Nella versione cinematografica Misery non deve morire riprende il libro Misery di Stephen King scritto nel 1987 per poi trasformarsi in film sotto la direzione di Rob Reiner qualche anno dopo, ovvero nel 1990.
Un successo celebrato con il premio Oscar vinto da Kathy Bates nei panni della psicopatica Annie Wilkes e il Golden Globe, guadagnando inoltre una posizione di tutto rispetto nella classifica dei film più "cattivi" del cinema americano.
Misery non deve morire, infatti, è 17º posto tra i 50 film che hanno suscitato maggior interesse all’interno della produzione cinematografica statunitense: la critica come lo stesso pubblico apprezzarono particolarmente la versione "in movimento" del soggetto elaborato da King e il film realizzò un incasso pari a 61 276 872$, spiazzando completamente i pronostici che ipotizzavano un budget di 20 milioni.
Di seguito la trama, le curiosità e tutto quello che c’è da sapere per non perdere uno dei migliori horror della storia del cinema americano.
Misery non deve morire: la trama del libro e del film
Misery non deve morire è un horror fatto bene con alcuni elementi chiave del genere thriller. La vicenda si snoda intorno alla figura di uno scrittore alle prese con il suo romanzo che presto diviene una vera e propria serie.
L’uomo si chiama Paul Sheldon, la sua carriera professionale è all’apice del successo quando decide che è arrivato il momento di chiudere la serie in cui la protagonista è Misery Chastain. Arriva, così, a scrivere l’ultimo romanzo il cui la donna morirà dal titolo "Il figlio di Misery" e riparte subito con il prossimo lavoro.
Si trova in Colorado e finita anche quest’ultima produzione decide di lasciare l’hotel che lo ospita da un po’ di tempo per tornare a casa. Nel tragitto, però, è vittima di un incidente a causa di un’abbondante nevicata.
In suo soccorso arriva una donna: entra così in scena la psicopatica Annie Wikes. Paul immobilizzato a causa di una frattura alle gambe viene inizialmente curato da Annie che si finge infermiera e appassionata dei suoi romanzi. La donna ha anche il privilegio di leggere l’ultimo romanzo non pubblicato, ma la storia sembra non piacerle tanto da inasprirla e farla arrabbiare.
Da quel momento in poi accadono una serie di avvenimenti tutt’altro che confortanti: Annie si arrabbia nuovamente per aver scoperto che Misery muore, esce allo scoperto e dichiara di non aver avvisato nessuno sulla permanente di Paul in quella casa.
Nel frattempo è stato avvisato lo sceriffo della contea dall’agente di Paul che, non vedendolo rientrare a New York, si preoccupa. Lo sceriffo inizia le sue ricerche mentre Paul si vede minacciato da Annie di dover bruciare il manoscritto non ancora pubblicato.
La figura di Annie nel film Misery non deve morire
Subito dopo vi è un ulteriore cambio di umore da parte di Annie e relativi comportamenti: di nuovo premurosa verso Paul sembra volerlo vedere all’opera con un nuovo finale per la serie che l’ha reso famoso.
Una cena tra i due è l’occasione per fuggire: Paul tenta di far addomentare la donna mettendole un sedativo nel bicchiere ma proprio durante il brindisi il bicchiere si rompe e il contenuto si perde sul tavolo.
Paul scoprirà presto che nel passato di Annie ci sono elementi pericolosi: la donna è stata in carcere per essere stata giudicata una serial killer. In preda alla paura Paul nasconde un coltello da cucina e si addormenta con l’arma nascosta.
Annie, però, lo sorprenderà con una dose di sedativo durante il sonno: Paul si ritroverà in gabbia, legato e impossibilitato a scappare. Lo sceriffo, intanto, è sulla buona strada se non fosse che, individuato Paul grazie alle urla dell’uomo, viene ucciso da Annie.
Annie innamorata di Paul, come lei stessa rivela, è felice del nuovo finale scelto per Misery: vuole morire con Paul ma presto l’uomo troverà la strada per uscire finalmente da questa amara vicenda.
Il manoscritto verrà incendiando e Annie morirà colpita alla testa mentre tenta di salvare quel libro tanto voluto. Ci vorrà più di un anno per vedere Paul guarito ma anche questa volta il suo libro è destinato a diventare un vero e proprio successo, proprio come "Misery non deve morire".
Misery, il romanzo originale e la figura di Stephen King
Stephen King è tra gli autori che i registi apprezzano particolarmente: ricordiamo tra i suoi romanzi «Shining», dal cui libro è nato anche l’omonimo film, così come il romanzo «Mr. Mercedes» divenuto una mini-serie tv.
In perfetto stile King Misery non poteva che essere un romanzo che spoglia i personaggi mettendoli a nudo davanti agli occhi del lettore. Quest’ultimo, infatti, si trova a fare i conti con un sentimento fra tanti: la paura.
Il gioco carceraria-prigioniero si spinge fino ai limiti della follia restituendo al grande pubblico una storia allo stesso tempo affascinante e coinvolgente. Misery, il libro, è stato scritto tra il 23 settembre del 1984 e il 7 ottobre del 1986.
In due anni Stephen King ha creato un romanzo nato, come si racconta, da uno dei suoi viaggi verso Londra. In quell’occasione lo scrittore aveva soggiornato in un hotel tentando inutilmente di dormire. Chiese allora al portiere, per ingannare il tempo, se ci fosse un posto dove potersi dedicare alla scrittura.
Il portiere lo fece accomodare su una scrivania utilizzata in precedenza da Rudyard Kipling, anch’egli scrittore ma deceduta proprio sul quel tavolo a causa di un colpo apoplettico.
Nacque così Misery, da un King che all’epoca non disdegnava l’uso di alcol e droghe, tanto che a ben vedere in Misery si nascondono numerosi tratti della sua condizione di tossicodipendente.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Misery non deve morire: dal libro al film
Lascia il tuo commento