L’autore tedesco Rainer Maria Rilke viene spesso definito il “poeta dell’invisibile”.
La sua è una poesia spirituale che può essere letta in forma di preghiera. Ci regala versi di una tensione elevatissima che sono miniere di sconfinata saggezza. Rilke è il poeta delle stelle, della luce evanescente, dell’istante che accade.
La sua raccolta più celebre, pubblicata a inizio Novecento, Libro d’ore si configura come un’indagine strettamente spirituale. Una strenua ricerca dell’infinito nell’incompiuto esistente.
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Il volume, considerato la raccolta celeberrima di Rilke che portò l’autore alla fama internazionale, è suddiviso in tre parti: la prima parte è Il libro della vita monastica, il secondo libro è Il libro del pellegrinaggio, mentre il terzo è Il libro della povertà e della morte. Tutti e tre i libri furono scritti a due anni di distanza l’uno dall’altro.
Nel Libro del pellegrinaggio troviamo un’interessante poesia sul concetto di lavoro, intenso come un’azione che valorizza e nobilita l’uomo. Nelle parole di Rilke l’uomo è “faber”, dunque un costruttore, un artigiano. Proprio in questo concetto di azione in costante divenire si riassume l’essenza della vita.
Questa lirica di Rilke si rivela preziosa da riscoprire in occasione dell’imminente Festa dei lavoratori che ricorre, come ogni anno, il 1° maggio.
Scopriamo testo e analisi della poesia.
Artigiani siamo di Rainer Maria Rilke: testo
Artigiani siamo: garzoni, muratori, maestri
e siamo qui a costruirti, alta navata.
A volte giunge uno straniero cupo,
scintilla per i nostri cento spiriti,
e ci mostra tremando un nuovo appiglio.
Saliamo ponti vacillanti, grevi
martelli nelle nostre manifinché l’attimo non ci bacia in fronte:
viene da te come il vento dal mare
fulgendo quasi conoscesse tutto.
Allora echeggiano mille martelli
e colpi penetrano la montagna.
Soltanto quando annotta e il tuo profilo -
futuro traspare t’abbandoniamo.
Artigiani siamo di Rainer Maria Rilke: analisi
La poesia in originale è senza titolo e viene solitamente identificata tramite le parole del primo verso. Nel componimento Rilke descrive un gruppo di uomini - operai, artigiani, garzoni, manovali - che stanno costruendo una cattedrale.
In realtà l’intera lirica si basa su una metafora che intende riflettere il senso dell’esistenza umana: il vivere dell’uomo non è in fondo che un elevarsi, un mezzo per raggiungere Dio e cogliere quindi un brandello della perfezione divina.
Nella prima strofa il poeta si concentra infatti sul lavoro fisico, svolto a colpi di martelli e in cima a ponteggi pericolanti. Nella seconda parte del componimento è invece l’elemento spirituale a predominare: gli uomini arrestano il loro lavoro ossessivo e faticoso non appena scorgono nell’attimo che svanisce il profilo di Dio.
Attraverso la metafora del lavoro Rainer Maria Rilke lascia passare il messaggio che Dio si costruisce.
Nella poesia è infatti l’uomo “faber” a costruire la divinità - e non viceversa. La paternità di Dio con gli esseri umani viene completamente ribaltata.
Attraverso il lavoro l’uomo costruisce Dio, che altro non è che il riflesso più profondo del suo essere interiore. Nelle parole del poeta è proprio il lavoro manuale, ostinato, faticoso a dare un senso all’esistenza rivelandone la verità più profonda.
La costruzione della mitica cattedrale rappresenta una metafora della vita. Ma, a ben vedere, che si tratti di un’immensa cattedrale gotica o di un castello di sabbia destinato a essere divorato dalle onde poco importa.
L’uomo è “faber”, costruttore: l’uomo con le mani e con la mente può creare nuovi mondi. Ed è questo il vero prodigio, il miracolo che Rilke narra quando riferendosi all’umanità intera dice: “Artigiani siamo”.
Recensione del libro
La vita comincia ogni giorno
di Rainer Maria Rilke
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Artigiani siamo”: la poesia di Rainer Maria Rilke dedicata al lavoro
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