La canzone del bosco ferito di Claudio Elliott

“La canzone del bosco ferito” (La medusa Editrice, 2016), è una fiaba dai contorni surreali ma con un messaggio estremamente indicativo e indirizzato verso un pubblico sicuramente giovanile che si appresta a dover aprire gli occhi su quanto accade intorno a sé.

La storia - quella del bosco che decide di “sfrattare”, cambiare aria e zona e andare ad abitare da un’altra parte - è estremamente originale ma soprattutto significativa perché carica di messaggi subliminali, ma neanche tanto celati, sul rapporto tra uomo e natura, tra l’essere umano e il mondo naturale che gli dovrebbe essere tanto caro sebbene non faccia altro che denigrarlo e distruggerlo.

La storia che Claudio Elliott ci racconta, narra di una voce triste ma melodiosa, di un bosco, ferito appunto, che affoga la propria rabbia nella solitudine e nella certezza di dover andare via perché i ragazzini non fanno altro che oltraggiarlo, appiccando incendi uno dietro l’altro. L’unica sua compagnia è quella di un picchio, che gli suggerisce dove deve recarsi, nella speranza che in quella nuova terra possa finalmente trovare il rispetto che merita. Una fiaba dai contorni reali e precisi, diretta e sincera nell’esposizione ma anche rabbiosa nei confronti di quella natura che viene continuamente distrutta e trattata con poco o quasi nullo rispetto, nonostante sia riconosciuto il suo valore per la stessa esistenza di ciascuno di noi.

Claudio Elliott, abile narratore, che riesce a parlare direttamente al cuore dei bambini ai quali le sue storie sono dedicate, unisce a una storia certamente di valore, tanta fantasia e un pizzico di mistero. I suoi racconti sono sempre emozionalmente coinvolgenti, scritti con semplicità, leggerezza e freschezza di intenti, pur proponendo riflessioni interessanti sull’agire umano.

“La canzone del bosco ferito” non è un titolo a caso, è una canzone dedicata al bosco che è il protagonista silenzioso di questa storia insieme alle due vecchiette Ada e Amelia che si ritroveranno simpaticamente coinvolte in molte vicissitudini create ad arte, per accompagnare il filo narrativo principale: l’allontanamento del bosco e la sua tristezza.

Fantasia e realtà, ironia e sorrisi, consapevolezza e speranza, sono questi gli ingredienti imprenscindibili di questa storia che si lascia leggere con dolcezza e curiosità, facendosi apprezzare per la sua schiettezza e musicalità. Una lettura per i bambini che imparano ad amare la natura e per gli adulti che dovrebbero recuperarne il rispetto perché rispettare ciò che abbiamo, significa rispettare noi stessi. E la natura è nostra.