L’arte di andare a passeggio
- Autore: Franz Hessel
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2014
“In questi tempi austeri raccomando caldamente di andare a passeggio. Non è affatto un piacere specificamente borghese e capitalistico. È anzi un tesoro dei poveri, quasi un loro privilegio.”
“L’arte di andare a passeggio”: uno splendido libro di un autore che non conoscevo, che mi ha sorpreso per la sua grande bellezza, capace di far vivere forti e intense emozioni. Franz Hessel, ebreo, scrittore, saggista, è stato una delle figure più significative della vita culturale berlinese e parigina tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del secolo scorso. Dimenticato nel dopoguerra (venne deportato insieme alla sua famiglia nel campo di concentramento di Buchenwald), è stato riscoperto in Germania come uno dei più importanti scrittori della prosa tedesca del Novecento. È considerato oggi uno dei maestri della forma breve dell’arte della flânerie, una narrativa raffinata carica di suggestioni simboliche e filosofiche. Era, tra l’altro, il padre di Stéphane Hessel, diplomatico e combattente nella Resistenza francese, autore del bestseller “Indignatevi!”.
Un grande scrittore appartato lo definisce la germanista Eva Banchelli nell’introduzione alle sue opere. Schivo dai modi garbati e discreti anche nel dialogare, venne definito dall’amico Walter Benjamin flâneur, temine con il quale Baudelaire descriveva il passeggiatore distratto. Camminare lentamente per le strade è un piacere speciale, così Franz Hessel definisce le sue passeggiate percorrendo una Berlino rumorosa e frenetica con le sue fabbriche, e in una Parigi con i suoi splendidi parchi e le eleganti piazze. Un passante solitario, isolato dalla modernità della città, e attardato testimone.
“La strada è dunque una specie di libro. Leggila. Non giudicare. Non scegliere troppo in fretta ciò che è bello o brutto. Lasciti ingannare e rapire dalla luce, dall’ora e dal ritmo della tua andatura”.
Franz Hessel sembra smarrirsi tra le vie delle città che più ama, invece ne descrive gli angoli, i quartieri, ne registra le voci. Un po’ alla maniera di Robert Walser al quale lo legano molte affinità. I racconti di piccoli microcosmi che il volume raccoglie, scritti che vanno dal 1926 al 1933, come in un diario riportano le sue riflessioni, la sua solitudine, l’angoscia dei tempi che stavano cambiando, il suo universo poetico di immagini, incontri e dialoghi.
Ne “L’arte di andare a passeggio” l’osservatore Franz Hessel si abbandona nelle sue passeggiate senza meta, in maniera distaccata, senza esserne compromesso, alla contemplazione e all’analisi di paesaggi urbani, chiese, bistrot, strade in cui si affacciano negozi, palazzi, bancarelle, mercati. Una forma di resistenza al potere intrinseco delle città e all’ordine sociale che regolano. Un esercizio mentale che non impone luoghi e che appartiene solo all’arte del camminare.
“Ci sono strade in cui si vorrebbe andare a dormire prestissimo, nella claustrale vicinanza di fondazioni e biblioteche. E altre dal cui pavé non si riesce a staccarsi nemmeno a tarda ora, strade in cui è impossibile sfuggire all’allegria dei tavolini all’aperto e al piacere di sentire la vita nell’andare e venire di esseri sconosciuti”.
L'arte di andare a passeggio
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