Se vi è capito di sentir dire Alea iacta est e se vi siete chiesti cosa significa o chi l’ha detto siete nel posto giusto. Proveremo a svelarvi di seguito i retroscena di questa affermazione che in realtà è una vera e propria locuzione latina.
Si tratta, infatti, di una frase che ha origini precedenti alla lingua italiana moderna: il suo significato è spesso utilizzato come motto e vuole indicare, in un certo senso, che non c’è più nulla da fare.
Pertanto è facile incontrare Alea iacta est in contesti che richiamano la necessità di prendere decisioni, ovvero situazioni in cui è doveroso fare una scelta che una volta effettuata non permette di cambiare idea o tornare sui propri passi.
Vediamo allora nello specifico la traduzione letterale di Alea iacta est per comprendere cosa significa e conoscere chi l’ha detto. Scopriamo i segreti di questa espressione, entrata ormai tra i nostri modi di dire e diventata una vera e propria locuzione.
Qual è il significato di Alea iacta est?
Il significato di Alea iacta est è da ricercare in quello che in italiano è, come in parte abbiamo accennato, un vero e proprio motto. Si tratta dell’affermazione "il dado è tratto" utilizzata quale ancora oggi quando ci si trova davanti ad un’azione irrevocabile.
A tale proposito è proprio il caso di dire che ci sono decisioni sulle quali non possono verificarsi ripensamenti, le cui conseguenze di queste ultime, solitamente, non sono aggirabili facilmente ed è necessario fare i conti con loro anche se qualche briciolo di pentimenti cerca di farsi strada dentro di noi.
Sembrerebbe una cosa di poco conto e invece non è così: qualcuno si sarà trovato davanti ad una situazione più grande di lui quando ha pronunciato per la prima volta Alea iacta est. E siamo sicuri di non sapere chi è questo qualcuno? In altre parole chi ha detto Alea iacta est, a chi dobbiamo la paternità di tale locuzione?
Chi ha detto Alea iacta est
Per i più curiosi vi sveliamo chi ha detto Alea iacta est: secondo Svetonio sembrerebbe che la paternità di Alea iacta est sia da attribuire a Giulio Cesare che pronunciò questa frase quando, nel 49 a.C., nonostante la legge lo proibisse, superò il fiume Rubicone ed entrò in territorio italico.
“Alea iacta est”, il cui significato in latino equivale a "il dato è tratto", furono le parole pronunciate da Giulio Cesare durante quest’azione senza precedenti.
L’azione, però, fu istigata da un altro avvenimento, ovvero la conquista da parte di Pompeo della simpatia dei senatori cogliendo l’opportunità di farsi eleggere unico console senza collega. In poco tempo Pompeo acquisì un potere di grande importanza e proprio a causa di ciò il Senato romano comunicò a Cesare di abbandonare il comando delle sue legioni e di rientrare a Roma in veste di cittadino privato.
A questo punto Cesare, come racconta Svetonio, non ci pensò due volte cercando proprio qualcosa che gli permettesse di andare contro la legge e investirsi di un potere senza precedenti. Un vero e proprio atto di forza suggellato dalle parole Alea iacta est, che rimasero impresse nella storia e che Svetonio sancì nella sua opera.
E proprio Alea iacta est è rimasta in uso come l’espressione coraggiosa attraverso la quale esorcizzare le conseguenze di una scelta importante. La frase viene pronunciata nel momento in cui si decide di far qualcosa che potrebbe cambiare per sempre la propria condizione, anche andando contro le regole.
Una decisione quindi irreversibile, ma non in modo negativo, come si potrebbe invece pensare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alea iacta est: cosa significa e chi l’ha detto?
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"Alea iacta est". Bella espressione ed è anche vero che adesso so qualcosa di più tu tale sillogismo. Ma resta un dubbio, anzi un vuoto. Non conosco ancora da dove e da cosa nasce tale locuzione. "Il dado è tratto" evoca qualcosa come la parte di un bullone che viene svitata. Ai tempi di Cesare dadi e bulloni non esistevano. Esistevano molte cose a forma di cubo come lo è, in piccole dimensioni, un dado. E allora la mia domanda è: a che tipo di dado si riferisce Cesare. E come la sua estrazione, termine da cui nasce l’etimo "tratto", genera la soluzione a quei problemi patì in quel frammento di storia in cui nasce questo aforisma?