Negli ultimi anni all’interno della scuola, accanto alla metodologia espositiva tradizionale, se ne sono aggiunte altre (come il cooperative learning) che riescono a trasformare la classe in un contesto veramente inclusivo. Nel nostro articolo di oggi ci concentreremo sul debate, una tecnica sempre più invalsa in molte scuole italiane.
Proveremo, quindi, a spiegare in che cosa consiste il debate, perché è utile e daremo un esempio pratico.
Il debate: che cos’è
Nella scuola secondaria di secondo grado si sta affermando una nuova tecnica, quella del debate (parola inglese che significa discussione, dibattito), in cui gli allievi, suddivisi in due gruppi, sono chiamati ad argomentare una tesi iniziale data dall’insegnante, ponendosi all’interno di un gruppo «pro» o «contro» quella tesi.
Dal tema scelto prende il via un vero e proprio dibattito, una discussione formale non libera, dettata da regole, ruoli e tempi precisi, per preparare la quale sono necessari esercizi di documentazione ed elaborazione critica.
Al termine del confronto il docente valuta la prestazione delle squadre attraverso specifiche rubriche. L’uso delle ICT (acronimo di Information and Communications Technology, dall’inglese tecnologie dell’informazione e della comunicazione) è fondamentale nelle prime fasi di preparazione per ricercare fonti ed evidenze vagliate da utilizzare a supporto delle argomentazioni; viceversa, durante il debate, per gli obiettivi che la metodologia si prefigge, non è permesso alcun ausilio tecnologico.
Come organizzare il debate: un esempio
Facendo riferimento alla disciplina diritto all’ultimo anno di una scuola secondaria di secondo grado, poniamo che il docente, a seguito della trattazione della legislazione inerente la pena di morte, decida di utilizzare la tecnica del debate per chiudere questo segmento didattico.
La classe viene suddivisa in due gruppi, uno «pro pena di morte» e uno «contro la pena di morte». Il docente avvia la discussione aiutando gli studenti nella focalizzazione dei punti di forza a sostegno della rispettiva argomentazione, attraverso alcune domande guida.
Gli studenti suddivisi in due gruppi dovranno:
- ricercare le principali tesi e correnti di pensiero pro e contro la pena di morte;
- stilare un testo della propria tesi;
- organizzare un power point a guida della propria tesi.
Gli strumenti a disposizione saranno il computer, la stampante, alcuni fogli; gli studenti utilizzeranno quattro ore in classe e altrettante a casa.
Al termine delle lezioni preparatorie del debate, avrà luogo la vera e propria discussione: nello spazio dell’aula, o in altro ambiente predisposto per l’occasione, le due squadre daranno voce alla propria tesi scorrendo le immagini del power point e facendo parlare tutti i componenti di ciascun gruppo. Il docente valuterà in fieri le soft skill e, al termine delle attività, la qualità della ricerca, l’esposizione in pubblico, l’accuratezza del power point, la sintesi prodotta nel testo scritto. Gli studenti potranno autovalutare le proprie attitudini raggiunte attraverso un questionario o alcune domande metacognitive.
Il debate: perché è importante
Specialmente la scuola secondaria di secondo grado deve occuparsi dello sviluppo di alcune competenze utili per il vicino inserimento nel mondo del lavoro o per un contesto di studio superiore. Si tratta delle soft skills, che riguardano lo sviluppo delle attitudini personali tra cui: saper ascoltare, capacità di negoziazione, sviluppo della comunicazione non verbale, capacità di persuasione, abilità di presentazione, public speaking, capacità di sintesi e focalizzazione di un problema.
Il debate allena la mente a considerare posizioni diverse dalle proprie e a non fossilizzarsi su personali opinioni, sviluppa il pensiero critico, allarga i propri orizzonti e arricchisce il personale bagaglio di competenze. Consente inoltre l’acquisizione di competenze trasversali (life skills), quelle attitudini che permetteranno ai giovani, una volta adulti, di esercitare consapevolmente un ruolo attivo in ogni processo decisionale.
Il debate, poi, viene incontro anche alle esigenze del docente di impostare in maniera non convenzionale la didattica: per promuovere negli alunni le competenze di cui abbiamo parlato, infatti, deve discostarsi dalla didattica tradizionale e proporre una tecnica didattica attiva.
Infine, il debate rientra tra le tecniche attive utilizzabili a scuola affinché questa possa gettare le basi per costruire il futuro cittadino. Per formare il cittadino di domani, infatti, la scuola secondaria di secondo grado deve rifarsi alle competenze chiave di cittadinanza, introdotte nel sistema italiano dal ministro Fioroni nel 2007, su ispirazione di quelle chiave della Raccomandazione Europea del 2006.
Si tratta di sviluppare negli allievi otto competenze, tra cui: imparare ad imparare, progettare, comunicare, collaborare e partecipare, agire in modo autonome e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire e interpretare l’informazione. Nella revisione delle competenze chiave del Consiglio Europeo del 2018, si legge che per sviluppare la competenza in materia di cittadinanza è indispensabile la capacità di impegnarsi efficacemente con gli altri per conseguire un interesse comune o pubblico, e che ciò presuppone la capacità di pensiero critico e abilità integrate di risoluzione dei problemi, e comprende il sostegno della diversità sociale e culturale, della parità di genere e della coesione sociale, di stili di vita sostenibili, della promozione di una cultura di pace e non violenta.
La didattica trasmissiva, se risulta efficace per introdurre queste tematiche, difficilmente può promuovere le competenze di cittadinanza, per cui è necessario che il docente utilizzi alcune tecniche attive quali il brainstorming, il cooperative learning, il problem solving e, appunto, il debate.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il debate: cos’è, perché è importante e un esempio
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