La figlia del mercante di seta
- Autore: Dinah Jefferies
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
“La figlia del mercante di seta” (Newton Compton, 2017, titolo originale The Silk Merchant’s Daughter, traduzione di Valentina Francese) è il nuovo romanzo dell’autrice Dinah Jefferies, nata a Malacca in Malesia, trasferitasi poi in Inghilterra all’età di otto anni, dove ha insegnato studi teatrali e inglese.
“L’ambientazione e le scene sono fondamentali, non solo perché amo incorniciare la vita nei paesaggi e far viaggiare il lettore in altri tempi e in altri luoghi, ma anche perché il posto stesso ha un impatto enorme sui personaggi”
scrive l’autrice in una nota alla fine del testo. La scrittrice ha iniziato a comporre il suo primo libro durante i cinque anni che ha trascorso in un piccolo villaggio sulle montagne andaluse. Molto brava nel tratteggiare atmosfere esotiche che restituiscono al lettore immagini di luoghi tanto lontani quanto incantevoli, Jeffries torna ad affascinare i lettori dopo il grande successo del romanzo “Il profumo delle foglie di tè” (2016) numero 1 in Inghilterra, tradotto in 17 Paesi, in Italia è stato il libro digitale più venduto nel 2016. Se “Il profumo delle foglie di tè” appassionante storia di tradimenti, colpe e segreti era ambientato negli anni Venti del Novecento nell’isola di Ceylon, l’attuale Sri Lanka, nell’Oceano Indiano, il presente volume ha come sfondo l’Indocina francese, l’attuale Vietnam, ai tempi del colonialismo.
Agli inizi degli anni Cinquanta il Vietnam era prigioniero di una lotta tra la Francia, determinata a mantenere le sue colonie molto redditizie, ricche di materie prime e prodotti agricoli, e i disperati Vietminh che volevano l’indipendenza. La Francia aveva sempre definito la colonizzazione dell’Indocina come una “mission civilisatrice”, una “missione civilizzatrice”, facendo costruire scuole, ospedali e strade, ma il colonialismo, da che mondo è mondo,
“è sempre stato una mera questione di profitto”.
l personaggio principale del romanzo, Nicole, per metà francese e metà vietnamita, ha delle difficoltà nel definire la propria identità esasperate dal momento storico che sta vivendo. Infatti, Nicole ha un piede in ognuna delle fazioni di quella che poi sarebbe diventata una guerra.
“Una guerra che quasi l’ha dilaniata, e che, contro ogni previsione, il Vietnam ha vinto”.
Maggio 1952. Hanoi, Indocina francese. Alta, slanciata, Sylvie aveva ereditato il fisico dal padre che era francese, mentre Nicole assomigliava alla madre vietnamita, morta da tempo, ed era fin troppo consapevole della sua pelle ambrata. Il giorno dopo il diciottesimo compleanno di Nicole, il mercante di seta aveva comunicato alle figlie che, a causa di un impegno “confidenziale” preso nei confronti del governo francese, non avrebbe potuto più occuparsi dell’attività commerciale.
“Credo che nell’interesse della società solo una di voi debba ricoprire il ruolo di dirigente. Dato che Sylvie è la più grande, ho deciso di lasciare a lei la gestione degli affari, con effetto immediato”.
Entro la fine anno sarebbe stato tutto intestato a Sylvie, più grande e più saggia, che sarebbe stato il capo in Rue Paul Bert, dove era situato l’imponente Maison Duval con il suo meraviglioso soffitto a cupola, la scala in teak lucido e l’elegante balconata dei piani superiori. Il mercante di seta aveva affidato in gestione a Nicole il piccolo negozio delle sete nel quartiere vietnamita di Hanoi, chiuso da tempo.
“Fa’ che quel negozio diventi una miniera d’oro. Poi vedremo che altro sei in grado di fare”.
Anche se Nicole sapeva che la maggior parte delle ragazze di diciotto anni sarebbe stata felicissima di avere un negozio tutto per sé da gestire, non poteva fare a meno di sentirsi amareggiata e delusa dal favoritismo di cui godeva sua sorella. Nicole si domandava come sarebbe stata accolta nel quartiere vietnamita, lei che era considerata una “meticcia”, troppo vietnamita per appartenere pienamente alla Francia, e troppo francese per essere una vietnamita. Prima della guerra tutto ciò non aveva avuto grande importanza ma adesso, con il clima di sospetto in cui vivevano, era diventato molto importante. La figlia del mercante di seta non poteva immaginare che si trovava in un momento cruciale della propria esistenza.
“Tua madre era vietnamita. Ma siamo stati noi francesi a rendere il Paese quello che è oggi. Solamente noi. E noi siamo i soli in grado di governarlo in maniera corretta”.
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