Nato a Genova nel 1896, precisamente il 12 ottobre, Eugenio Montale si è fatto presto conoscere e apprezzare per le sue indubbie qualità letterarie. Poeta e scrittore italiano, Montale ricevette nel 1975 il premio Nobel per la letteratura, lasciando un segno indelebile nel mondo letterario italiano.
Scopriamo insieme vita, poetica e pensiero di Eugenio Montale
Eugenio Montale: la vita
Una vita apparentemente semplice quella del poeta Eugenio Montale: i suoi genitori, Domenico Montale e Giuseppina Ricci, erano esponenti della media borghesia e lo diedero alla luce come ultimo di cinque figli. Il padre si occupava di prodotti chimici in qualità di socio di una ditta, la G.G. Montale & C., che tra le altre cose riforniva l’azienda in cui lavorava Italo Svevo.
A causa di alcuni problemi di salute i genitori di Eugenio Montale spingono il giovane verso gli studi tecnici: Montale si diploma in ragioneria, pur continuando a coltivare la passione per la letteratura frequentando biblioteche e seguendo le lezioni private effettuate dalla sorella Marianna, iscritta a Lettere e Filosofia.
Potremmo, quindi, dire che quella di Montale è una figura costruita da autodidatta, la passione per gli studi classici lo portò a confrontarsi con sentimenti privati e con una ricerca costante nella sua quotidianità, un mondo che caratterizzò con decisione la sua formazione iniziale e il suo immaginario agli esordi.
Accompagnato dai grandi classici italiani (autori quali Dante, Petrarca, Boccaccio e D’Annunzio) e dalla letteratura straniera, si soffermò a lungo sui luoghi della sua giovinezza. Un esempio fra tanti traspare dall’importanza data ai luoghi dove trascorreva le vacanze con la famiglia. Si tratta della Riviera ligure di Levante, ossia Monterosso al Mare e le Cinque Terre.
Le donne della sua famiglia e la natura incontaminata saranno protagoniste indiscusse di quegli anni. È in questo periodo che Montale getta le radici nel mondo della letteratura, che lo porterà a essere ricordato come uno degli autori più influenti del Novecento.
La guerra, il fascismo e la politica nella vita di Eugenio Montale
Eugenio Montale nella sua vita incontra presto l’esperienza militare: nel 1917 viene dichiarato idoneo al servizio militare. Questo lo porta a essere arruolato nel 23° fanteria a Novara e a frequentare il corso allievi ufficiali a Parma; è lui stesso a chiedere di essere inviato sul fronte di guerra.
Combatte così per circa un anno con i "Leoni di Liguria", concludendo la sua esperienza con l’entrata a Rovereto nel 1918 e ottenendo il congedo nel 1920 con il grado di tenente.
In questi anni conosce a Monterosso Anna degli Uberti, la donna che diviene la protagonista di un insieme di poesie conosciute come "ciclo di Arletta", mentre qualche anno dopo, nel 1924, incontra la peruviana Paola "Edda" Nicoli, presente in Ossi di seppia (prima raccolta, pubblicata nel 1925) e Le occasioni (1939).
L’avvento del fascismo porta Montale a distaccarsi definitivamente dall’esperienza militare. Dal fascismo lo scrittore prende subito le distanze, sottoscrivendo nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Per Montale la sua scelta è frutto di una presa di posizione culturale più che politica. Si tratta di un rifiuto della civiltà e della società, così come si presentava in quel periodo, un sentimento che porta il poeta a vivere quegli anni in una sorta di reclusione.
Le cose non cambieranno nemmeno con l’avvento della democrazia, in quanto Montale continua a non sentirsi rappresentato da quelli che sono i partiti di massa del tempo, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano.
Negli anni successivi Eugenio Montale si divide tra Firenze e Milano: a Firenze è redattore presso l’editore Bemporad; il capoluogo toscano è una città fondamentale per la sua attività di scrittore, in quanto era stata la culla della poesia italiana moderna. Nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux, ma 10 anni dopo, per lo stesso motivo per il quale era stato scelto, ossia non essere iscritto al Partito Fascista, venne sospeso dall’incarico.
Non solo: per ben 18 mesi Montale non ricevette lo stipendio, un modo per incoraggiarlo a iscriversi al Partito Nazionale Fascista.
In quegli stessi anni nascono collaborazioni con numerose riviste letterarie che hanno vita medio-breve: collabora alla rivista Solaria e frequenta i ritrovi letterari del caffè Le Giubbe Rosse, dove ha l’occasione di conoscere Carlo Emilio Gadda, Tommaso Landolfi e Elio Vittorini.
La vita a Firenze però è caratterizzata da una forte incertezza economica e, dopo aver conosciuto nel 1933 l’italianista americana Irma Brandeis, una donna con la quale vive una storia d’amore che dura cinque anni e che menziona più volte nelle sue opere con il nome di Clizia, decide di trasferirsi a Milano, nel 1948.
Il trasferimento a Milano di Eugenio Montale
Il trasferimento nella cittadina del nord è l’occasione per la pubblicazione di due opere: Le occasioni, da una parte, e le prime liriche de La bufera e altro (1956), che usciranno nel 1956. Politicamente, invece, Montale prova a iscriversi al Partito d’Azione, ma ne esce in pochissimo tempo.
A Milano, in ogni caso, trascorrerà gli ultimi anni della sua vita: diventa redattore del Corriere della Sera e critico musicale per il Corriere d’informazione. Scrive reportage culturali per diversi Paesi, si occupa inoltre di letteratura anglo-americana per la terza pagina.
Nel 1956, pubblica anche la raccolta di prose Farfalla di Dinard e qualche anno dopo, il 23 luglio 1962, sposa Drusilla Tanzi, sua convivente dal 1939. Un anno dopo, però, Drusilla morirà a seguito di condizioni di salute precarie, dopo un incidente in cui subì la frattura del femore.
Tra le ultime pubblicazioni in versi troviamo:
- Xenia (1966, dedicata alla moglie Drusilla Tanzi, morta nel 1963),
- Satura (1971)
- Diario del ’71 e del ’72 (1973)
Nel corso della vita, Montale ricevette numerosi riconoscimenti, tra i quali ricordiamo:
- Lauree honoris causa (Università di Milano nel 1961, Università di Cambridge 1967, La Sapienza 1974);
- Senatore a vita, nominato il 13 giugno 1967 dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat;
- Premio Nobel per la Letteratura nel 1975.
Eugenio Montale morì a Milano il 12 settembre 1981, le sue condizioni di salute si erano aggravate in seguito a una vasculopatia cerebrale. Fu sepolto nel cimitero accanto alla chiesa di San Felice a Ema accanto alla moglie Drusilla.
Poetica e pensiero di Eugenio Montale
Quella di Eugenio Montale è una figura emblematica della letteratura italiana del Novecento, così come lo sono la sua poetica e il suo pensiero. Spesso erroneamente presentato come esponente dell’ermetismo, Montale ne prese pubblicamente le distanze e la sua poesia, che pur può condividere con l’ermetismo alcune caratteristiche, non è del tutto riconducibile al movimento letterario.
La poesia per Montale è in realtà uno strumento che egli stesso utilizza per effettuare una vera e propria indagine sull’esistenza dell’uomo nella società contemporanea, sempre alla ricerca di qualcosa che non è conoscibile. La sua poesia non ha quindi un ruolo di elevazione spirituale: il poeta non ha a disposizione una verità da fornire all’uomo, gli spetta solo il compito di dire "ciò che non siamo" (come scrive in Non chiederci la parola).
Questo accade perché in fondo l’uomo del Novecento è dilaniato dai fatti e dagli accadimenti storici: Montale nei suoi scritti apre alla riflessione sull’uomo moderno, a cui è difficile dare un’identità. L’individuo, ormai scisso dal mondo, è vittima di una solitudine e di una frustrazione esistenziali e dominato dal male di vivere (Spesso il male di vivere ho incontrato)
A questo male, il poeta, in quanto uomo, non può avere una soluzione (il poeta di Montale è ben diverso dal poeta-vate dannunziano). Tuttavia, la poesia è strumento di indagine: esiste qualcosa di altro e irraggiungibile, che pure ogni tanto riesce a schiudersi, a essere visto da lontano — il mare o i limoni di Ossi di seppia, Clizia nelle Occasioni sono alcuni lampi di salvezza, i miracoli che schiudono il senso reale dell’esistenza.
La poesia è inoltre per l’autore un’espressione della ricerca di dignità, un modo per comunicare fra gli uomini. Le sue opere sono caratterizzate da un’esigenza di moralità (da non confondere con le intenzioni moralistiche): fragilità, incompiutezza e debolezza fanno parte dell’essere umano. Da questa consapevolezza deriva la sfiducia generalizzata verso "leggi immutabili e fisse", siano esse filosofiche, religiose o ideologiche.
Fondamentali nella sua produzione poetica sono i simboli. Montale sfrutta il correlativo oggettivo teorizzato da T.S. Eliot nel saggio Il bosco sacro: i dati sensibili della realtà diventano testimonianza materiale di una condizione esistenziale. Gli oggetti che compaiono, più o meno ricorrentemente, nelle sue raccolte sono simboli della condizione umana: lo sono, in negativo, il muro che chiude Meriggiare pallido e assorto o il rivo strozzato che apre Spesso il male di vivere ho incontrato, ma anche, in positivo, i limoni de I limoni.
Le opere di Eugenio Montale e le poesie più famose
La sua produzione letteraria si compone delle seguenti opere, riportate in ordine cronologico e di pubblicazione:
- Ossi di seppia, Torino, Gobetti, 1925.
- La casa dei doganieri e altri versi, Firenze, Vallecchi, 1932.
- Poesie, Firenze, Parenti, 1938.
- Le occasioni, Torino, Einaudi, 1939.
- Finisterre. Versi del 1940-42, Lugano, Collana di Lugano, 1943.
- Quaderno di traduzioni, Milano, Edizioni della Meridiana, 1948.
- La bufera e altro, Venezia, Neri Pozza, 1956.
- Farfalla di Dinard, Venezia, Neri Pozza, 1956.
- Xenia, 1964-1966, San Severino Marche, Bellabarba, 1966.
- Auto da fé, Cronache in due tempi, Milano, il Saggiatore, 1966.
- Fuori di casa, Milano-Napoli, Ricciardi, 1969; Collana SIS, Mondadori, 1973; Oscar Moderni, Mondadori, 2017.
- Satura, 1962-1970, Milano, A. Mondadori, 1971.
- Nel nostro tempo, Milano, Rizzoli, 1972.
- Diario del ’71 e del ’72, Milano, A. Mondadori, 1973.
- Sulla poesia, Milano, A. Mondadori, 1976.
- Quaderno di quattro anni, Milano, A. Mondadori, 1977.
- Altri versi e poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1981.
- Diario postumo. Prima parte: 30 poesie, Milano, A. Mondadori, 1991.
- Diario postumo. 66 poesie e altre, Milano, A. Mondadori, 1996.
Tra le poesie più famose di Eugenio Montale, citiamo:
- Meriggiare pallido e assorto (in Ossi di seppia)
- Spesso il male di vivere ho incontrato (in Ossi di seppia)
- I limoni (in Ossi di seppia)
- Cigola la carrucola nel pozzo (in Ossi di seppia)
- Corno inglese (in Ossi di seppia)
- L’agave sullo scoglio (in Ossi di seppia)
- Arsenio (in Ossi di seppia)
- La casa dei doganieri (ne Le occasioni)
- Forse un mattino (ne Le occasioni)
- Ti libero la fronte dai ghiaccioli (ne Le occasioni)
- Piove (in Satura)
- Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale (in Satura)
- La bufera
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Eugenio Montale: vita, poetica e pensiero
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