La poesia unica di Federico García Lorca seppe mescolare il lirismo della tradizione andalusa alle sonorità vivaci e sensuali del flamenco trasformando così la parola scritta in un canto senza fine.
La splendida Canzone primaverile (Canción Primaveral nell’originale, Ndr), scritta da Lorca a soli ventun anni nel 1919, rende testimonianza del talento del grande poeta spagnolo che seppe rinnovare la tradizione letteraria nazionale.
Nella lirica Garcia Lorca seppe trasfondere tutte le sensazioni suscitate da una giornata primaverile; narrando il suo “divino aprile” l’autore compone un inno alla primavera scintillante e melodico come un crepitare di campanelli.
Leggiamo ora Canzone primaverile, tratta dalla raccolta Poesie (Guanda, 1943). Una poesia che celebra il mese di aprile con parole che sono un elogio alla vita, alla pura gioia e contiene, tra le righe, la speranza portata dalla fine della guerra.
Canzone primaverile di Federico García Lorca: testo
Escono allegri i bambini
dalla scuola,
lanciando nell’aria tiepida
d’aprile tenere canzoni.
Quanta allegria nel profondo
silenzio della stradina!
Un silenzio fatto a pezzi
da risa d’argento nuovo.Vado pel cammino della sera,
tra i fiori dell’orto,
lasciando sulla strada
l’acqua della mia tristezza.
Sul monte solitario
un cimitero di paese
sembra un campo seminato
di semi di teschi.E sono fioriti cipressi
come teste giganti
che con orbite vuote
e chiome verdognole
pensosi e dolenti
l’orizzonte contemplano.
Divino aprile, che vieni
carico di sole e di essenze,
colma di nidi d’oro
i teschi fioriti!
Canzone primaverile di Federico García Lorca: analisi
In questa lirica l’autore apparentemente celebra l’arrivo della primavera in una ridente giornata d’aprile. In realtà il componimento nasconde un duro atto d’accusa contro la guerra che ha mietuto centinaia di vittime innocenti.
Come tutte le poesie di Garcia Lorca anche Canzone primaverile cela un sottotesto più profondo: quello che appare come un inno glorioso alla tornata primavera nasconde tra le righe una critica al regime spagnolo di quegli anni. Il poeta guarda commosso alle nuove generazioni che escono da scuola cantando, senza alcuna memoria della sanguinosa guerra che si sono lasciate alle spalle. Le loro risa argentine, squillanti, spezzano il silenzio della memoria, mentre il poeta si avvia lento verso il cimitero che conserva ancora i teschi di coloro che sono scomparsi a causa di una guerra lunga e sanguinosa.
L’intera poesia è fondata sulla contrapposizione netta tra morte e vita. Da un lato ci sono i bambini, la nuova gioventù, che esce allegra da scuola; dall’altro il cimitero condannato a un’immobilità perenne, persino sotto il lieto sole di aprile. Anche i cipressi, le piante caratteristiche del luogo cimiteriale, sono fioriti; tuttavia i morti non potranno risorgere.
La visione della morte sembra oscurare il trionfo della primavera come un triste presagio: i cipressi stessi appaiono come teschi giganti che scrutano l’orizzonte con orbite vuote. Al contempo, però, le alte piante sembrano sfiorare il cielo e ricongiungerlo alla terra.
Alla fine persino l’autore è costretto ad ammettere che la guerra è la guerra, il suo male è inevitabile così come è inevitabile l’allegria portata dalla primavera che sembra incarnarsi nelle nuove generazioni. Con i bambini che escono felici da scuola inizia un nuovo ciclo, si inaugura la bella stagione.
Sono proprio i bambini a regalare al poeta una visione magnifica, travolgente; ma allo stesso tempo Garcia Lorca appare commosso nel constatare l’innocenza della loro acerba giovinezza che impedisce loro di comprendere ciò che è accaduto e ciò che accadrà alle sorti del Paese. I piccoli infatti sono nati, secondo il poeta, sotto l’egida di un governo menzognero che condurrà la Spagna alla rovina.
Lo spettro della Guerra Civile Spagnola, nel 1919, tuttavia è ancora una premonizione lontana. La città di Granada in primavera sembra un bouquet fiorito di profumi ed essenze. Al suo “divino aprile” Federico García Lorca affida un magico potere: quello di far fiorire i teschi, di consolare i defunti e trasformare così persino la morte in vita.
La poesia si conclude con un messaggio di allegria che celebra il trionfo dell’esistenza. Le risate, i canti, i bambini, tutto rimanda alla vita che cresce e fiorisce sotto il cielo benigno e tiepido di aprile.
Federico García Lorca in questa lirica si focalizza su un tema fondamentale: la trasformazione che la primavera irrestistibilmente porta con sé.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Canzone primaverile”: la poesia contro la guerra di Federico García Lorca
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