Nel saggio Claretta l’hitleriana (Longanesi 2021, pp. 300) Mirella Serri rievoca la “Storia della donna che non morì per amore di Mussolini”, come recita il sottotitolo del testo.
Mirella Serri, docente di Letteratura moderna e contemporanea, che collabora a La Stampa, TTL, Rai Storia e Rai Cultura, appassionata della nostra storia recente, questa volta si cimenta con una figura femminile controversa. Paliamo di Clarice Petacci (Roma, 28 febbraio 1912 – Giulino, 28 aprile 1945), conosciuta come Claretta o Clara, amante di Benito Mussolini, da lei idolatrato fin dall’infanzia, con il quale condivise la sorte di essere fucilata dai partigiani il 28 aprile 1945, a soli 33 anni di età.
Il saggio, che si legge come un romanzo, si propone di ricostruire la complessa personalità di Claretta, figlia del medico Francesco Saverio Petacci, archiatra di papa Pio XI, e di Giuseppina Persichetti, sorella maggiore dell’attrice Maria Petacci, nome d’arte Miryam di San Servolo, e sorella minore del chirurgo Marcello Petacci, e le complesse motivazioni che spinsero gli italiani a odiarla e i partigiani a procedere alla sua esecuzione.
Chi era Claretta Petacci?
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Le tante lettere, i diari, i documenti di archivio che riguardano Claretta e i Petacci, che per lungo tempo sono stati secretati e resi inaccessibili al pubblico, fanno comprendere che Claretta non fu una giovane cristallizzata nel bozzolo dell’amore, della gelosia e dell’ammirazione incondizionata nei confronti del suo Ben, il Duce, l’allora capo del governo.
Claretta Petacci fu una donna cinica, crudele, ambiziosa e molto intelligente, che iniziò la sua avventura nell’aprile del 1932, sfruttando il trasporto erotico che Mussolini provava per lei.
La loro relazione ebbe inizio immediatamente, celebre l’incontro fatale tra Benito Mussolini e Claretta Petacci: 24 aprile 1932, la Lancia Astura vaticana con a bordo, oltre all’autista Saverio Coppola, Claretta Petacci, la sorella Miryam, loro madre e il futuro marito di Claretta, Riccardo Federici, lungo la via del Mare che da Roma conduce al Lido di Ostia, viene sorpassata dalla rossa Alfa Romeo 6C 1750 Gran Turismo Zagato guidata da Benito Mussolini. Claretta, che già da tempo inviava al Duce numerose lettere di ammirazione, lo riconosce subito e trova il modo di attirare la sua attenzione; Mussolini, che adorava essere ammirato e lusingato, accetta poi di scambiare qualche parola con la giovane.
Da allora sempre più frequenti sono le “udienze” a Palazzo Venezia, la relazione ha inizio.
Consigliera politica
Claretta è giovanissima, nonostante ciò inizia la propria avventura esistenziale e politica con metodo e spregiudicatezza, impegnandosi nella costruzione di un personale sistema di potere, diventando la “consigliera politica” di Mussolini, riuscendo a farsi largo e a ottenere riconoscimenti e guadagni per sé e per la sua famiglia. Insieme al fratello Marcello, Petacci con spietatezza si dedica allo sfruttamento delle leggi razziali per ricattare e ricevere denaro, favori e regali dalle vittime, cittadini di religione ebraica. E qui finisce la prima vita di Claretta Petacci. Nella sua seconda vita, Petacci, trasferitasi nella Repubblica Sociale Italiana (RSI), continua a proporsi come “consigliera politica” di Mussolini, semmai con più determinazione, perché i nazisti nello stato fantoccio della Repubblica di Salò le danno il loro pieno appoggio. Infatti Claretta ora riversa su Hitler quella stessa ammirazione che aveva nutrito per Mussolini, adesso un uomo stanco e malato. Quindi le alte sfere del Reich fanno affidamento sull’influenza di Claretta sul capo del governo per piegarlo ai loro voleri. Claretta è intenzionata a recarsi a Berlino per spingere Hitler a prendere provvedimenti per difendere e mantenere in vita la Repubblica fascista. La grande collaborazione di Claretta Petacci con i politici e i militari del Reich e i vantaggi che ne trae è uno dei capi d’imputazione formulati dai partigiani quando ordinano a Claretta di mettersi vicino al muro di Villa Belmonte a fianco di Mussolini. I combattenti nelle file della Resistenza sanno benissimo dei traffici illeciti di Claretta Petacci e il suo ruolo di portavoce degli ordini dei nazisti presso il Duce. Nei giorni della Liberazione, il 29 aprile 1945, vengono portati in piazzale Loreto i corpi di Mussolini, Claretta Petacci e dei gerarchi fascisti uccisi sul Lago di Como. La folla euforica e inferocita accorre per vedere la fine di un regime durato vent’anni.
La vita postuma
La terza vita di Claretta è quella postuma, la quale dopo la morte passa alla storia come la “povera donna” inconsapevole e innamorata, che aveva cercato di fare da scudo al Duce con il suo stesso corpo. Ma la figura di Claretta, coraggiosa martire, non corrisponde alla realtà. Bisogna restituire a Petacci la sua vera identità di condannata a morte dai partigiani in quanto spia e avventuriera al servizio di Hitler. Ecco perché il saggio di Mirella Serri fa comprendere al lettore che l’amante del Duce non fu né vittima e né martire, bensì
“l’autentica interprete delle peggiori istanze del regime fascista con cui condivise la corruzione, il culto della guerra, la complicità e il collaborazionismo con l’occupante nazista”.
Infine l’autrice sostiene che l’esecuzione del capo del governo della Repubblica Sociale Italiana e della sua amante fu esecrabile: il Duce avrebbe avuto diritto a essere giudicato da un tribunale e a essere condannato da una sua Norimberga.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Claretta l’hitleriana” di Mirella Serri. Un’avventuriera al servizio di Hitler
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