La città interiore
- Autore: Mauro Covacich
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2017
Mauro Covacich a gennaio 2017 pubblica La città interiore con la casa editrice La Nave di Teseo. La città interiore del titolo è la città della memoria, è lo specchio frantumato della storia del secolo scorso: ogni frammento restituisce un pezzo di realtà, quella realtà che è il luogo interiore in cui un soggetto fa esperienza di verità. Il romanzo è intimamente percorso da un’inquietudine sotterranea che guida il lettore a una ricostruzione veritiera della realtà, anche quando quest’ultima scivola verso l’invenzione letteraria.
Si inizia con un bambino di sette anni che attraversa Trieste, appena liberata nel 1945, portando una sedia sulla testa. Si continua, poi, con quello stesso bambino divenuto ormai adulto e padre, che nel 1972 accompagna suo figlio a contemplare la città dall’alto, a vedere il fumo di un attentato di Settembre Nero. Quel bambino è Mauro Covacich che da adulto si sofferma a meditare sulle proprie radici, recuperando il tracciato morale e culturale della sua stessa famiglia. In primo luogo, però, questo testo è una riflessione sulla nostra lingua: anche quando si trova casa nella scrittura, perché l’idioma con cui si scrive:
“è lì a rammentarti che non sei a casa tua. E’ un disagio di cui però puoi fare tesoro. Vivere la sensazione vaga e persistente di essere un intruso nel proprio cervello.”.
L’autore gioca di continuo con questo meccanismo: prova a tradurre, dal triestino all’italiano, dall’italiano all’inglese, con sconfinamenti nel croato, nel francese, nello sloveno, e contemporaneamente denuncia l’insufficienza e l’inefficacia della traduzione. Così, a tal proposito, afferma che:
“In quanti omonimi mi sono imbattuto finora? I due Marcello Spaccini, mio nonno, ovvero due nomi Marcello, Ivan Goran Kovacich, e ora il secondo Bibolo. Ma ci sono stati anche degli slittamenti onomastici: da Hector a Italo, da James a Jan. Sconfinamenti di identità fluttuanti, non appartenenti.”
Cosa cerca in realtà l’autore-protagonista?
“Non le radici, non il ritorno a casa, ma una stele funeraria, la croce del fratello morto che mi assolva dall’indifferenza. Dalla non appartenenza. Sei italiano o sei slavo? Se porti quel nome perché non parli croato? Se sei italiano perché ti chiami così?”.
La città interiore è una ricerca memoriale, un romanzo di formazione, ma è il libro sulla “sua Trieste”. Un libro patito, importante, ricco di questioni irrisolte con la Storia con la S maiuscola, scritto con una prosa elegante, profonda, colta. Un libro che guarda con sguardo disinteressato ma sofferto ai tanti enigmi irrisolti dei popoli “di confine.”
La città interiore
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