La bambola del Cisternino
- Autore: Diego Collaveri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Le avventure del commissario Botteghi accompagnano le mie estati già da due anni e non vedo perché avrei dovuto interrompere questa tradizione molto gratificante, visto anche che ho ormai sviluppato una dipendenza affettiva nei confronti dello spigoloso personaggio creato da Diego Collaveri. Inoltre so che questo autore, proponendo tra l’altro storie sempre nuove rispetto alle precedenti, pur restando pienamente nel genere, con la sua scrittura visiva è capace di non deludermi mai.
Con queste premesse ho subito acquistato “La bambola del Cisternino” e sin dalle prime righe mi sono ritrovata di nuovo a Livorno, città che ormai conosco a menadito grazie alle pagine di Diego Collaveri. Ecco di nuovo anche gli stessi personaggi che ho imparato ad amare nelle altre avventure.
La lettura è subito corsa via come sempre, complici le abili orchestrazioni narrative di Collaveri ma questa volta c’era un che di diverso. Percepivo un’angoscia, un dolore intriso in quelle pagine, che davvero mi faceva mancare il fiato.
A prescindere dal flash back iniziale, ormai marchio di fabbrica della serie, la storia parte dal ritrovamento di una anziana prostituta nei pressi dell’antico acquedotto subito fuori città, che un tempo serviva da approvvigionamento idrico. Botteghi ci si avvicina con distacco, come un caso qualsiasi, quando il volto e le sembianze della vittima risvegliano in lui un ricordo personale della sua infanzia. Ecco che qui il romanzo prende una piega così intimista da risucchiare il lettore, al punto da riuscire a fargli provare davvero il disagio e l’angoscia del protagonista. Qui il colpo di genio di inserire anche il riferimento musicale alla canzone La Bambola di Patty Pravo (che è legata appunto al ricordo del commissario), che avvolge l’intera intelaiatura di emozioni che ci vengono riversate addosso, grazie alla sensazione in cui già la melodia ci proietta.
Ho sempre apprezzato la scrittura di Diego Collaveri perché, attraverso le descrizioni, riesce a coinvolgere tutti i sensi, valorizzando soprattutto olfatto, tatto e udito, ma davvero qui il coinvolgimento è a un livello superiore. A un certo punto, dal nulla, ti rendi conto di esserti infilato proprio dentro Botteghi. È come se tu ne prendessi coscienza solo nel momento esatto in cui l’autore vuole che tu te ne renda conto, nel punto in cui il personaggio è più che mai scoraggiato dal non far progressi sull’indagine, che si è preso particolarmente a cuore. A un certo punto il commissario gira a vuoto senza trovare una linea da seguire, e il lettore si ritrova a dire: «Ma cosa stiamo facendo?». È proprio nel momento di immedesimazione piena in cui ti ha portato che il narratore riprende le fila e ti conduce lungo la “vera” indagine, quella che non ti aspetti, che inizia col ritrovamento di un altro cadavere, un imprenditore edile che si occupa di restauri storici, con assolutamente niente che lo colleghi al caso su cui sta lavorando Botteghi. Per descrivere la sensazione che ho provato nella lettura, mi è tornata in mente una frase di uno dei miei film preferiti, Million Dollar Baby di Clint Eastwood, quando dice che
“si prende un pugile, lo si fa a pezzi fisicamente e psicologicamente e poi lo si ricostruisce”
ecco: mi sono sentita esattamente così. È stato come se fossi stata lentamente annullata per essere trasformata in Botteghi e trovarmi a vivere in prima persona il suo dramma interiore, la sua condizione e l’indagine stessa. Tanto di cappello davvero.
Il libro da qui in poi scorre veloce come sempre, concentrando di nuovo l’attenzione del lettore nella frenetica caccia al colpevole, anche se quelle sensazioni scure della prima parte ti restano incollate addosso per tutto il romanzo.
La poesia urbana con cui Diego Collaveri tinge la sua Livorno e i personaggi che descrive ha una valenza molto più incisiva dei precedenti volumi. L’immagine quasi onirica del ricordo della vicina che passa lo scopettone sul pavimento bagnato ascoltando il vinile de La Bambola è veramente potente ma ho amato in modo particolare il ricordo del venditore di panini orrendi, grottesca malinconia di un passato oggi rimpianto. Anche i nuovi personaggi entrati a far parte dell’universo di Botteghi sono delineati alla perfezione e finalmente fanno la loro comparsa figure femminili che fanno presagire interessanti futuri sviluppi, per non parlare del bellissimo incontro/scontro con la figlia.
Trovo molto particolare la scelta dell’autore di legare con un filo comune tutti i personaggi del romanzo con una stessa caratteristica, cioè esser schiavi di sé stessi e della vita che conducono, il commissario in primis, divenendo così il tema sociale che avvolge la trama, dandole ancora più spessore. Taccio sul finale, perché nuovamente Diego Collaveri mi ha spiazzata, questa volta lasciandomi senza parole ma con una lacrima, come dopo uno schiaffo inaspettato. Non posso che consigliarvi la nuova avventura del commissario Botteghi perché è coinvolgente e resta davvero appiccata addosso. Noir puro, scritto in modo eccellente da un autore davvero ottimo, tanto che non ho resistito e appena finito ho dovuto ricominciarlo da capo. Adesso sarà dura aspettare fino alla prossima avventura.
La bambola del Cisternino: Un'indagine del commissario Botteghi
Amazon.it: 5,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La bambola del Cisternino
Lascia il tuo commento