Halloween, la notte del 31 ottobre, vigilia di tutti i santi, si avvicina. Per celebrare questa festa di origine celtica che ha come simbolo la zucca, consigliamo la lettura del romanzo “Ingrossare le schiere celesti” (Neri Pozza, 2016, pp. 176, 15,00 euro, titolo originale Grossir le ciel, traduzione di Maddalena Togliani), con il quale l’autore francese Franck Bouysse, nato a Brive-la-Gaillarde nel 1965, si è aggiudicato il prestigioso Prix Michel-Lebrun 2015.
Franck Bouysse insegna biologia in un liceo tecnico di Limoges. Grande ammiratore di Faulkner, London e Cormac McCarthy, ha esordito nel 2004 con il libro “La Paix du désespoir”.
In questo romanzo che ricorda le atmosfere delle migliori pagine di Georges Simenon, lo scrittore compone un noir d’autore magistrale, nel quale i contorni noti e i volti amici si trasfigurano alla luce macabra del sospetto. Sicuramente Sir Alfred Joseph Hitchcock, il Maestro della suspense, ne avrebbe tratto subito una raffinata trasposizione cinematografica.
La trama del romanzo
Gustave Targot (Gus) ha più di cinquant’anni e del mondo conosce soltanto i campi della sua isolata fattoria tra i monti, il bosco limitrofo e il paese di Pont-de-Montvert, nel sud della Francia, in cui saltuariamente è costretto a scendere per fare compere e commerciare. È un uomo schivo, diffidente, di poche parole: tutto ciò che gli interessa è continuare la propria vita senza essere disturbato, tra i suoi animali e la natura circostante, fino alla fine dei suoi giorni. Come unica compagnia, oltre all’amato cane Mars, ha Abel, il vicino, di vent’anni più vecchio, con il quale condivide le serate tra bicchieri di vino e reciproci racconti. Un giorno, mentre sta cacciando con Mars, sente dei colpi d’arma da fuoco e delle grida provenire dalla tenuta di Abel. Si precipita dal vicino e si trova davanti un luogo apparentemente abbandonato e tranquillo. Di Abel nessuna traccia. Sulla neve vicino al recinto brillano però inquietanti macchie rossastre. L’indomani, quando si imbatte finalmente nell’amico, Gus è sorpreso dal suo atteggiamento ostile. Le spiegazioni di Abel trasudano l’odore acre della menzogna. Ha sparato al proprio cane, dice, scambiandolo per una volpe, e non ha altro da aggiungere. Parole ambigue, che sono soltanto il preludio di una serie di avvenimenti oscuri. Di lì a poco, infatti, Mars viene ritrovato al margine del bosco, in apparenza ferito orrendamente da un animale più grosso, ma con accanto al corpo delle tracce confuse e il portachiavi di una Volkswagen. Poi, nelle ore in cui l’intero paese è in lutto e in preda alla costernazione per la morte dell’Abbé Pierre, una delle figure più carismatiche del Novecento francese, un gruppo di singolari predicatori si presenta alla porta di Gus alla ricerca di una collega scomparsa. Il turbamento di Gus si muta allora nella fredda certezza che qualcosa di inquietante sta accadendo lì, tra i suoi monti.
“Alle cinque del pomeriggio, Gus finiva di piantare i paletti e di fissare quattro file di fil di ferro belle strette, con delle cambrette, mentre Mars gironzolava lì attorno. Diverse volte, nel corso della giornata, aveva avuto una strana sensazione, come se qualcuno lo spiasse. Ogni volta aveva sospeso il lavoro per guardarsi attorno e vedere se c’era effettivamente qualcuno nei paraggi, smettendo a un tratto di dare colpi di mazza sui paletti, o colpi di martello sulle cambrette, con il naso per aria in mezzo a quella grande quiete tutta bianca, con il sole che faceva brillare la neve, come fosse ricoperta di spilli”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I libri per Halloween: “Ingrossare le schiere celesti” di Franck Bouysse
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