Scrisse poeticamente di essere nato “al calar della notte”, il 28 dicembre 1932. Guy Debord fu una mente rivoluzionaria, capace di far andare sempre il pensiero alla deriva, alla ricerca di nuovi orizzonti.
Nel 1957 Debord fu fondatore del movimento internazionale Situazionista, uno degli strumenti cardine del maggio francese e uno dei movimenti più paradossali della storia del Novecento.
Guy Debord: una biografia
Oggi Guy Debord è considerato il profeta del maggio ’68, un intellettuale colto e rivoluzionario che ha saputo interpretare al meglio le contraddizioni ideologiche della società del secondo dopoguerra.
Nato a Parigi nel 1932, Debord rimase orfano di padre all’età di soli quattro anni. Durante la sua prima giovinezza visse e studiò a Cannes, per poi fare ritorno nella capitale francese all’età di diciotto anni. A Parigi Debord entrò a stretto contatto con le avanguardie e il surrealismo francese che influenzeranno in maniera determinante il suo pensiero.
Nel 1957 Guy Debord diventa capo dell’Internazionale Lettrista, prendendo il testimone dal fondatore, il poeta rumeno Isidore Isou. L’Idea alla base del lettrismo è quella di non utilizzare le parole, ma unicamente i suoni, le onomatopee e la musicalità ritmica. Oggi il lettrismo è considerato uno dei fondamentali movimenti d’avanguardia europei, accanto al dadaismo e al surrealismo.
Ma la vera innovazione di Debord sarà la fondazione dell’Internazionale Situazionista che si basa su una critica radicale della società capitalistica e dell’industria culturale. Il filosofo francese ricerca gli strumenti per superare l’arte borghese. Il programma dell’Internazionale Situazionista è creare situazioni mediante l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di eventi. Persegue l’ideale dell’Urbanismo Unitario, quello di un nuovo spazio dove l’arte integrale possa finalmente realizzarsi fondendosi con l’architettura.
La parola e la pratica dei Situazionisti influenzeranno fortemente il movimento del maggio ’68.
Nel 1957 il filosofo pubblica il suo libro più famoso La società dello spettacolo che denuncia il potere di controllo esercitato dai mezzi di comunicazione di massa e la trasformazione dei lavoratori in consumatori nel sistema economico capitalista.
Tra il 1958 e il 1972 il filosofo si dedicò alla sua passione segreta: il cinema. Realizzò tre lungometraggi che oggi ci consegnano un’opera particolare, di rara grandezza, in cui il cinema si fonde con la filosofia in una composizione malinconica. La riflessione sul mondo dello spettacolo è critica e appassionata e si consolida nel linguaggio cinematografico.
Guy Debord morì suicida, il 30 novembre 1994, sparandosi un colpo di pistola dritto al cuore.
La società dello spettacolo: la profezia di Debord
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Tramite il saggio di ispirazione marxista La società dello spettacolo (La Société du Spectacle) (1957) Guy Debord ha consegnato ai posteri la sua profezia.
Nel libro descrive la moderna società delle immagini come una mistificazione volta a giustificare i rapporti sociali.
Oggi il testo di Debord è considerato profetico, considerando che fu scritto agli albori dell’era televisiva.
La tesi del filosofo è che ogni aspetto della vita sociale abbia acquisito il carattere separato tipico degli spettacoli, in cui si può nettamente distinguere il palco dalla platea, il performer dal suo pubblico.
L’opera di Debord è in sintesi una critica alla società contemporanea in cui lo spettacolo diventa merce, il che contiene paradossalmente, un’osservazione audace: nella società attuale la merce stessa diventa spettacolo.
Il filosofo critica in particolare la produzione di merci sempre più futili, superficiali e immateriali. Osserva che la società è deputata più a far emergere l’aspetto dell’apparire anziché quello dell’essere.
La società dello spettacolo di Guy Debord è ora considerato un testo sociologico che parla alla nostra contemporaneità con rinnovata saggezza, nonostante siano trascorsi oltre sessant’anni dalla sua prima pubblicazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Guy Debord, il filosofo cineasta che criticò la società dello spettacolo
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