Morta 9 anni fa, il 1° novembre 2009, Alda Merini rimane una delle penne più belle e più pungenti della poesia e della letteratura del belpaese. Celebri tante delle sue frasi, così come le sue poesie e le sue opere. Ripercorriamo oggi la sua vita, le sue opere e la poetica di una delle poetesse italiane più famose al mondo.
La ricordiamo per aver parlato così della sua vita:
“Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.
Di modeste origini, Alda era una ragazzina timida, solitaria e malinconica. Ha frequentato le scuole professionali ma voleva essere ammessa al liceo Manzoni, dove non superò la prova di italiano. Ma la poesia era nel suo destino e, grazie a Giacinto Spagnoletti - suo mentore - una giovanissima Alda Merini ha potuto esordire come scrittrice a soli quindici anni. Vediamo la sua vita più nel dettaglio.
La vita di Alda Merini
Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931 e viene registrata all’anagrafe come Alda Giuseppina Angela Merini. Nota per essere stata una celebre poetessa, scrittrice e aforista italiana, Alda nasce la minore di tre fratelli in una famiglia modesta. Come già accennato, la Merini frequenta le scuole professionali presso l’istituto Laura Solera Mantegazza, non riuscendo ad essere ammessa al liceo Manzoni per colpa, paradossalmente, di una prova di italiano andata male. Negli anni della scuola Alda dedica molto tempo allo studio del pianoforte.
Già a quindici anni, spinta dal suo scopritore Giacinto Spagnoletti, Alda Merini esordisce come autrice. Sarà Spagnoletti il primo a pubblicare un lavoro della giovane Alda, nel 1950 (le poesie "Il gobbo" e "Luce"). Alda Merini incontra molto presto ciò che definirà le “prime ombre della sua mente” è già nel 1947 viene internata per un mese all’ospedale psichiatrico di Villa Turno. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale, Scheiwiller l’editore stampa due poesie inedite della Merini in “Poetesse del Novecento”. Questo è il periodo in cui la donna frequenta, sia per lavoro che per amicizia, Salvatore Quasimodo.
Nel 1953 Alda sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano. Poco dopo esce il suo primo volume di versi chiamato "La presenza di Orfeo". Due anni dopo è il momento della pubblicazione di "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Nel 1955 Alda Merini ha la sua primogenita, Emanuela, e per l’occasione la donna dedica al medico pediatra la raccolta "Tu sei Pietro", pubblicata nel 1961.
Da questo momento parte un triste periodo di isolamento e solitudine durante il quale viene internata al Paolo Fini fino al 1972. In questo periodo la donna torna comunque in famiglia e dà alla luce altre tre figlie, Barbara, Flavia e Simonetta.
Dopo il proseguire dell’alternarsi di periodi di salute e periodi di malattia fino al 1979, Alda Merini riprende in mano la penna e lo fa affidando all’inchiostro le devastanti e drammatiche esperienze legate alla sua permanenza in manicomio. I testi di questo periodo sono raccolti ne "La Terra Santa", pubblicato da Vanni Scheiwiller nel 1984.
Il 1981 è l’anno della morte del marito e, una volta rimasta sola, Alda Merini affitta una camera della sua abitazione a un pittore, Charles. Nello stesso periodo inizia ad intrattenere comunicazioni telefoniche con Michele Perri, poeta che la sostiene nel suo difficile ritorno nel mondo letterario dimostrando di apprezzare veramente i suoi lavori.
Nel 1983 i due si sposano. Alda si trasferisce a Taranto, dove rimane a vivere per tre anni. Sono di questi anni le venti poesie-ritratti contenute ne "La gazza ladra" e alcuni testi per suo marito. Al periodo di Taranto risale anche il compimento del suo primo testo in prosa, "L’altra verità. Diario di una diversa". Purtroppo anche a Taranto la donna sperimenta gli orrori del manicomio, dopodiché torna a Milano nel 1986, cominciando una terapia con la dottoressa Marcella Rizzo. A lei verrà dedicato più di un lavoro.
Questi sono, dal punto di vista letterario, anni molto produttivi per Alda. Conseguentemente al lavoro che va bene, la donna ritrova la sua serenità. Nel corso di questi anni le diverse pubblicazioni porteranno alla ribalta l’autrice, facendola di nuovo entrare a pieno titolo nella scena letteraria italiana. Nel 1993 Alda Merini riceve il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale" per la Poesia; prima di lei altri grandi letterati lo avevano vinto come Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci o Mario Luzi.
Risale al 1996 il Premio Viareggio grazie alla sua opera "La vita facile". Dell’anno seguente, invece, il Premio Procida-Elsa Morante. Nel 2002, edito da Salani, viene pubblicato un volumetto da titolo "Folle, folle, folle d’amore per te", contenente un pensiero di Roberto Vecchioni che, nel 1999, aveva scritto "Canzone per Alda Merini".
Nel 2004, a febbraio, Alda Merini viene ricoverata all’Ospedale San Paolo di Milano per problemi di salute. Un amico della scrittrice lancia un appello per ottenere aiuto economico per la scrittrice, che riceverà e-mail a suo sostegno da tutta Italia. Dopo il periodo in ospedale la scrittrice tornerà nella sua casa di Porta Ticinese.
L’ultimo lavoro di Alda Merini risale al 2006: si tratta di "La nera novella", edito Rizzoli, con la quale la scrittrice si avvicina al noir.
Alda Merini muore nella sua città, Milano, il 1° novembre 2009 nel reparto di oncologia dell’ospedale San Paolo. La causa è un tumore osseo. In sua memoria le figlie Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta hanno creato il sito www.aldamerini.it, un elogio alla sua figura di scrittrice, di madre e un’antologia in suo ricordo. Nel 2016, in occasione dell’anniversario della sua nascita, Google le dedica un doodle.
Le opere di Alda Merini
Alda Merini è stata un’autrice particolarmente prolifica; qui elenchiamo le sue più belle opere, sia in prosa che in poesia:
- Destinati a morire. Poesie vecchie e nuove (Poggibonsi 1980)
- La Terra Santa (Milano 1984)
- L’altra verità. Diario di una diversa (Milano 1986)
- Fogli bianchi. 23 inediti (Cittadella 1987)
- La vita facile. Aforismi, a cura e con disegni di A. Casiraghi (Osnago, 1992)
- Lettera ai figli, a cura di M. Camilliti (Faloppio-Como 1994)
- 25 poesie autografe (Torino 1994)
- Delirio amoroso. Monologo di Licia Maglietta (Napoli 1995)
- Aforismi e magie (Milano 1999)
- Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta (Milano 1999)
- Sono nata il ventuno a primavera. Diario e nuove poesie, a cura di P. Manni (Lecce 2005)
- Amleto di carta (Milano 2005)
- Il diavolo è rosso (Milano 2005)
- Un segreto andare (Alpignano 2006)
- Un’anima indocile. Parole e poesie (Milano 2006)
- Elettroshock: parole, poesie, racconti, aforismi, foto (Viterbo 2010)
- Nuove magie: aforismi inediti 2007-2009 (Milano 2010)
La poetica di Alda Merini
Alda Merini è stata per molti anni la poetessa dei reietti e degli emarginati, di tutti quegli esclusi di cui è riuscita a esprimere dall’interno la condizione delicata derivante da problematiche estreme di disagio sociale.
L’infinita sensibilità di Alda Merini le ha permesso di resistere alla vita, sopravvivere alle sue sventure e sbatterle in faccia alla gente grazie alle sue impietose rime, grazie a fiumi di inchiostro versati sui fogli.
La poetica di Alda Merini è schietta e assoluta ed è proprio questo che le fa meritare il titolo di una tra le voci più rilevanti della scrittura italiana contemporanea.
Alda Merini: le sue frasi più celebri
Tra le tante frasi scritte e le poesie a noi rimaste, ecco alcune delle più celebri che abbiamo scelto per farvi capire chi era Alda Merini:
- “Non sono una donna addomesticabile.”
- “E se diventi farfalla nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali.”
- “Occorre un grande amore per viverti accanto, amor mio...”
- “Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante.”
- “Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.”
- “La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno.”
- “La superficialità mi inquieta ma il profondo mi uccide.”
- “La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.”
- “Le mosche non riposano mai perché la merda è davvero tanta.”
- “Io vorrei essere aiutata ma non a capire. Perché ho capito fin troppo.”
- “Illumino spesso gli altri ma io rimango sempre al buio.”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alda Merini: vita, opere e frasi
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