Il mago e la figlia del boia
- Autore: Oliver Potzsch
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il mago e la figlia del boia” (Neri Pozza, 2017, titolo originale Der Hexer und die Henkerstochter, tradotto da Alessandra Petrelli) è il quarto capitolo di una delle serie più amate e lette nel mondo dedicata alla figura di Jakob Kuisl, boia di Schongau, capostipite della famiglia dell’autore tedesco Oliver Potzsch, nato nel 1970 e residente a Monaco di Baviera.
Sabato 12 giugno dell’anno del Signore 1666, a Erling presso Andechs, verso sera.
“Borbottando un’imprecazione veemente a fior di labbra sotto il cielo temporalesco, il novizio Coelestin si avviò, inconsapevole, verso una morte imminente”.
Presto il temporale sarebbe arrivato sopra il Sacro Monte, annunciato da densi nuvoloni neri squarciati dai primi lampi che si addensavano a occidente al di là dell’Ammersee, mentre da lontano giungeva il rombo dei tuoni. Il “piccolo novizio segaligno” viveva presso il monastero bavarese di Andechs, rinomato per le sue antichissime reliquie miracolose e per la sua birra capace di donare l’oblio. Coelestin era stato incaricato dal grasso monaco farmacista di andare a pescare una carpa nello stagno del monastero da cucinare per cena. Giunto allo stagno la pioggia si era infittita, Coelestin si chinò contro il muro di pioggia e vento immergendo di malavoglia il retino nell’acqua, muovendolo su e giù. Aveva appena preso una carpa quando qualcosa di pesante lo colpì alla nuca, il novizio cadde dentro lo stagno e siccome non sapeva nuotare gridava e si dimenava mentre una figura misteriosa con il retino in mano, mandava Coelestin sott’acqua, annegandolo.
“L’uomo sul molo rimase ancora un po’ a guardare le bolle risalire in superficie. Poi annuì soddisfatto, rimise al suo posto il retino e prese la via del ritorno. Aveva un lavoro da portare a termine”.
Nello stesso momento, nei boschi sotto il Sacro Monte, un “fulmine saettò dal cielo come il dito di un dio adirato”, impaurendo le due dozzine di pellegrini provenienti da Schongau che stavano affrontando la ripida salita fino al monastero di Andechs. Tra loro il medico Simon Fronwieser e la moglie Magdalena, la figlia di Jakob Kuisl, il boia di Schongau. Mancava ancora una settimana alla solennità delle Tre Ostie considerata una delle feste religiose più importanti della Baviera. L’abate del celebre monastero Maurus Rambeck aveva inviato messaggeri nei paesi del circondario per invitare i pellegrini a presentarsi in anticipo al Sacro Monte. Era ormai passato un mese da quando un fulmine aveva colpito il campanile della chiesa del monastero. La copertura del tetto era stata distrutta dalle fiamme e gran parte della navata meridionale era crollata. Per fare in modo che la festa dei pellegrini potesse essere celebrata come programmato, c’era bisogno del contributo di molte braccia forti. Per questo l’abate aveva promesso agli artigiani della zona l’indulgenza per un anno, oltre a una generosa ricompensa. L’offerta era stata accettata di buon grado da parecchi uomini che soffrivano la fame.
La Guerra dei Trent’Anni era terminata da venti ma nonostante ciò la popolazione portava ancora i segni di una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea durata dal 1618 al 1648. Anche nel monastero di Andechs la bella e intuitiva figlia del boia avrebbe avuto modo di indagare su una serie di morti misteriose di apparente difficile soluzione.
“Magdalena procedeva cauta, tenendosi il più possibile vicino al muro e avanzando un passo alla volta. Se non altro nell’oscurità la luce della candela illuminava solo qualche metro intorno a lei, risparmiandole la vista della vertiginosa voragine. Continuò a salire un gradino dopo l’altro, con il cuore in gola, fino a raggiungere la piattaforma superiore con le tre campane. Alzò la candela e si guardò intorno”.
In questo riuscito romanzo storico Oliver Potzsch ambienta la trama, impreziosita da particolari sul tessuto sociale e sulla struttura del potere politico, nella Baviera del XVII Secolo, in un luogo che conosce bene, quello della sua infanzia.
“Da bambino e da ragazzo ho vissuto nella zona dei laghi bavaresi a sudovest di Monaco, il Wörthersee, il Pilsensee, il Weißlinger See e appunto l’Ammersee. Il monastero di Andechs era per noi un punto di riferimento, un ago che spuntava dal paesaggio montuoso e rappresentava il centro del nostro piccolo mondo. Tra i boschi e sui sentieri lacustri di questa zona sono nate molte delle mie prime storie, nelle quali ho spesso intrecciato saghe e leggende locali”
scrive Oliver Potzsch nella postfazione del testo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mago e la figlia del boia
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