Einaudi pubblica il 5 settembre, nella collana Supercoralli, “Tutto è possibile” (2017, pp. 216, 19,00 euro, titolo originale Anything is possible, traduzione di Susanna Basso) nuovo romanzo della grande scrittrice statunitense Elizabeth Strout, nata a Portland nel Maine nel 1956 e residente da molti anni a New York, Premio Pulitzer nel 2009 con la raccolta di racconti “Olive Kitteridge”.
“Tutto è possibile”, memorabile affresco della provincia americana contemporanea, è il seguito ideale di “Mi chiamo Lucy Barton” (2016) dove Elisabeth Strout raccontava l’incontro tra una madre e una figlia.
In una stanza d’ospedale nel cuore di Manhattan, davanti allo scintillio del grattacielo Chrysler che si stagliava oltre la finestra, per cinque giorni e cinque notti due donne parlavano con intensità. Da tre settimane costretta in ospedale per le complicazioni post-operatorie di una banale appendicite, Lucy, un marito e due figlie, di professione scrittrice, aveva visto comparire al suo capezzale il viso tanto noto quanto inaspettato della madre, che non incontrava da anni. Per arrivare dalla figlia la donna era partita dalla minuscola cittadina rurale di Amgash, nell’Illinois, e con il primo aereo della sua vita aveva attraversato le mille miglia che la separano da New York.
In “Tutto è possibile” Elizabeth Strout fa tornare Lucy Barton a casa, ad Amgash, dove nella vetrina dell’unica libreria del villaggio, è esposto il suo memoir, che ha incontrato un meritato successo. Infatti, non vi è abitante del paese che non voglia accaparrarsene una copia, perché quel libro racconta senza reticenze la storia di miseria e riscatto di una di loro, insieme con la storia di tutti quelli che sono rimasti fra le distese di mais e di soia del minuscolo centro del Midwest, con il carico di vergogna e desiderio, di gentilezza e rancore. A Patty Nicely la lettura di quelle memorie regala una dolcezza segreta, come avesse
“un pezzo di caramella gialla appiccicata in fondo alla bocca”.
Patty, da bambina tanto graziosa da meritare, insieme alle sorelle, l’appellativo di “Principessina Nicely”, è oggi una vecchia e grassa vedova, ancora tormentata dalla vergogna di un antico scandalo familiare, zimbello dei ragazzini della zona. Eppure lei, dal libro di Lucy Barton, si sente finalmente capita. Livida e aggressiva appare invece la reazione di Vicky, sorella maggiore di Lucy, quando, con il fratello Pete, invecchiato in solitudine senza mai davvero crescere, i tre si ritrovano nella casa di famiglia per la prima volta dopo diciassette anni. Vicky, rimasta al palo delle occasioni mancate, non perdona alla sorella scrittrice di aver tagliato i ponti con un passato insopportabile, di avercela fatta, e le parole che i tre fratelli si scambiano, sono coltelli che affondano nella carne viva dei loro ricordi di bambini. Eppure Vicky si è presentata all’incontro con un commovente velo di rossetto sulle labbra, e Pete, nel disperato tentativo di rendere la casa più presentabile, ha comprato un tappeto nuovo.
Indimenticabili i personaggi di questi racconti, queste storie-capitolo di un’unica biografia collettiva dove Elisabeth Strout mediante una scrittura essenziale e incisiva racconta la quotidiana fatica di vivere di individui comuni, antieroi per definizione, ai quali viene offerta una seconda occasione. Se è vero che
“siamo tutti quanti un casino, e anche se ce la mettiamo tutta, amiamo in modo imperfetto”
allora “Tutto è possibile”.
Durante una recente intervista è stato chiesto a Elisabeth Strout se nella vita davvero “tutto sia possibile”, che ha risposto:
“Il titolo si riferisce ai momenti di grazia cui accedono alcuni tra i personaggi, benché non ci sperassero affatto. Un amore investe una donna oltre i settant’anni, Mississippi Mary, su un lungomare italiano. Charlie si sente consolato da una pena indicibile grazie a una fortuita ma autentica condivisione nello spazio anonimo di un bed and breakfast. Sono sprazzi imprevedibili, in grado di toccarci con spontaneità. Non dico che ogni cosa sia letteralmente possibile: non mi faranno mai regina d’Inghilterra e la terra non sarà mai piatta. Ma gli attimi preziosi in cui ci sentiamo connessi a un altro essere umano esistono. E danno un respiro e un senso”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Arriva in libreria “Tutto è possibile” di Elizabeth Strout
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