Il 5 luglio 1889 nasceva Maisons-Laffitte, una cittadina nei pressi di Parigi, Jean Cocteau, uno dei personaggi più rappresentativi della metà del Novecento. La sua identità sfugge a qualunque definizione: poeta, scrittore, drammaturgo, attore e persino pittore, Cocteau fu l’incarnazione stessa dell’arte, interprete versatile e geniale delle avanguardie novecentesche, artista totale e poliedrico.
L’enfant prodige della letteratura francese non conseguì mai la maturità, ebbe una vita tumultuosa e sgangherata interamente votata al demone dell’inquietudine e costellata dalla perdita di molte persone amate.
Figura discussa ma indubbiamente autentica, Cocteau fu sempre fedele all’uomo e al suo mistero che cercò di indagare attraverso la sua sconfinata rappresentazione artistica.
Il poeta è un mentitore che spesso dice la verità.
Scopriamo di più sulla vita e le opere di Jean Cocteau.
Jean Cocteau: la vita
L’infanzia spensierata e prodigiosa di Jean Cocteau fu spezzata bruscamente da un evento drammatico: il suicidio del padre. Georges Cocteau fu trovato riverso in un lago di sangue nel salotto di casa, con una pistola in pugno. I biografi imputano la ragione del suicidio dell’uomo a dei guai finanziari, mentre Cocteau ipotizzò un omosessualità latente nel padre che lo condusse al tragico gesto.
Il piccolo Cocteau si trasferì quindi con la madre nella casa del nonno, un musicista dilettante che organizzava numerosi concerti a cui partecipavano molte personalità dell’epoca. Il bambino era molto apprezzato dagli ospiti per via della sua intelligenza prodigiosa: alcune cronache dell’epoca riportano che aveva una conversazione molto spiritosa e che era solito allestire vivaci teatrini nel cortile con materiali di fortuna.
Il genio di Cocteau tuttavia non riesce a essere imbrigliato dall’istituzione scolastica da lui vissuta come una prigione. È uno scolaro scostante, bizzoso e infelice. In seguito al suicidio di un compagno di scuola decide di abbandonare gli studi e proseguire con lezioni private. Dopo aver fallito più volte l’esame di maturità escogita una misteriosa fuga a Marsiglia.
Dopo aver lasciato perdere lo studio delle enciclopedie si getta a capofitto nella scrittura. A soli diciannove anni Jean Cocteau debutta in società come poeta.
Influenzato dalle avanguardie dell’epoca a vent’anni scrisse Le Potomak (1913), una creazione composita in prosa e disegni che alterna riflessioni lucide a derive oniriche. Pare che nella scrittura dell’opera l’autore fu influenzato dalla musica di Stravinskij.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Cocteau parte per il fronte mosso dalla spirito militante. Lavorava soprattutto sulle ambulanze, come infermiere. In questo periodo scrisse il Discours du grand sommeil (Discorso del grande sonno), che fu pubblicato nel 1924.
Al rientro a Parigi, dove lavora presso la propaganda del Ministro degli Esteri, il giovane poeta comincia a frequentare l’ambiente degli artisti di Montparnasse.
I suoi scritti vengono notati, tra gli altri, da un certo Marcel Proust che provò una cocente invidia per il giovane scrittore. In una lettera Proust in persona scrisse a Cocteau:
Crepo di gelosia nel vedere come nei suoi straordinari pezzi su Parigi lei sappia evocare delle cose che io ho sentito e che son riuscito ad esprimere solo in modo assai pallido.
In questi anni la vita mondana di Jean Cocteau è molto ricca e vivace. Conosce Apollinaire, Picasso, Reynaldo Hahn, viene introdotto a pieno titolo nell’ambiente culturale dell’epoca anche grazie a Proust.
Dalla collaborazione con Picasso e Apollinaire nacque il balletto Parade che tuttavia destò scandalo e non fu apprezzato dalla critica.
Cocteau iniziava a muoversi in bilico tra la produzione artistica e quella teatrale, ma l’incontro più importante della sua vita doveva ancora venire.
L’incontro con Raymond Radyguet
Nel 1919 Jean Cocteau conobbe l’allora quindicenne Raymond Radiguet che gli fu presentato da Max Jacob. Nonostante la differenza d’età Cocteau intuisce che in Radyguet c’è qualcosa di geniale. I due si ritirano insieme ad Arcachon, dove Radiguet portò a termine il celebre romanzo Le diable au corp (Il diavolo in corpo, Ndr). L’idillio tra i due tuttavia ebbe breve durata. Il 12 dicembre 1923 Raymond Radiguet, appena ventenne, muore di febbre tifoidea. La morte dell’amante getta Cocteau nello sconforto più assoluto. Il poeta e scrittore non riesce a darsi pace e cade nella spirale dell’oppio e della dipendenza, passando in seguito da una clinica all’altra nel tentativo di disintossicarsi.
Fu proprio in una clinica per la disintossicazione che, nel 1929, scrisse forsennatamente, in sole tre settimane, il suo romanzo più celebre: Les enfants terribles (I ragazzi terribili, Ndr).
I ragazzi terribili di Jean Cocteau
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Nel capolavoro di Jean Cocteau, I ragazzi terribili, è possibile risentire l’influenza di Radiguet.
I critici del tempo lo definirono un “libro malvagio” . In queste pagine Cocteau intesse un binomio inestricabile di amore e morte che diventa una solenne metafora dell’adolescenza, l’età ribelle per eccellenza.
Narra la storia di due fratelli Paul e Elisabeth che, dopo la morte della madre, vivono reclusi e abbandonati a se stessi nel loro appartamento parigino. Presto ai due si aggiunge la compagnia del bullo del quartiere, Dargelos. Le passioni lecite ed illecite e gli avvenimenti che seguiranno li vedranno protagonisti di una serie di eventi tragici. Al terzetto si aggiungerà poi la maliziosa Agathe e l’amico Gérard. I giovani sembrano vivere in uno stato di malessere che cresce al calar della sera. Nella recita continua tra attrazione e debolezza, desiderio e gelosia il movimento e le azioni dei ragazzi si fanno imprevedibili sino a giungere al tragico finale.
Cocteau crea una pièce degna di una tragedia greca mostrando la giovinezza che si oppone al mondo adulto e borghese e inevitabilmente fallisce. Una specie di Antigone moderna e rovesciata in cui l’atto di ribellione è fine a se stesso e non conduce ad alcun risultato. Sul lettore viene rovesciato proprio questo senso di inquietudine straniante, la percezione di un vuoto di senso accompagnata dall’inesausta ricerca della felicità e della delizia della vita.
A questo romanzo è stato in parte ispirato il film The Dreamers di Bernardo Bertolucci del 2003.
Gli ultimi anni di Jean Cocteau
A partire dal 1930 Cocteau decise di dedicarsi appieno all’attività cinematografica firmando il primo film surrealista dal titolo Le sang d’un poète (Il sangue di un poeta). Pochi anni dopo raggiunge il grande pubblico firmando l’adattamento de La belle et la bête (La bella e la bestia), ispirato al noto racconto di Mme de Beaumont.
Nel frattempo Cocteau aveva conosciuto l’attore francese Jean Marais, con il quale viaggia a Montargis, e che gli ricorda il compianto Radiguet.
A Jean Marais l’autore dedica il poema L’Incendie (1938), lo scrittura per la parte del protagonista ne La bella e la bestia e avrà con lui una relazione durata fino alla morte.
Negli ultimi anni della sua vita Jean Cocteau decise di abbracciare l’attività di pittore. Disegna vetrate, decora cappelle, realizza costumi, scenografie, ceramiche e mosaici. Come scrittore e drammaturgo aveva ormai raggiunto la massima notorietà, era tempo di sperimentare nuove frontiere artistiche. L’arte era una parte fondamentale della sua vita, essenziale come l’aria che respirava, un bisogno radicale e primitivo, un’espressione della propria coscienza.
Morì d’infarto nel 1963, poche ore dopo aver appreso la notizia della morte di Édith Piaf.
Recensione del libro
Jean Cocteau secondo Jean Cocteau
di Jean Cocteau e William Fifield
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Jean Cocteau: vita e opere del “ragazzo terribile” della letteratura francese
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