Giunti riedita “Il gioco dei regni” (2017, pp. 544, euro 15,00, introduzione di Marino Sinibaldi) romanzo capolavoro di Clara Sereni, pubblicato per la prima volta dalla scrittrice, giornalista e traduttrice nel 1993.
““Il gioco dei regni” è il libro di un Esodo dal proprio tempo e dal proprio destino, è l’atto finale di amore e di separazione da una grandiosa storia familiare e collettiva, è il tormentato segno di una liberazione che si compie accettando infine di portare il peso di una memoria smisurata”.
Con poche, sintetiche parole Sinibaldi riassume il significato profondo di questo libro di memorie, nel quale l’autrice, nata a Roma nel 1946, ricorda la vita di tre generazioni della propria famiglia attraversando e ripercorrendo le tappe fondamentali del Novecento.
Una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee raccoglie e intesse frammenti di memoria, istantanee, documenti privati e pezzi di storia collettiva con la pazienza e l’amore che solo una donna può mettere nel ricucire gli strappi, nel portare a nuova bellezza ciò che il tempo ha logorato.
Clara Sereni ha percorso a ritroso la vita della straordinaria famiglia in cui si è trovata a nascere, e lo ha fatto con la lucidità della storica che cerca con tenacia ogni traccia e con il coraggio della scrittrice, che rivive per noi pagina dopo pagina le speranze, le tragedie, le immense passioni che hanno animato ognuno dei protagonisti di questa storia. Dalla
“Roma del ghetto dei preti e del papa”
alla Rivoluzione russa e alle due guerre mondiali, dalle leggi razziali ai campi di sterminio, dal Ventennio fascista alla Costituente, dal sogno sionista a quello comunista: i passi della famiglia Sereni s’intrecciano inestricabilmente con quelli del XX Secolo.
Clara è figlia di Emilio Sereni, scrittore, partigiano, ministro della Repubblica Italiana e celebre professore universitario e di Xenia Silberberg antifascista e scrittrice italiana, nota anche come Marina Sereni, per il cognome assunto con il matrimonio e il nome scelto durante la clandestinità antifascista. Nel riproporre oggi questo suo libro fondamentale, l’autrice scrive che le donne ne sono, a dispetto di tutto, le vere protagoniste
“perché il loro spazio nella scrittura e nei ricordi era minore: sempre in secondo piano, taciute, interpretate come sorta di protesi degli uomini cui erano accanto”.
Ecco dunque Alfonsa Pontecorvo in Sereni, sposa di Samuele (Lello) Sereni,
“venuto al mondo con lo Stato unitario”
medico della famiglia reale e membro della migliore borghesia ebraica. Alfonsa è la madre dei tre fratelli Sereni: Enrico, Enzo, Emilio (Mimmo): “tutti con l’iniziale E come una dinastia”. Indimenticabile
“nonna Xenia, scappata dalla Russia zarista con mia madre nella pancia, dopo la morte del marito congiurato, perché avendo portato anche lei nella borsa della spesa qualche bomba, temeva di essere arrestata”.
Sereni riconosce che queste pagine sono destinate a lavorare dentro l’animo di chi le legge, a
“suscitare domande perché narrando la Storia attraverso singole storie, facendo entrare il lettore e la lettrice nel cuore degli eventi dal basso e non dall’alto”
ci emozionano, ci commuovono, ci gridano che ogni bilancio sul passato è presuntuoso e vano se non considera l’ardore con cui i nostri padri hanno vissuto, lottato e amato.
“Il gioco dei regni” è una narrazione che ha solo parziali agganci nelle memorie, giacché le pagine del testo
“restituiscono persone e non soltanto personaggi di una trama straordinariamente avventurosa e drammatica”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Clara Sereni: torna in libreria “Il gioco dei regni”
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