice della terza opzione: “Andare via,” perché l’unica alternativa - afferma la donna - sarebbe vendicarsi uccidendo tutti gli uomini della comunità.
Sarah Polley compone una sceneggiatura basata essenzialmente su un principio: l’amore. Le donne parlano soprattutto nel silenzio degli abbracci ai propri figli o nelle carezze alla pancia arrotondata dalla promessa di una futura nascita. Proprio quell’amore tenace e illimitato darà infine a tutte loro la forza di prendere la decisione più rischiosa e, così, di affrontare l’avvenire ignoto.
La riflessione sull’amore è condensata in una profonda riflessione pronunciata da Ona:
Perché il bisogno d’amore, la mancanza d’amore, la fine dell’amore rende gli uomini così violenti?
Molte domande poste nel corso del film non trovano risposta, rimangono interrogativi aperti destinati a perdurare con la loro eco nella mente del lettore. Un responso interessante tuttavia viene dato proprio dall’unico uomo presente sulla scena: il maestro elementare August che propone un elogio dell’istruzione attraverso le parole di Coleridge.
Women Talking di Sarah Polley: il riferimento a Samuel Taylor Coleridge
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In un punto cruciale del film le donne si interrogano sulla capacità dell’istruzione di poter modificare le menti degli uomini: i bambini che ora vivono nella comunità, attraverso l’istruzione, potranno essere migliori dei loro padri? Gli uomini possono apprendere a trattare le donne con rispetto?
Incapaci di risolvere il dubbio, le donne si rivolgono quindi a August chiedendogli se c’è un’età in cui gli uomini diventano violenti: secondo lui i ragazzi di dodici anni devono essere trattati come uomini, oppure come bambini?
A questo quesito August Epp risponde servendosi delle parole di un poeta, Samuel Taylor Coleridge, lo stesso autore della celebre Ballata del vecchio marinaio (The Rime of the Ancient Mariner, 1798).
Nella sua articolata risposta il maestro anzitutto afferma la parità di genere nella specie umana: non c’è distinzione tra uomini e donne, tutti sono capaci di compiere violenza. La vera differenza, sostiene Epp, è data dall’istruzione, dunque dalla capacità di apprendere il comportamento corretto.
Ognuno di noi, maschio o femmina, rappresenta una potenziale minaccia. (...) Ma credo che con l’attenzione, l’amore e la pazienza questi ragazzi, di tredici e quattordici anni, siano in grado di riapprendere il loro ruolo di maschi nella colonia di Molotschna.
A questo punto August, che è un uomo istruito, cita la Lecture on Education di Coleridge:
Credo in quelle che il grande poeta Samuel Taylor Coleridge riteneva essere le regole auree dell’educazione precoce: "Lavorare con l’amore e quindi generare amore. Abituare la mente all’accuratezza intellettuale e alla verità. Esercitare il potere immaginativo".
Ed eccoci dunque al nocciolo della questione: la facoltà di esercitare il potere immaginativo, non a caso le stesse parole parole che aprono il film un atto di immaginazione al femminile.
Nel 1860 La Lecture on education di Coleridge diede avvio a un intenso dibattito sulla natura e lo scopo delle università nel XIX secolo. Venivano viste come istituzioni che avevano il compito di offrire una merce. Qual era dunque il loro compito? Dovevano impartire conoscenze utili che potevano essere trasformate da coloro che le acquisivano in vantaggi commerciali ed economici? Oppure erano comunità di apprendimento: luoghi in cui le persone si riunivano per apprendere lezioni che riguardavano tanto il modo di vivere quanto il modo di svolgere un determinato compito?
Ovviamente il poeta inglese opta per la seconda opzione: le università devono essere dei “luoghi di apprendimento”. August cita significativamente proprio la conclusione de discorso di Coleridge:
Coleridge concludeva la sua lezione con queste parole: “Ogni cosa si insegna con l’amore, non con l’incomprensione, la disputa o il conflitto”.
Significativo che queste parole siano pronunciate da August Epp, l’unico uomo presente nella sceneggiatura e nell’intero film. Anche August, in realtà, rappresenta una minoranza oppressa: non dalla violenza sessuale, ma dall’incomprensione sociale, che può essere ugualmente terribile. L’uomo, a causa della sua istruzione, viene emarginato dagli altri membri della comunità: rappresenta a suo modo un outsider ed è innamorato platonicamente di Ona, che tuttavia non accetta di sposarlo perché troppo legata alla sua libertà.
Tramite l’elogio dell’istruzione viene proposta alle donne una via di fuga: l’alfabetizzazione, la cultura, il sapere saranno la strada attraverso cui potranno essere realmente sé stesse con tutte le proprie forze.
August svolge la funzione di una sorta di personaggio “redentore” che sembra agire per il benessere comune, al di là della bipartizione di genere. Le donne, nel finale, impareranno a scrivere sulla scorta del suo consiglio. Perché dare un nome alle cose è il primo modo di padroneggiarle, di dominarle e, finalmente, farle proprie.
Le parole sono la strada per avere il “diritto di scegliere”.
Women Talking - Il diritto di scegliere: trailer
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Women Talking: dal libro di Toews al riferimento a Coleridge nella sceneggiatura
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