America anni ’20, nei ruggenti roaring twenties dell’età del jazz e dell’avanguardia poetica del nuovo sperimentalismo emerge anche una nuova letteratura caratterizzata da un marcato individualismo.
L’interprete più famoso di questa corrente letteraria nascente è Francis Scott Fitzgerald, il primo vero narratore del sogno americano, l’American Dream, di cui cantò anche il malessere al di là dello scintillio dorato delle illusioni.
Francis Scott Fitzgerald: il simbolo di una generazione perduta
Fitzgerald e il suo capolavoro, Il grande Gatsby, furono il simbolo della generazione perduta, la cosiddetta Lost Generation definita da Hemingway.
Nel libro Il grande Gatsby lo scrittore riuscì a comporre un elogio del sogno americano e della sua mistificazione, narrando tuttavia anche la disillusione che spesso lo accompagna.
La parabola narrativa del romanzo si potrebbe applicare anche alla vita di Francis Scott Key Fitzgerald stesso che si spegneva a Los Angeles il 21 dicembre 1940, a soli quarantaquattro anni, stroncato da un infarto miocardico acuto. Il suo tramonto, però, era iniziato tempo prima.
Francis Scott Fitzgerald: una biografia
Francis Scott Key Fitzgerald nacque a Saint-Paul, nel Minnesota, il 24 settembre 1896. Figlio di un aristocratico del Sud e di una ricca ereditiera irlandese, il giovane Fitzgerald assistette alla rovina economica del padre a causa di alcuni investimenti sbagliati e fu allevato dalla nonna materna che provvide al suo mantenimento e ai suoi studi.
Fitzgerald pubblicò il suo primo racconto, Il mistero di Raymond Marge, nel 1909 durante gli studi superiori presso la Newman School in New Jersey rivelando un talento precoce per la scrittura. In seguito si iscrisse alla prestigiosa università di Princeton che ebbe un ruolo fondamentale nella sua crescita intellettuale e gli permise di entrare in contatto con un circolo di letterati.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale Francis decise d’impeto di arruolarsi come volontario e abbandonare gli studi, senza conseguire l’ambita laurea. Il periodo nell’esercito si rivelerà deludente - caratterizzato da pochi atti d’eroismo e da lunghi periodi di stasi forzata - tuttavia permise a Francis Scott Fitzgerald di conoscere una persona fondamentale per la sua vita, la bella e dannata Zelda Sayre, che sarà croce e delizia della sua esistenza.
Anni ’20: il successo di Fitzgerald
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Il successo arrivò prorompente e inatteso con la pubblicazione del primo romanzo Di qua dal paradiso nel 1920 che segnò la consacrazione letteraria di Francis Scott Fitzgerald.
Fitzgerald divenne un autore best-seller, lui e la moglie Zelda furono acclamati al livello di celebrità. Vivevano a New York nel lusso più sfrenato, organizzando svariati party e feste danzanti che erano molto rinomate nell’alta società dell’epoca.
Parallelamente l’attività letteraria di Francis Scott era sempre più frenetica, nel 1922 pubblicò Belli e dannati un ritratto della Belle Èpoque americana su cui aleggiava il timore oscuro che quell’età spensierata e dissoluta potesse finire all’improvviso.
Recensione del libro
Belli e dannati
di Francis Scott Fitzgerald
Proprio come i protagonisti dei suoi libri lo scrittore era attratto dalla decadenza delle città europee e nel 1924 decise di trasferirsi nel Vecchio Continente con la moglie e la figlia, la piccola Frances, detta “Scottie”.
I Fitzgerald trascorsero un lungo periodo in Francia, a Parigi, dove entrarono in contatto con molti intellettuali espatriati dell’epoca, tra cui Ernest Hemingway che fornirà un esaustivo ritratto della coppia nel romanzo autobiografico Festa mobile.
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Il 10 aprile 1925 fu dato alle stampe Il Grande Gatsby che venne definito dal poeta definito da T.S. Eliot come:
Il primo passo in avanti fatto dalla narrativa americana dopo Henry James.
Dopo il grande capolavoro arrivarono per Francis Scott Fitzgerald gli anni dell’inevitabile declino. Le infedeltà coniugali della moglie e i frequenti litigi esasperavano lo scrittore che iniziò a rifugiarsi nell’alcol per trovare conforto dalla sua vita privata in caduta libera.
Fitzgerald iniziava a perdere il controllo. Un episodio in particolare esprime il delirio che l’autore americano viveva all’epoca: nel 1926 mentre era in viaggio a Roma prese a pugni un tassista in seguito a una sbronza. In quegli anni era lo scrittore più pagato al mondo, ma forse anche il più infelice.
Se letta in bilico tra storia e letteratura la vita di Francis Scott Fitzgerald ricorda straordinariamente il ritratto che lo scrittore fece del suo più celebre personaggio, Jay Gatsby:
La sua vita era stata confusa e disordinata… Ma se poteva ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto da capo, sarebbe riuscito a scoprire qual era la cosa che cercava.
Il tramonto di Francis Scott Fitzgerald
Dai ruggenti anni ’20 del Sogno americano alla Grande depressione. L’esistenza di Francis Scott Fitzgerald parve seguire la stessa parabola storica che portò l’America alla guerra.
L’autore pubblicò il romanzo Tenera è la notte (1934), considerato il suo canto del cigno, e decise di far ritorno in America. Alla moglie Zelda fu diagnosticato un disturbo schizofrenico e venne internata in una casa di cura in Svizzera; sarà l’inizio di una grave parabola discendente.
L’ultimo romanzo di Fitzgerald tuttavia non ottenne il successo sperato dall’autore, che malgrado ogni sforzo creativo non riusciva più a replicare la popolarità dei primi libri.
A causa delle difficoltà economiche e familiari lo scrittore iniziò a cadere nell’abuso di alcol. Mentre l’America scivolava nella Grande depressione economica, sulla vita di Fitzgerald calava un’ombra: lo scrittore viveva nella miseria e nel decadimento fisico e psicologico. Si ammalò di tubercolosi, poi di depressione. Le case editrici gli rifiutavano i contratti a causa delle sue disastrose condizioni psicofisiche.
Un lieve cenno di ripresa nel 1937, quando Fitzgerald fu chiamato a Hollywood dove gli venne offerto un contratto come sceneggiatore. Ma il ritrovato equilibrio ebbe breve durata. A Hollywood l scrittore si innamorò di una cronista mondana e ritrovò l’ispirazione letteraria iniziando a scrivere un nuovo romanzo The last Tycoon, che resterà incompiuto.
Il 21 dicembre 1940 Francis Scott Fitzgerald, lo scrittore della generazione perduta, morirà in seguito a un attacco di cuore.
La moglie Zelda Sayre Fitzgerald gli farà seguito alcuni anni dopo, il 10 marzo 1948, vittima di un incendio nella clinica psichiatrica di Asheville, in cui alloggiava da diversi anni. Si racconta che quando scoppiò l’incendio nelle cucine della clinica Zelda fosse in attesa di una terapia elettroconvulsivante.
Zelda e Francis Scott Fizgerald furono sepolti insieme nel cimitero di Rockville, nel Maryland.
Sulla loro tomba è stato posto un ultimo doveroso omaggio all’attività letteraria, con un’iscrizione funebre che richiama l’ultima frase de Il grande Gatsby:
Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Francis Scott Fitzgerald: l’epopea tragica del narratore del sogno americano
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