Il 12 giugno 1906 nasceva a Perugia Sandro Penna, il poeta solitario e anticonformista del Novecento italiano, il cui nome viene spesso ingiustamente eclissato dalle antologie scolastiche.
Il critico Cesare Garboli disse che Penna aveva il dono di “trascrivere direttamente dal vissuto”.
Nel 1973 la sua fu definita “una delle voci più dense e pure della poesia del Novecento”, poi purtroppo oscurata dalla fama di altri poeti entrati nel canone letterario, come Umberto Saba e Giorgio Caproni. La produzione del poeta perugino era infatti diversa e originale proprio come quella “strana gioia di vivere” che lo abitava e simbolicamente dava il titolo a una delle sue più celebri raccolte.
Le sue poesie sono brevi, rapide, colgono la folgorazione dell’istante e la traducono in parole con una nitidezza cristallina simile a un dipinto in tinte acquerello.
Per celebrare l’anniversario della sua nascita proponiamo una delle liriche più rappresentative del poeta Felice chi è diverso, che apre la seconda raccolta poetica di Sandro Penna, Appunti, pubblicata nel 1950 da La Meridiana.
Scopriamone testo, analisi e commento.
Felice chi è diverso di Sandro Penna: testo
Felice chi è diverso
Essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
Essendo egli comune.
Felice chi è diverso di Sandro Penna: analisi
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Questo breve componimento può essere letto come un vero e proprio manifesto di poetica di Sandro Penna, ma anche come una profonda testimonianza di vita. Si presenta infatti con la folgorante istantaneità di un aforisma, ci abbaglia con l’identica chiarezza schiudendo una varietà stratificata di significati.
Di certo Penna faceva riferimento al proprio vissuto autobiografico: lui che “diverso” lo era sempre stato di mente e di cuore. Aveva l’animo sensibile e delicato di chi nota le piccole bellezze racchiuse nei dettagli delle cose comuni; la capacità di assorbire le emozioni al primo impatto e di lasciarsene attraversare.
Nutriva una solidarietà sincera per i poveri, gli umili, gli emarginati; in una delle sue poesie scriveva “Non sono belli gli operai?”
E poi c’era l’amore che esemplificava la diversità. Sandro Penna non aveva mai fatto mistero della propria omosessualità, raccontando gli amori omosessuali anche nelle sue poesie, alcune delle quali piene di lodi agli uomini, in particolare ai fanciulli che lo rapivano con l’incanto splendente della loro giovinezza. Scriveva liberamente di loro, facendosi beffe della società ipocrita del tempo, che lo tacciava come osceno, e dei suoi falsi moralismi. Parlava di un amore fatto di sguardi, sentimenti, rossori improvvisi che non scandalizzava ma commuoveva proprio perché descritto nella purezza del suo esistere:
Sempre fanciulli nelle mie poesie!
Ma io non so parlare d’altre cose.
Nel suo manifesto di poetica che iniziava con quelle parole così accese, veementi e piene d’ardore, eppure in fondo semplici come una preghiera francescana: “Felice chi è diverso” Penna sembrava sovvertire di nuovo le regole sociali del conformismo, della moralità, della buona condotta. Si opponeva a quella società che vuole un uomo uguale all’altro, tutti prodotti come stampini di un unico macchinario industriale.
Ecco quindi che componeva una ribellione in poesia con il suo personale elogio allo sconfinamento, alla viandanza e, infine, alla necessità della differenza. La poesia racchiude anche un ammonimento retorico “guai a chi”, come in un’invettiva di Cicerone, Penna ammonisce i suoi lettori, pretende da loro il patto più vero e autentico, un patto di sangue, quello della sincerità.
Le parole di Sandro Penna possono essere lette in molti modi: come una ribellione sociale, una dichiarazione di poetica e un elogio all’unicità che è propria dell’individuo. Forse Penna, nella sua poesia più intima e sincera, intendeva soprattutto racchiudere una forte rivendicazione del diritto di amare.
Vi consigliamo l’ascolto della puntata su Felice chi è diverso di Sandro Penna del podcast Gettoni di Letteratura RaiRadio3 qui.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Felice chi è diverso”, la poesia di Sandro Penna che elogia l’unicità
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