È arrivato il momento di guardarsi negli occhi
- Autore: Dayla Villani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Protagoniste di È arrivato il momento di guardarsi negli occhi, pubblicato ad ottobre da Rossini Editore, del Gruppo editoriale Santelli di Milano (2023, collana Narrativa Rossini, 264 pagine), sono Angela e Giuditta, meglio, Angie e Jude, come la canzone dei Beatles. Una è la figlia di un’otrantina in Polizia, l’altra (l’amica) è quello che la prima vorrebbe essere, ha sempre un suggerimento, un consiglio da offrire. In casa si sta bene, dice - anche se la porta della cameretta trattiene a stento le urla reciproche dei genitori - devi lasciare il peggio sempre fuori, aggiunge Jude, e Angie comincia ad annotare i pensieri che le vengono in mente, a comporre i suoi diari. A scrivere. A raccontare qualcosa ch’è diventato il libro della giornalista pugliese Dayla Villani.
È arrivato il momento di guardarsi negli occhi è un romanzo di crescita allo specchio, sebbene nella giovane vita di Angela la superficie riflettente venga messa in disparte per almeno vent’anni. Dayla sostiene di non avere mai pensato che l’idea di questa storia potesse diventare un libro, prima che la trasformazione avvenisse, sotto i suoi occhi e tra le sue mani. Confessa d’essersi rilasciata guidare dalla voglia irrefrenabile di far scorrere la penna e liberare qualcosa che senti sul punto di esplodere, da un momento all’altro.
A un certo punto, ha capito che il suo mondo di dentro, quello che andava esprimendo nel testo, avrebbe potuto aprirsi ad una condivisione. Quasi una storia di donne in cui ritrovarsi tutte.
A Ilenia Bisicchia è capitato di “rispecchiarsi in tutte le pagine” di Dayla. La copywriter lo dichiara nella prefazione al lavoro dell’amica, un romanzo di oltre 250 pagine che Villani ha voluto articolare in maniera insolita e curiosa. Se la scansione delle cinque parti non dirà molto a chi non l’abbia letto, ha invece tanto da rivelare, intensamente, calorosamente, teneramente, a chi lo leggerà. Perché queste sono pagine di vita al femminile e di interiorità femminile, raccontate con intensità, con calore ed anche con tenerezza.
Primo incontro, 1994. Molti anni prima, 1986-1988. Molti anni dopo, 2003. Presente, 2011-2018. Qui ed ora, 2018.
Il manifesto di Dayla è nella biografia passata alla casa editrice Santelli e proposta in quarta di copertina. Dice poco di ciò che ha fatto, ma rivela tanto di sé.
Dayla Villani, classe 1988, lavora come giornalista pubblicista e project manager. Nata in Puglia, trascorre la sua infanzia tra le poesie e le pagine di un diario, per meglio esprimere se stessa e raccontare il mondo. Fatta della scrittura una propria armatura, concentra i suoi studi e la sua attività professionale attorno alle tematiche sociali, una in particolare, odiosa e purtroppo di estrema attualità: la violenza sulle donne.
Con altre due giornaliste e una blogger, cura un sito di servizi editoriali e blog letterario, “Raccontami di libri”, che sostiene, innanzitutto, con convinzione, lo slogan: Scrivere è un’arte. Scrivere per tutti è un valore. Presentandosi, tra le colleghe e partner del progetto, rivela che
“in questi anni sta leggendo un libro che non finisce mai: il suo passaporto. Da sempre è affascinata dalla capacità della comunicazione di creare spazi creativi, connessioni, legami. Scrivere le permette di scoprire mondi sconosciuti e viverli in prima persona. Con lei imparerai a colorare, con le parole, vuoti spazi bianchi e a riempirli di emozione”.
Dayla ha ragione quando insiste che scrivere è mettere parte di sé a disposizione degli altri. Aggiungiamo che scrivere una storia è lanciare un messaggio in bottiglia nel mare delle “lettere”, perché possa finire, chissà, nelle mani di chi sarà incuriosito, lo leggerà e magari vi si potrà riconoscere, immedesimarsi, sentirsi meno solo. La scrittura è certamente una forma di comunicazione più che verbale, perché resta, non si perde. In qualche caso può risultare finanche subliminale. E può diventare una forma di terapia per chi la esercita, come sostengono Villani e Bisicchia.
Angela ha conosciuto Giuditta tanto tempo fa e aveva appena concluso la prima elementare. L’ha incontrata in uno di quei giorni bui, nei quali si aspetta che qualcuno arrivi a darti la soluzione che non trovi. Quando Jude ha bussato, Angela non ha esitato ad aprire la porta della cameretta, affrettandosi a richiuderla, per tenere fuori le urla dei genitori. Litigano da ore, forse giorni.
Varcata la soglia, Jude saluta con lo sguardo, caldo come un abbraccio. In lei c’è qualcosa di familiare, dovrebbe avere più o meno la stessa età, anche se a scuola non s’è mai vista.
Disegnare è l’unico passatempo di Angela, Angie da quando c’è Jude. Uno schizzo, in particolare, ritrae il papà, la mamma col pancione e la figlia in mezzo. Alle spalle una casetta e un albero, sotto i piedi un mare di onde azzurre. Peccato le nubi nere sullo sfondo, enormi, calcate, a righe fitte.
Per anni, la presenza di Jude diventa una costante nella sua vita, come i diari. Con lei accanto, inizia a riempire pagine su pagine di parole, che vanno a formare frasi dal significato sempre più profondo. Le maestre le riconoscono grandi potenzialità, ma nei colloqui non mancano di far notare alla madre - il papà non si disturba mai a partecipare - quanto risultasse scostante nel comportamento a scuola. Non accetta i complimenti, almeno non nel modo giusto. I suoi, comunque, sono troppo impegnati nella reciproca distruzione per interessarsi a cosa facesse e come si sentisse.
Scrittura introspettiva terapeutica? I capitoli hanno per titolo: Immaturità. Egocentrismo. Vittimismo. Dipendenza. Abbandono. Speranza. Non sarò mai abbastanza. Il peso di mille vite. Nessuno mi vede. Sensi di colpa.
E avanti così, ma non scambiamolo per qualcosa di psico-palloso, è una storia leggibile, oltre che da leggere, mica un trattato medico scientifico.
Una curiosità: il titolo è l’ultima frase del romanzo.
È arrivato il momento di guardarsi negli occhi
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