Gianni Rodari decide di dedicare la sua filastrocca di Ferragosto ai bambini reclusi in città, che non potranno godere dei divertimenti offerti da mare e montagna.
Il pensiero del grande maestro è sempre andato ai più poveri, agli indifesi e ai bisognosi facendone un tema cardine della sua pedagogia che educava innanzitutto al rispetto e alla comprensione dell’altro. Il maestro di Omegna invita a una rifocalizzazione dello sguardo, mostrandoci ciò che spesso, chiusi nella nostra impermeabile bolla di individualismo, non vediamo: quanto può essere noioso e desolante il mese di agosto per un bambino confinato in città?
Tutti, afferma Rodari, avrebbero diritto alle vacanze e, nella conclusione, propone di emanare un decreto legge per sostenere questa causa.
Noi appoggiamo la rivoluzione del maestro Rodari e vi proponiamo la lettura della bellissima filastrocca di Ferragosto che vuole offrire un po’ consolazione anche a chi è rimasto a patire il caldo torrido dell’estate di città.
Il testo originale è contenuto nel libro Filastrocche in cielo e in terra (Einaudi, 1960).
La filastrocca di Ferragosto di Gianni Rodari: testo
Filastrocca vola e va
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo, solo resta in città:
si sdrai al sole sul marciapiede,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
“Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato”.
La filastrocca di Ferragosto di Gianni Rodari: analisi e commento
Non è la prima volta che Gianni Rodari dedica un pensiero ai bambini rimasti in città d’estate. Il maestro sembrava offrire loro le proprie poesiole come delle caramelle di consolazione, proprio come questa filastrocca che vola e va.
Il pensiero del “bambino così povero che non ha mai veduto il mare” ispirò al poeta e pedagogista un’altra filastrocca in cui viene fatto riferimento sempre al giorno di Ferragosto. Perché il 15 agosto è il Natale dell’estate e un giorno che purtroppo non tutti possono permettersi di festeggiare. Rodari porge quindi la sua filastrocca come un regalo o un segno di risarcimento. Chi va al mare può stare sereno e contento mentre costruisce i castelli sulla spiaggia; mentre chi è in montagna si diverte facendo le scalate, ma quale divertimento rimane a chi resta in città?
Il poeta ci consegna l’immagine struggente e malinconica di questo bambino “solo, solo” che si sdraia al sole sul marciapiede reso rovente dall’asfalto cittadino e gioca con i sottomarini facendoli navigare sulla superficie dei tombini. In poche parole Rodari ritrae tutta la desolazione di un’estate in città.
Con arguzia il poeta pone l’accento soprattutto su uno dei temi scottanti del mese di agosto: la solitudine. È il mese in cui tutti partono, nessuno resta nelle città che d’improvviso diventano deserte, come dopo un’apocalissi. Il bambino dunque rimane senza compagni di giochi ed è questa per lui la condanna peggiore che in un giorno di festa, come Ferragosto, appare ancor più dura da sopportare.
Per non perdere il ritmo vivace della filastrocca estiva Rodari propone nel finale un colpo di scena: emanerà un decreto così che d’estate il mare, le Alpi e gli Appennini siano donati a tutti i bambini. “Tutti al mare”, è l’allegro imperativo del maestro che ricorda la necessità dello svago e del divertimento.
Perché “vacanza” è una parola sacrosanta - questo Gianni Rodari non lo dice, però lo lascia intendere. Ferragosto può essere una festa desolante per chi è costretto a rimanere nell’afa dei palazzi a respirare il cemento e allora, attraverso la filastrocca che vola e va, il Maestro buono si propone di portare un poco di mare anche ai bambini rimasti in città.
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