I grandi condottieri del mare
- Autore: Giuliano Da Frè
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Trentaquattro (e più) ammiragli dal 500 a.C. ad oggi. Il primo della storia, l’ateniese Temistocle, non era nemmeno un uomo di mare. E non lo era neanche l’israeliano di origini rumene Yomi Barkai, solo commodoro, un capitano di vascello al comando di una flottiglia in mare. Sono il primo e l’ultimo dei trentaquattro protagonisti degli intensi capitoli di un ampio saggio di storia navale, pubblicato nell’estate 2016 da Newton Compton, a firma dell’esperto Giuliano Da Frè, “I grandi condottieri del mare” (pp. 718, euro 9,90, riedizione di un titolo uscito nel 2003).
L’autore è giornalista e collabora da anni con testate specializzate importanti, la Rivista Italiana Difesa e la Rivista marittima. Unisce perciò la capacità divulgativa e l’attitudine alla scrittura giornalistica alle competenze di specialista nella materia storico-militare affrontata.
Il suo è un percorso dalle battaglie navali dell’antichità agli scontri tra unità siriane ed egiziane contro le motocannoniere israeliane, durante la breve guerra del Kippur, nell’autunno 1973. Se si vuole, dal ventaglio dei conflitti di tutti i tempi nei sette mari resta fuori solo la grande impresa navale britannica del 1982, con l’invio di una flotta dall’Inghilterra al Sud Atlantico, per sbarcare truppe sulle isole Falkland-Malvinas e liberarle sotto il naso della giunta militare golpista di Buenos Aires, a un tiro dai porti e dalle piste di volo argentine.
Si parte dal greco Temistocle, che non era uno stratega navale o quanto meno non solo, assolvendo anche a responsabilità di governo civile e assumendo incarichi di comando anche a terra, secondo la tradizione ateniese. Tuttavia, questo capace “pubblico amministratore”, prestato alla guida della flotta della lega ellenica, inflisse nelle acque di Salamina una sconfitta totale alla flotta persiana, nel 480 a.C., si tratto di uno stop definitivo per la tracotante potenza marinara mediorientale, cacciata dal Mediterraneo.
Con Giuliano Da Frè, seguiremo ammiragli della Roma repubblicana e imperiale, leoni del mare bizantini e capitani generali “da mar” della Serenissima Repubblica di Venezia. Accompagneremo nelle loro imprese conquistatori dei nuovi mari al servizio di Spagna e Portogallo, geniali corsari inglesi, grandi armate spagnole e vele francesi. Faremo fatica a distinguere, tra polveri e fumi degli scoppi dalle fiancate, i bersagli delle bordate di galeazze e galeoni. Condivideremo le scelte di Orazio Nelson e David G. Farragut, il primo ammiraglio a stelle e strisce. Assisteremo con rammarico alla “gloriuzza di Lissa” per la Marina austriaca, ai danni della neonata flotta dell’Italia unita, nel 1866, quando “uomini di ferro su navi di legno” (esagerato) sconfissero “uomini di legno su navi di ferro” (vero, purtroppo, ma solo riferito ai comandanti, sempre in disaccordo tra loro e provenienti da tre marine, piemontese, napoletana e veneta).
Si passerà, poi, alla battaglia russo-giapponese di Tsushima, all’avvento delle corazzate monocalibro e alle due guerre mondiali, con la grande stagione dei sommergibili e delle portaerei.
I capitoli sono ventitrè, ma i condottieri navali trentaquattro, si è detto, perchè spesso si lascia spazio a un avversario di levatura, ampliando così la platea. Nel decidere quali personaggi analizzare, l’autore ha cercato di esplorare territori noti ed altri meno frequentati. Si arriva all’era dei missili e dei microchip, allargandosi in termini geografici ai condottieri non europei, come il cinese Zheng He, il coreano Yi Sun-sin, il peruviano Grau, finora praticamente ignorati.
A titolo di curiosità: mentre i riflettori della storia sono quasi sempre puntati sui generali, agli ammiragli è riservata meno attenzione. La storiografia si occupa dei condottieri di terra e trascura quelli in mare, ma dimentica che quasi sempre gli eserciti sono trasportati sbarcati e appoggiati dalle flotte da guerra, fa notare Da Frè. Senza navi, Alessandro non avrebbe invaso la Persia e Cesare braccato Pompeo. Lo stesso Napoleone, che per quasi quindici anni non ebbe rivali sulla terraferma in Europa, venne tenuto in scacco dalla Royal Navy, che già un secolo prima aveva frustrato le analoghe ambizioni del Re Sole. Rommel inveiva ingenerosamente contro la Regia Marina, che a suo dire non gli garantiva i rifornimenti, trascurando però lo sforzo della flotta italiana, le cui rotte erano perfettamente a conoscenza degli inglesi, che avevano decrittato il codice segreto tedesco.
Le radici della parola “ammiraglio” sono antiche. Il termine viene dall’arabo al-amir, “emiro”, una carica militare paragonabile a comandante o governatore. La più efficace definizione dei comandanti marittimi l’hanno data i francesi, che chiamano Maitre apres dieu, capi dopo Dio, per sottolineare il potere assoluto, fino a qualche tempo fa perfino di vita e di morte, dei capitani in mare.
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