Ad oggi trascurata, la parola mitologia non rispecchia un concetto fine a sé stesso, bensì un ponte in grado di collegare il nostro presente con una dimensione lontana nel tempo, dalla quale siamo sempre stati abitati.
Non sempre si è in grado di dar nome a quanto si vive, tanto meno risulta semplice lasciarsi guidare da quel misterioso dizionario emotivo intriso di felicità, gioie e paure che albergano dentro ciascuno di noi. Eppure ciascuna di esse, per quanto a volte stranamente aggrovigliata, come un gomitolo può tuttavia pian piano srotolarsi e indicare una nuova strada da intraprendere. Perché se da un lato le emozioni sembrano prendersi gioco di noi, dall’altro vogliono forse dimostrarci quel lato divino e al contempo ancestrale sempre pronto a fiorire, anche quando siamo immersi in difficoltà adornate di quella ironia con la quale dovremmo imparare a fare i conti.
Leggere i miti per leggere noi stessi
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Possiamo peraltro contare su un qualche manuale e/o su un atlante tramite il quale scoprire cosa si cela al nostro interno? Di certo non esiste una strada lineare per rispondere a questa domanda, bensì tanti percorsi tortuosi e abbelliti di quelle contraddizioni che secondo le figure di Hillman e Neumann valorizzano la presenza di quelle divinità che sin dalla notte dei tempi si fanno più presenti nel quotidiano, acquisendo sembianze antropomorfe che ben si traducono in una "umana divinità" (vedi Hillman, J., (2014), “Figure del mito”, Adelphi Editore, 2014; Neumann, E., (1978), “La psicologia del femminile”, Astrolabio Editore, 1978).
Nello specifico se in ciascuno di noi risiede un dio o una dea, ogni nostro pensiero o atteggiamento sembra essere il frutto di un “capriccio” pronto a prender vita nei corpi che abitiamo e che non sempre conosciamo appieno.
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La mitologia pertanto ad oggi risulta una valida chiave di lettura in grado di fornirci descrizioni inerenti quei comportamenti che nell’attualità si collegano con una dimensione spazio temporale atavica e grazie alla quale non dovremmo mai mancare di attingere nuovi insegnamenti. Riscoprire il valore mitico e farsi leggere dai suoi contenuti significa dunque acquisire quella prospettiva in grado di non circoscrivere la nostra dimensione emotiva esclusivamente in funzione di futili etichette che di contro altro non farebbero se non soffocare quell’imprevedibilità, rappresentata appieno dalla nostra dimensione che più di ogni altra ci restituisce alla vita: quella emotiva.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La mitologia come chiave di lettura dell’attualità e delle nostre emozioni
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