Socrate fu uno dei filosofi greci di maggiore importanza per lo sviluppo del pensiero occidentale.
Nato nella città di Atene tra il 470 e il 469 a.C., nel 399 a.C. fu Socrate fu condannato a morte dai restauratori della nuova democrazia ateniese che vedevano in lui un pericolo politico.
Lo accusarono di voler fondare una nuova religione e corrompere i giovani con le sue prediche. Le accuse a lui rivolte dalla legge ateniese furono empietà e corruzione dei giovani.
Empietà poiché il filosofo greco non riconosceva gli dei tradizionali della Polis, la tipica città-Stato della Grecia classica. La denuncia di corruzione invece pendeva su di lui perché Socrate conduceva sempre con sé un gruppo di discepoli appartenenti alle classi colte cittadine che, sotto la sua guida, iniziarono a dubitare delle credenze tradizionali.
Il filosofo non si oppose alla condanna a morte per non violare le leggi della città di Atene delle quali aveva un grande rispetto. Secondo Socrate colui che rifiuta la legge del proprio Stato cessa di essere uomo, poiché la Legge è la massima espressione del patto di convivenza tra gli uomini.
Il 15 febbraio del 399 a.C., dopo aver rincuorato i suoi discepoli, Socrate bevve serenamente la cicuta - il veleno che si usava in Grecia per la pena capitale - e si diede la morte.
La morte di Socrate
La morte di Socrate è uno dei fatti meglio documentati della Grecia Antica. Ce la racconta il filosofo Platone, suo discepolo prediletto, in due testi celebri della filosofia classica: l’Apologia e Il Fedone.
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Nell’Apologia Socrate condanna la classe politica ateniese e difende la propria libertà di coscienza. Il testo, scritto da Platone in giovane età, ripercorre i passi salienti del processo al filosofo greco. Platone ci fornisce il più fedele documento dell’appassionata autodifesa che Socrate pronunciò dinnanzi ai giudici ateniesi. Nonostante la requisitoria del filosofo fosse un capolavoro di retorica, il filosofo fu condannato ugualmente alla pena capitale: con trecentoventidue voti su cinquecento.
Così si conclude l’Apologia di Socrate: dopo aver ricordato a tutti che all’uomo buono non può capitare alcun male, il filosofo si congeda da questa vita in modo anti-tragico accettando la morte con serenità.
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Il Fedone è invece il dialogo sull’immortalità dell’anima scritto da Platone proprio in riferimento alla morte di Socrate. Nella celebre conclusione del dialogo Socrate, dopo aver ingerito un phàrmakon letale - ovvero la cicuta, comanda ai suoi discepoli piangenti di ricordarsi di offrire un gallo ad Asclepio (dio della medicina), in ringraziamento per la liberazione dalla vita. Socrate accettò la propria morte con rassegnazione, poiché tutta la sua vita e la sua filosofia fu un realtà un lungo esercizio preparatorio al momento finale.
Nel morire il filosofo diede prova di essere il grande saggio che non teme la morte. Secondo il suo parere la morte non è un male perché o chi muore non percepisce più nulla, quindi nessun dolore, oppure l’anima si trasforma per poi trasmigrare altrove.
Tutte le parole pronunciate da Socrate dunque non corrispondono al Socrate storico che non lasciò alcuna traccia scritta dei propri insegnamenti, ma sono una fedele trascrizione di quanto riportato dal suo discepolo più fidato, il discepolo Platone che documentò in forma scritta la vita del Maestro.
Scopriamo dunque le frasi più celebri attribuite a Socrate, il maggior filosofo dell’Antica Grecia.
Socrate: le frasi celebri del filosofo greco
- “È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.”
- “Dai potenti vengono gli uomini più malvagi.”
- “Non bisogna invidiare chi non è degno di essere invidiato né gli sciagurati, ma averne piuttosto compassione.”
- “Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire.”
- “C’è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere una virtù.
- “Il temere la morte altro non è che parere sapienti senza esserlo, cioè a dire, credere di sapere ciò che si ignora; poiché nessuno sa se la morte, che l’uomo teme come se conoscesse già che è il maggiore di tutti i mali, non sia invece per essere il più gran bene.”
- “Non la vita, ma la buona vita, deve essere principalmente apprezzata.”
- “La morte è l’una o l’altra di due cose. O è un annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell’anima da un luogo ad un altro.”
- “Ricorda che non c’è nulla di stabile negli affari umani; quindi evita una indebita esaltazione nella prosperità, o una indebita depressione nell’avversità.”
- “Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno meraviglioso.”
- “Mi è sembrata una cosa straordinaria: conoscere la spiegazione di ogni cosa, sapere perché ha inizio, perché finisce, perché è.”
- “Io non sono ateniese e nemmeno greco, io sono cittadino del mondo.”
- Hai torto se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la vita e la morte. Egli nelle sue azioni deve unicamente considerare se ciò che fa sia giusto o ingiusto e se si comporta da uomo onesto o da malvagio.”
- Ma badate bene, cittadini, che non sia questa la cosa più difficile, ossia sfuggire alla morte, ma che molto più difficile sia sfuggire alla malvagità. Infatti, la malvagità corre molto più veloce della morte.”
- “Se uno fa una cosa per un fine, non vuole la cosa che fa, bensì la cosa per cui fa quello che fa.”
- “Quella che sul piano soggettivo è la felicità, sul piano oggettivo coincide con la realizzazione della propria essenza.”
- “Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza.”
- “Io non preferirei né l’uno né l’altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla”.
- “Hai torto, amico, se pensi che un uomo di qualche merito debba star lì a calcolare il rischio di vita e di morte, invece di pensare se ciò che fa è giusto o ingiusto e se si è comportato da uomo onesto o malvagio”.
- “Nessuno sa cosa sia la morte e se essa non sia il maggiore di tutti i beni; e invece gli uomini ne hanno paura, come se sapessero bene che essa è il più grande dei mali”.“
- “Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta.”
- “Mai temerò e fuggirò quelle cose che io non so se siano buone, per altre che, invece, so e riconosco cattive”.
- “Non dalle ricchezze ma dalle virtù nasce la bellezza. La ricerca porta alla verità. Un’ingiustizia non va commessa mai neppure quando la si riceve. Ad una persona buona non può capitare nulla di male: né in vita né in morte, le cose che lo riguardano non vengono trascurate dal Dio”.
- “Ma è già l’ora di andarsene, io a morire, voi a vivere; chi dei due però vada verso il meglio, è cosa oscura a tutti, meno che al dio”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’Apologia di Socrate: le frasi migliori del filosofo greco
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