Morimondo
- Autore: Paolo Rumiz
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
Un fiume non è un luogo, ma una persona, e in questo viaggio mi è accaduto di sentirlo cantare.
Morimondo (Feltrinelli, 2013) è il diario di bordo romanzato del viaggio sul cosiddetto Grande Fiume, compiuto da Paolo Rumiz. Il noto scrittore e giornalista del Piccolo di Trieste e della Repubblica naviga il Po con diversi compagni di avventura che si uniscono a lui per alcuni tratti o per l’intera durata dell’impresa: Valentina, veterana esploratrice di montagne e di fiumi, Paolo detto "il corsaro" e Alessandro, cacciatore di immagini.
La spedizione parte non dalla sorgente, ma dalle rapide di Staffarda sotto il Monviso, ossia dal "fiume bambino", dal punto in cui il corso diventa navigabile, e lo percorre fino ai canneti del Po di Goro per poi uscire dal Delta, proseguire il viaggio in Adriatico e toccare anche la Croazia.
Gli esploratori nel primo tratto utilizzano tre canoe, quindi passano a un bercé (una piccola scialuppa) e poi alla barca a vela perché
Andare a motore su un fiume, ci avevano avvertito, è come entrare in scooter agli Uffizi. Una porcheria, un sacrilegio.
Rumiz prima della partenza si dota di una cartina geografica lunga tre metri ripiegata a fisarmonica con l’indicazione della rotta, delle correnti e dei fondali, ma presto si rende conto che il Po è come un serpente che va dove vuole: è imprevedibile e, nel suo letto, correnti e fondali cambiano continuamente direzione. Per questo in barca o durante le soste nelle località rivierasche, a cena ai tavoli delle osterie, si ritrova spesso a riaprire la mappa per aggiungere annotazioni, nomi, indicazioni e testimonianze dirette degli abitanti dei luoghi.
L’autore parte anche con un taccuino, ma poche volte trova il tempo e l’ispirazione per scrivere. Sceglie piuttosto di abbandonarsi a vivere e respirare il fiume, tanto da ritrovarsi, come gli altri membri dell’equipaggio, a
essere trasportati, ascoltare e guardare senza fare nulla. Diventare fiume.
Il Po allora non è più un luogo come lo si studia nei manuali di scuola, ma assume i connotati di un vero e proprio essere vivente: i suoi naviganti lo sentono camminare mentre rotola sabbia e ghiaia, o ne odono la voce e il canto. In quanto individuo, perde l’articolo e diventa semplicemente "Po". L’acqua inoltre, elemento femminile per eccellenza, suggerisce a Rumiz che il Grande Fiume sia donna.
La lettura di Morimondo ci catapulta in un’esperienza metafisica fuori dal tempo, tra canneti e fasci di luce, ghiaia lucente e rive silenziose, tanto che il viaggio, per come è descritto, in molte parti si potrebbe collocare in un’epoca storica indefinita diversa dall’attuale.
Il ritmo della narrazione riflette il movimento del Grande Fiume che avanza maestoso verso il mare: è spesso pacato e si lascia andare a descrizioni di ambienti e a digressioni che trasportano il lettore in un’atmosfera magica.
Non eravamo noi che entravamo in acqua, ma l’acqua che entrava in noi e ci prendeva.
Lo scrittore ci porta a bordo con lui, mostrandoci dettagli di vita quotidiana tra scorte di cibo in scatola e soste in imbarcaderi e osterie nelle varie località caratterizzate da specialità culinarie, musica, dialetti e personaggi ogni volta nuovi e diversi.
In più punti il testo condanna deturpazioni e ingerenze sul corso d’acqua. Mentre l’alveo si è sempre scavato e autoregolato da sé, gli uomini, ci spiega e ci mostra Rumiz, hanno preso negli anni a costruire dighe artificiali, sbarramenti e chiuse, che alterano il suo corso e aumentano i rischi idrogeologici. L’autore attacca anche fenomeni quali il bracconaggio, la pesca abusiva al siluro, il traffico via acqua notturno e indisturbato di contrabbandieri e trafficanti di droga.
Il suo auspicio è che si tornino a rispettare il corso naturale e l’ambiente del Grande Fiume e a valorizzarne il turismo e la navigazione lenta. Tutto questo può accadere semplicemente, sottolinea, lasciandolo "in pace".
Grazie a questa opera di Rumiz impariamo ad apprezzare un territorio affascinante che è "dietro l’angolo", ma che troppe volte perfino gli stessi occhi degli abitanti delle zone attraversate dal fiume non vedono.
Apprendiamo che solo una parte delle persone che vivono nei paesi rivieraschi ama veramente il Po, le sue rive e le sue golene. Per i più si tratta invece di una realtà nascosta dietro un argine, al quale rivolgere soltanto uno sguardo disinteressato, percorrendo ponti e strade, come a voler dimenticare l’esistenza di quel mondo così straordinario tutto da vivere e da riscoprire.
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