Woody
- Autore: Federico Baccomo
- Genere: Amanti degli animali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2015
“Per te, Padrona, Woody: accetta”.
Potrebbe essere questo il sunto della situazione, potrebbe essere questo il punto chiave attorno a cui ruota tutta la storia di un cane che ama sconfinatamente la sua padrona. Potrebbe essere semplicemente questa – come molti credono – la sorte di un cane di razza basenji di quasi tre anni, sguardo vispo, coda sempre in movimento: accettare tutto, tutto ciò che la Padrona fa e dice.
Eppure non è così, o perlomeno non sempre lo è, per fortuna.
Il cane “ribelle” ma soprattutto il cane eroe di cui parlo è Woody, il protagonista tutto peli e pensieri che abita le pagine dell’ultimo lavoro di Federico Baccomo, Woody (Giunti, 2015).
Un romanzo breve, un racconto che racchiude in cento pagine scarse tutta la verità di temi scottanti che ci coinvolgono e ci riguardano, a partire dal cuore pulsante del libro: la violenza sulle donne.
Il racconto si apre a fatti già compiuti: ci troviamo nella gabbia in cui ormai è racchiuso Woody da tre giorni, senza cibo e soprattutto senza la sua amata Padrona, una giovane studentessa allegra e spensierata, che gli dona tutto l’affetto di cui Woody si nutre quotidianamente. Eppure, ecco che un giorno Woody è costretto a ribellarsi, è costretto a guardare la realtà con gli occhi del cane “disubbidiente”, perché la Padrona è in pericolo e lui decide di ascoltare la voce, quella che dalla testa arriva fino alla pancia, al cuore e si riversa sulle zampe, quella voce che dice: “Vai, Woody, vai!” e che gli impone di correre, di salvare quella donna così bella e fragile, anche a costo di ferire chi, proprio a quella donna, sta facendo del male.
Woody è l’eroe – in parte incompreso – di questo racconto, ed è anche il cane che regala al lettore un nuovo punto di vista: uno dei centri di forza del testo di Federico Baccomo, infatti, è proprio il fatto che sia un animale a raccontarci i fatti, così come sono accaduti. Woody è l’unico testimone della violenza che la sua Padrona subisce ed è anche il nostro unico appiglio per guardare il mondo in modo diverso.
Non solo Baccomo ci suggerisce una prospettiva nuova, alternativa, ma ci obbliga a riflettere e a fare i conti con la nostra coscienza: non solo punta l’attenzione su un tema, quello della violenza sulle donne, di cui, ora più che mai, è necessario parlare – per capire, prevenire e diffondere – ma ci trascina anche nei rivoli bui della mente dell’uomo. I maltrattamenti che Woody subisce nel canile, dove è rinchiuso per avere gravemente ferito l’ex compagno della Padrona, sono frutto dell’ignoranza e della superficialità di uomini che guardano senza vedere, sentono senza ascoltare, parlano senza capire ciò che dicono e ciò che viene loro confessato. La pazienza di Woody nel cercare di comprendere i comportamenti della Padrona si scontra in modo netto con la rapidità di giudizio dell’uomo: il cane ha attaccato e ha ferito semplicemente perché soffre di disturbi comportamentali. Senza se e senza ma, senza sforzi, senza remore, senza riflettere.
Perfino la scelta della punteggiatura utilizzata da Baccomo appare propedeutica:
“Sbaglio grande! Sbaglio grandissimo!
Woody: capito subito. E presto arriva giorno che anche Padrona: capisce sbaglio.
Capisce di essere felice solo con Woody, senza Fili Amore.
Come capisce?
Attimo di pazienza.
Woody: racconta subito.”
Con calma, senza fretta. Woody: spiega. Woody: ragiona. Woody: osserva e intuisce. Se i due punti sono necessari per far sì che il lettore capisca fin da subito che è Woody a raccontare, che suoi sono gli occhi con cui ci abitueremo ad analizzare la realtà, sua la visione elementare del mondo, è pur vero, però, che i due punti sono pause. Pause per guardare, pensare, capire. Pause che Woody sfrutta, utilizza, fa sue. L’uomo no.
E poi, ultima ma non ultima, si approda alla spiaggia finale:
“Cos’è il Bene? E cosa il Male? Come facciamo a riconoscerli?”
E soprattutto, quanto può durare il Bene, prima che arrivi di nuovo il Male? Woody cerca la risposta nella Voce – dietro cui si nasconde l’autore – che gli suggerisce cosa fare e come agire nei momenti di difficoltà, ma senza rassicurarlo sul futuro, ché neanche lei sa come si evolverà. Tuttavia, quella Voce, può regalargli il coraggio per vivere il presente, e la forza per pensare a quello che verrà.
Ma nel frattempo, nella continua lotta tra Bene e Male, si annida uno dei più bei messaggi per il lettore. Ancora una volta, è il cane Woody a suggerirlo o, meglio, ad insegnarlo:
“Perché vita: bella?
Perché vita: piena di sorprese.
Esempio di sorprese: regalo di pallina con crocchette nascoste, tecnico di caldaia che lascia cadere pezzo di prosciutto dietro schiena, ghiacciolo con menta sciolto per terra coperto di formiche (…)”.
Non è forse vero che la felicità è quasi sempre seduta sul marciapiede di fronte casa nostra? Aspetta lì, con pochi abiti, acqua e sapone, mentre attende un nostro sguardo? Woody ci regala la semplicità, quella che spesso dovremmo imparare a chiamare felicità.
Gli occhi di questo cane coraggioso, come quelli di un bambino, innocenti, puri, sinceri, ci aiutano a riscoprire la Vita senza sovrastrutture, in modo immediato, completo e senza gli artifici che gli uomini, a volte, impongono e si impongono.
Un racconto sulla forza dell’amore, che combatte con le donne contro la violenza. Federico Baccomo ha realizzato qualcosa di autentico con l’aiuto dell’originalità, che, in questo caso, altro non è che un cane basenji.
Woody
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