Il ministero delle donne. L’Ufficio Notizie nella Grande Guerra
- Autore: Augusta Molinari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2024
A disposizione delle famiglie senza notizie dei propri cari al fronte, ci fu una rete di strutture non regie nel 1915-18, ideata, gestita e realizzata solo da donne. 25mila volontarie in Italia (ma operavano sezioni anche all’estero), 12milioni di schede personali registrate: un prodigio di organizzazione e dedizione al femminile, finalmente riconosciuto, grazie alla prof.ssa Augusta Molinari, studiosa della partecipazione femminile alla storia nazionale. Già docente di storia contemporanea nell’Università di Genova, è autrice di un volume, Il ministero delle donne. L’Ufficio Notizie nella Grande Guerra, pubblicato a marzo dalla Società editrice Il Mulino (2024, collana Percorsi Storia, 208 pagine), con il contributo del Dipartimento di scienze della formazione dell’Ateneo genovese.
“Vi sarei grato se mi se mi dite che il soldato che chiedo si trova vivo o morto sono pronto a tutto basta sapere notizie giuste”.
La sintassi traballante mostra la scarsa scolarizzazione del richiedente, che per non sbagliare omette del tutto la punteggiatura. Nel periodo 1915-18 il tasso di analfabetismo in Italia era intorno al 40%, ma si coglie perfettamente l’appello accorato nella richiesta rivolta alle volontarie della struttura solidaristica, costituita nel Paese per cercare notizie sulla sorte dei militari arruolati e girarle alle famiglie.
Restare a lungo senza segni di vita del proprio caro in guerra era ancora peggio che ricevere “quella” comunicazione fatale. A parte l’angoscia dell’incertezza vivo-ferito-morto, c’era anche da garantire ai poveri nuclei, privati del sostentamento del giovane padre, di tirare avanti con la pensione di guerra, erogata ai congiunti solo in caso di morte accertata del militare.
Dal 1917, anche le notizie raccolte dall’Ufficio vennero considerate attendibili ai fini della corresponsione di questi assegni insostituibili. Di tante associazioni di mobilitazione civile sorte nel periodo bellico, fu la sola a meritare un contributo statale, incrementato dopo l’immane disastro anche logistico di Caporetto. Un aumento in ragione della mole d’impegni ricaduta addosso alle volontarie: 40mila morti rimasti nel territorio occupato, oltre 300mila prigionieri in mano austro-tedesca, più di 100mila dispersi, sbandati, disertori e un numero ingente di feriti, in un esercito arretrato per ben più di 100 km dalla linea Carnico-Carsico-Giuliana al Grappa-Piave.
Nel luglio 1919, nella sala di musica della Reale Scuola Normale “Laura Bassi” di Bologna, si tenne la cerimonia di chiusura dell’Ufficio per le notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare, associazione fondata allo scoppio della guerra da un’aristocratica bolognese, la contessa Lina Bianconcini Cavazza. L’ideatrice e presidente dell’organismo ricordava con orgoglio che l’iniziativa partita dalla città felsinea era stata d’esempio in tantissimi comuni, con la creazione di una rete di 8.400 Uffici. Per quattro anni il piccolo esercito delle volontarie
“ha portato avanti la sua missione pietosa con fede nei destini della patria, con amore verso i combattenti e le loro famiglie”.
Sede centrale dell’Ufficio Notizie era Bologna. L’associazione aveva sezioni anche all’estero: in Francia, Svizzera, Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Egitto, Tunisia. Per la funzione che svolse e per la capillare rete organizzativa nazionale, rappresentò l’iniziativa di maggior rilievo nel campo dell’assistenza civile di guerra e quella in cui si concretizzò con maggiore efficacia l’attivismo del volontariato femminile.
Era diretta e organizzata da donne, ripetiamo e coinvolgeva volontarie con un buon livello d’istruzione. Molte tra loro le insegnanti, con compiti di scrittura, lettura, schedatura, che rispondevano a un’esigenza finale essenziale in guerra: dare risposte ai dubbi delle famiglie sulla sorte dei combattenti.
Con il marito Francesco Cavazza, la contessa si era già distinta nell’attuazione d’invertenti filantropici per favorire l’istruzione e l’occupazione dei ceti meno abbienti. Avviò l’attività dell’Ufficio nel giugno 1915, all’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale. Si trattava di cercare notizie di combattenti che avevano interrotto i contatti con le famiglie per diversi motivi (dispersi, feriti, prigionieri, deceduti). Per tutto il conflitto e nei primi anni successivi, l’associazione svolse un ruolo di enorme rilievo: sollevare le famiglie dal dubbio della morte dei congiunti. La prof.ssa Molinari fa presente, efficacemente, che la modernità aveva reso la guerra un meccanismo di produzione di morte di massa, come mai prima. La mancanza di notizie non poteva che generare attesa di lutto.
Era un’iniziativa di assistenza del tutto diversa dalle numerose altre: non un’opera soltanto solidaristica, ma una struttura intermedia tra l’Esercito e la società civile. Già nel 1916, erano più di 3 mila gli Uffici Notizie attivi sul territorio nazionale e vi partecipavano circa 20mila volontarie. Erano organizzati in una rete di sezioni e sottosezioni. Alcune sezioni erano collegate ai Comandi territoriali di Corpo d’Armata: Torino, Alessandria, Milano, Genova, Verona, Ancona, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, più Catanzaro, Cagliari, Venezia. Sottosezioni operavano a contatto di Distretti e Depositi militari o di poli ospedalieri. Gruppi di corrispondenza fungevano da intermediari nei piccoli comuni e frazioni. Per i marinai era costituito un Ufficio centrale a Roma, sezioni a Brindisi, Matera, Tropea.
Si compilava e si aggiornava - nel corso del tempo - una scheda per ogni militare, con tutti gli elementi utili all’individuazione. Copia di ogni scheda veniva riversata nell’archivio dell’Ufficio centrale di Bologna. Un originale e efficiente meccanismo di assistenza: non un servizio di informazioni pietose, ma “un ministero delle notizie”, adatto all’eccezionalità del momento. Per la prima volta, le donne assumevano in Italia una funzione pubblica insostituibile.
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