Zorro. Un eremita sul marciapiede di Margaret Mazzantini

“Cormorani”. È così che Zorro definisce le persone imprigionate nelle regole, nei vestiti di tendenza, nelle abitudini. Anime smarrite, perse fra doveri e bisogni da soddisfare. Il superfluo la fa da padrone mentre il tempo sfugge loro.
Zorro è un senza fissa dimora, un uomo segnato da una tragedia, finito in strada in seguito ad un incidente. Sua moglie lo ha lasciato in balia di se stesso mentre sua sorella, qualche volta, va a fargli visita mostrandosi amorevole come sempre.
La vita di strada è dura:

“la vita è un giorno, uno solo, dall’alba al tramonto, e amen.”

È facile perdersi nel fondo di troppi bicchieri, ad inseguire le voci di dentro che aspettano solo di esplodere.

“Ti sembra che è finito, è finito tutto, t’hanno pure fregato le scarpe, i documenti, che quando arrivi sulla strada sei carne alluvionata…”

Zorro descrive la brutalità della strada, ma anche le possibilità che può offrire e la grande ricchezza che innegabilmente regala: il tempo. Zorro ha quello che i “Cormorani” non possono comprare in nessun modo, se non rinchiuso nelle lancette di un orologio.

Margaret Mazzantini racconta un uomo che non si è lasciato morire ma che, al contrario, ha saputo tirar fuori buone capacità di adattamento, senza trascurare troppo l’igiene personale e soprattutto le buone maniere:

“La dignità non è una tessera che te la dà la società civile, e se non ci stai dentro alla società civile perdi la tessera, te la ritirano come il bancomat. No, la dignità è un seme che t’ha messo dentro il Creatore. Una cosa che è solo tua come il seme nei coglioni.”

Zorro rappresenta la possibilità silente che dorme poggiata sul destino di ognuno di noi. Un attimo e la vita prende una piega inaspettata: “Certe volte si dice che il mondo casca addosso. Si dice tanto per dire. Invece è vero. Sento un botto dentro, nel petto, poi a salice piangente nelle gambe e nelle braccia, un colpo e un vuoto, e appresso viene giù tutto, la libreria, il calendario, le cazzate, tutto…”.