L’amicizia è la vera patria
- Autore: Stefan Zweig Joseph Roth
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2015
Hitler è al potere da poco tempo e due grandi scrittori amici, entrambi ebrei, iniziano una corrispondenza sulle loro prospettive future. Sono gli anni Trenta, anni bui durante i quali Stefan Zweig è uno scrittore di successo, appartenente all’élite ebraica, colto ed elegante, ovunque tiene conferenze ed è molto richiesto nei circoli alla moda; Joseph Roth, infelice, alcolista dagli occhi tristi, sempre in cerca di un bistrot è disperatamente in cerca di una casa editrice. L’uno nato a Vienna, proprietario di un castello, un uomo raffinato; l’altro in una città al confine dell’Impero Asburgico, con pochi soldi e molto trasandato.
Il carteggio compreso nel piccolo volume “L’amicizia è la vera patria” racchiude gli anni che vanno dal 1933 al dicembre del 1938, un anno prima della morte in condizioni di povertà a Parigi di Joseph Roth. Stefan Zweig, invece, con lo scoppio della seconda guerra mondiale partirà per New York e poi andrà in Brasile, dove morirà suicida nel 1942. “L’amicizia è la vera patria” è un interessante epistolario che raccoglie i sentimenti complessi e spesso dolorosi di due eccellenti esponenti della letteratura tedesca del Novecento e nel quale l’argomento predominante fra i due amici è il nazismo e la sua ascesa.
Joseph Roth descrive all’amico lontano la grandezza della Germania e il suo glorioso passato, i suoi progetti di riunire gli oppositori di Hitler, e si augura che presto gli Asburgo arrivino a governare. Il disegno politico del nazionalsocialismo è da entrambi subito compreso
“l’infame concezione degli ebrei e quanto siano stati offesi e disonorati”
e ne sono impauriti e preoccupati in maniera diversa. In una lettera del marzo 1933 Joseph Roth scrive a Stefan Zweig la sua opinione: Hitler durerà solo quattro anni e finirà perché tra lui e la gente c’è la guerra. Una guerra che Roth conosce bene: conosce i campi di battaglia della prima guerra mondiale, le atrocità e l’inferno chimico. Ne ha scritto. È convinto che la Germania sia una nazione che non avrà niente a che fare con il Terzo Reich e la monarchia di lì a poco avrebbe rimesso le cose a posto.
“Il mondo mi sembra così buio, da quando l’isolamento della Germania è un fatto compiuto. Si fa affidamento sulla permanenza di Hitler e si vuole la guerra: questo vale per il mondo, come per la Germania. Niente e nessuno può scamparvi. Che ne sarà dell’Austria e che ne sarà di me...”
Stefan Zweig, dal canto suo, confida al caro amico di aver sempre professato la sua apoliticità. Il periodo non è proficuo per lui, molti sono i malumori a cui è condannato, quelli di uno scrittore non più accettato e benvoluto, venuto a conoscenza di essere al centro di indagini per alcuni suoi scritti e interviste rilasciate. “L’avvelenamento del mondo” era il motivo per cui nessuno lo richiedeva.
“Le sembrerà quasi incredibile che ci si possa rivolgere contro qualcuno che come lei sa, sia in patria che all’estero, ha sempre mantenuto il riserbo, cercando riparo dall’isteria”
Anche per Stefan Zweig, così appartato e convinto dei suoi ideali di umanesimo e pacifismo, il nazismo finirà in poco tempo. Nelle loro lettere leggiamo l’amarezza dei tempi e quanto la loro opposizione intellettuale sarà purtroppo fiacca e infruttifera. Scriveranno delle loro sofferenze, delle rinunce e delle difficoltà a pubblicare i loro libri;
“viviamo in un mondo al tramonto e dobbiamo essere felici, se intanto riusciamo a sopravvivere a questo tempo”.
Non mancano argomenti letterari e giudizi su altri scrittori contemporanei, come quelli durissimi di Joseph Roth su Thomas Mann. Lettere commoventi che celebrano una grande e sincera amicizia perché, come scrive Roth alla fine, “L’amicizia è la vera patria”.
L'amicizia è la vera patria
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