Ci sono nomi che rischiano di perdersi nell’abisso del tempo, ma per fortuna vengono recuperati. È il caso di Camilo José Cela, letterato spagnolo, che figura nella lista dei premi Nobel per la Letteratura. Il suo nome compare accanto a un anno preciso: il 1989.
Cela aveva settantatré anni quando ottenne il prestigioso riconoscimento letterario. In Spagna era già un autore acclamato e venerato, il resto del mondo quel giorno lo riscopriva.
Il premio Nobel per la Letteratura gli fu conferito dall’Accademia di Svezia con la seguente motivazione:
Per la sua ricca e intensa prosa, che mostra una visione fortemente critica della realtà umana.
La sua è una letteratura sperimentale che approfondisce la linea esistenzialista, con una venatura inconfondibile di pessimismo. Nel corso della sua esistenza Camilo José Cela si dedicò alla scrittura con dedizione dando vita a una produzione letteraria sterminata: romanzi, ma anche racconti, saggi, poesie e libri di viaggio.
Tra i suoi romanzi più famosi ricordiamo La famiglia di Pascual Duarte e L’alveare di nuovo editi in Italia in tempi recenti dalla giovane casa editrice milanese Utopia che sta ripubblicando tutte le grandi opere del premio Nobel spagnolo in un ammirevole lavoro di studio e riscoperta.
Scopriamo più nel dettaglio la biografia e le opere del premio Nobel spagnolo per la Letteratura.
Camilo José Cela: la vita
Camilo José Cela nacque l’11 maggio 1916 a El Padron, nella provincia de La Coruña, in Galizia. Il padre è Camilo Crisanto Cela y Fernández, spagnolo, mentre la Camila Emanuela Trulock y Bertorini ha origini italiane e inglesi. Il nonno materno di Cela era l’inglese John Trulock, direttore della prima linea ferroviaria della Galizia. La sua è una famiglia stimata, importante, che porta il peso di un cognome di pregio.
Dopo gli anni spensieratamente felici dell’infanzia, Cela si trasferì con la famiglia a Madrid nel 1925 dove continuò gli studi presso il collegio degli Scolopi.
Nella capitale spagnola Cela fece la drammatica esperienza della malattia. Nel 1931 infatti si ammalò gravemente di tisi e fu ricoverato in un sanatorio dove rimase per lunghissimi mesi, quasi un anno intero. Questa esperienza, con ogni probabilità, lo avvicinò alla scrittura. Nella solitudine dell’isolamento, prostrato dalla malattia, Camilo José Cela si dedicò a interminabili sessioni di lettura che accesero in lui la passione letteraria.
Lesse in particolare gli autori classici e il filosofo José Ortega y Gasset, che diventeranno fondamentali per la sua formazione, elementi basilari del suo pensiero.
Guarito definitivamente dalla malattia, Cela si iscrisse all’università di Madrid. Ma non alla facoltà di Lettere come saremmo naturalmente portati a immaginare, ma a quella di Medicina. La sua vocazione letteraria tuttavia lo tradisce. Il giovane Cela infatti era solito sgattaiolare via dal chiostro di medicina per intrufolarsi alle lezioni di Letteratura Spagnola tenute da un professore gli piaceva molto, un certo Pedro Salinas.
Proprio a Salinas il giovane studente di medicina sottopose i suoi primi poemi. Furono molto apprezzati dal grande poeta che incoraggiò il ragazzo a seguire la propria ispirazione letteraria.
Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola Cela decise di arruolarsi, per combattere al fianco del proprio paese. Combatté al fianco dei nazionalisti, ma l’esperienza ebbe breve durata. Fu ferito al volto e costretto a un altro lungo ricovero presso l’ospedale di Logrono.
La convalescenza divenne di nuovo un pretesto per dedicarsi alla letteratura. Terminata la guerra, Cela continuò a scrivere proficuamente e a svolgere l’attività di giornalista. Nel 1942 pubblicò il suo primo romanzo La famiglia di Pascal Duarte, che fu accolto da uno straordinario successo di pubblico. Da quel momento la scrittura divenne la sua vita.
Nel 1943 esce il suo secondo romanzo Padiglione di riposo, la storia di sette malati ricoverati in sanatorio per tisi - un libro di chiara ispirazione autobiografica.
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Segue L’alveare (La Colmena, Ndr), la sua opera più famosa, che inaugura lo sperimentalismo dei primi anni Cinquanta. “L’alveare” del titolo faceva riferimento alla folla brulicante della città di Madrid: il libro, ambientato nella capitale spagnola, narrava le piccole vite che intrecciavano per le strade e i negozi di Madrid nei giorni successivi alla fine della guerra civile. Una polifonia di voci - sono oltre trecento - che tentano di dispiegare il senso della vita umana che non si esaurisce nell’individuo ma nella moltitudine della specie.
La censura ne impedì la pubblicazione in Spagna a causa di alcune descrizioni erotiche, ma Cela non si scoraggiò. Fece pubblicare il romanzo oltre i confini, a Buenos Aires, nel 1951. In Italia il romanzo apparve nel 1955 edito da Aldo Martello Editore. Nel 1982 ne fu tratto anche un film diretto Mario Camus che vinse l’Orso d’oro al festival del Cinema di Berlino. Nella pellicola appariva lo stesso Camilo José Cela nel ruolo di un inventore di parole.
Dalla fine degli anni Cinquanta la fama dello scrittore è in continua ascesa, gli vengono conferite lauree honoris causa da vari atenei nazionali e stranieri. È acclamato come il grande innovatore della letteratura spagnola, colui che ha dato al romanzo una nuova forma. Nel febbraio del 1957 Camilo José Cela divenne membro della Reale Accademia Spagnola. Nel 1977 venne nominato senatore dal re Juan Carlos, per il periodo di transizione verso la democrazia.
Il riconoscimento supremo giunge nel 1989 con il premio Nobel per la Letteratura. Cela continuò a scrivere sino alla fine della sua vita, il suo ultimo romanzo Madera de boj racconta la vita di un gruppo di pescatori che vivono nell’Isola de la Muerte, fu pubblicato nel 1999.
Colui che fu riconosciuto in Spagna come “il più grande scrittore del secolo” morì il 17 gennaio 2002, all’età di ottantasei anni, a causa di un attacco di cuore.
La famiglia di Pascal Duarte di Camilo José Cela
La famiglia di Pascual Duarte, il romanzo d’esordio di José Cela, è senza dubbio la sua opera più interessante e controversa. Il libro è stato ripubblicato in Italia da Utopia editore nel 2020.
La sua singolarità è che narra la storia di un assassino, ma in un modo tale da suscitare l’inconfessabile comprensione del lettore.
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Il romanzo si presenta come una narrazione autobiografica del protagonista, Pascual Duarte, nella forma dell’epistolario memoriale. Duarde, assassino reo confesso, trascorre gli ultimi anni della propria vita in carcere. Nelle prime pagine delle memorie racconta un’infanzia di povertà, violenza e solitudine, una carriera scolastica interrotta troppo presto e la morte traumatica di un fratellino, Mario. Vengono poi gli anni della gioventù. Una gravidanza indesiderata, un matrimonio riparatore, lo sfibrarsi lento di un amore già fragile. La disoccupazione, il vizio, l’amarezza che avvelena la vita. Fino al delitto. Di qui si susseguono delitti e condanne sempre più gravi che culminano in una accoltellamento. Colpevole o vittima della miseria? Quel che è certo è che la sfortunata parabola umana di Pascual Duarte raccoglie la comprensione dei lettori di ogni tempo e luogo.
Recensione del libro
La famiglia di Pascual Duarte
di Camilo José Cela
Nella Nota che precede il racconto Duarte stesso confessa di essere “un esempio da non seguire” ma di aver aderito “al troppo male insegnatogli dalla vita”. È il destino maligno che lo ha reso un uomo sfortunato in vita, sembra affermare Duarte, il vero responsabile dei suoi crimini.
Camilo José Cela compone una storia amara capace di illuminare gli abissi più profondi e nascosti dell’animo umano. La riflessione che offre al lettore è un boccone forse amaro da digerire, ma che testimonia l’immensa empatia di quest’uomo, questo scrittore, capace di accogliere nella sua mente la vastità di voci, pensieri e sentimenti che caratterizzano la condizione umana.
In Italia tutte le opere di Camilo José Cela sono attualmente in corso di edizione presso la casa editrice Utopia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Camilo José Cela, il premio Nobel che rivoluzionò la letteratura spagnola
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