La cultura è come la marmellata
- Autore: Marina Valensise
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2016
I miracoli avvengono in tempi come i nostri, così impregnati di cinismo e rassegnazione? Questo libro racconta come sia stato possibile all’autrice, Marina Valensise, che ha diretto l’Istituto italiano di cultura di Parigi dal 2012 al 2016, trasformare questo spazio in un luogo vitale, autonomo dal punto di vista economico, propositivo, al centro di un processo virtuoso, improntato alla collaborazione tra denaro pubblico e imprenditoria privata, tra dipendenti più o meno demotivati e una serie di collaboratori esterni, in parte volontari, che hanno capito che si stava giocando una partita del tutto nuova, tesa alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano, che poteva diventare un volano per mezzo del quale tutti sarebbero stati enormemente arricchiti.
Nell’introduzione la giornalista e valente storica Marina Valensise racconta che su un muro della Sorbonne nel 1968 era comparsa la seguente scritta:
“La culture est comme la confiture, moins on en a, plus on l’étale”
una metafora tesa a svecchiare la cultura accademica attraverso l’immaginazione che avrebbe dovuto prendere il potere: quella utopia sessantottina attraverso la grande energia, le tante idee, le coraggiose scelte, i rischi corsi, le difficoltà inevitabili che Valensise ha saputo affrontare, è diventata una realtà concreta. Una rivoluzione culturale in grande stile, quella che è avvenuta all’Hotel de Galliffet, il palazzo settecentesco che nel corso dei secoli era stato casa privata, poi requisito ai tempi del Terrore, sede del ministero degli Esteri sotto Talleyrand, e infine divenuto proprietà demaniale del governo italiano. Le condizioni della sede, quando il nuovo Direttore vi si affaccia nell’agosto del 2012, lasciano a desiderare: intere ali disabitate o usate come deposito, grande disordine, molta disorganizzazione, scarso dinamismo, nessuna vivacità. Il lavoro a cui si accinge la nuova arrivata è difficilissimo, ma tutto il personale si schiera al suo fianco per la nuova avventura che si rivelerà assolutamente vincente e gratificante.
Nei dieci capitoli in cui il libro è diviso l’autrice elenca tutte le fasi dei percorsi che hanno portato alle soluzioni vincenti che sono sotto gli occhi dell’opinione pubblica: racconta con leggerezza gli incontri con imprenditori, cuochi, architetti, attori, musicisti, designer, tecnici del suono, mobilieri, artisti, artigiani, poeti, registi, restauratori, storici dell’arte, tecnici della luce, cantanti, fotografi, incisori, agricoltori, creatori di strumenti musicali, arredatori, decoratori... troppo lungo l’elenco dei nomi, noti, notissimi, sconosciuti, che hanno accettato di affiancare Marina Valensise nell’impresa ciclopica di trasformare una normale sede diplomatica in una sfida permanente all’innovazione.
“Che cos’è la cultura italiana? Una lampadina accesa nella testa di ogni italiano, fabbro o regista, poeta o ingegnere, falegname o compositore, di cui spesso non siamo neanche consapevoli, ma che permette di trovare soluzioni nuove, semplici e eleganti per problemi complessi. È il nostro DNA, il nostro impegno, il nostro orgoglio nazionale che merita solo di essere riconosciuto e difeso”.
L’ingresso in Istituto di forme di cultura nuove e attuali, come i corsi di cucina italiana - i cui prodotti tipici sono ormai una eccellenza ovunque riconosciuta - hanno dato il via alla ristrutturazione di vasti ambienti dove il design delle cucine italiane e gli oggetti tecnologici all’avanguardia, come ad esempio macchine da raffreddamento professionali o strumenti per mettere i prodotti alimentari sottovuoto, hanno creato oasi di progresso; ai tradizionali corsi di cucina si affiancano, allora, le soluzioni più innovative, capaci di mostrare l’unicità della industria italiana meno conosciuta ma nondimeno di grande qualità. Il muro che parla, canta e suona sulla rue Varenne, all’ingresso dell’istituto italiano a Parigi, dove campeggiano i primi versi del Canto notturno del pastore errante dell’Asia, la malinconica lirica leopardiana, sono forse l’ultima impresa di Marina Valensise che ormai ha concluso la sua esperienza. Resta a tutti noi che crediamo nel valore vincente della cultura una sua illuminante affermazione:
“È così che, a poco a poco, curando semplicemente la regia di tante realtà produttive, imprenditoriali, creative, che fanno la ricchezza del Made in Italy, l’Istituto di Cultura a Parigi ha iniziato a trasformarsi da semplice luogo di trasmissione passiva della cultura, spesso solo accademica, umanistica e molto autoreferenziale, in un centro sperimentale di produzione di qualità, aperto al pubblico e pronto ad affrontare nuove sfide”.
Il libro è un documento importante, che racconta molto bene come il “pubblico”, spesso criticato e dileggiato da una opinione pubblica aggressiva e disinformata, possa costruire un circuito virtuoso di grande valore, se è capace di rifiutare lo stereotipo del funzionario statale pigro ed acquiescente, e di porsi con coraggio ed onestà intellettuale a capo di un’impresa quasi eroica, ma altrettanto ricca di implicazioni e di riscontri positivi non solo a livello nazionale. Mi ha colpito nella dichiarazione dell’autrice l’avverbio “semplicemente”: la semplicità come cifra dell’operare positivamente, una dote rara e preziosa di cui avremmo estremo bisogno in questo passaggio difficile che il nostro Paese, malgrado le tante realtà positive che hanno operato a Parigi, sta faticosamente attraversando.
La cultura è come la marmellata. Promuovere il patrimonio italiano con le imprese
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