L’ospite. Le anatomie di Josef Mengele
- Autore: Margherita Nani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
La giovanissima studentessa romana Margherita Nani, vincitrice con L’ospite (Brioschi, 2019), suo ambizioso romanzo d’esordio, del Premio internazionale Città di Como, propone una rivisitazione della famigerata figura di Josef Mengele, "l’angelo della morte" di Auschwitz, che, dopo la fuga in Sud America alla conclusione della guerra, non fu mai rintracciato dai pur agguerriti servizi segreti israeliani e morì nel 1979, forse annegato.
L’autrice divide, nella sua ricostruzione, la vicenda dello scellerato scienziato nazista in due fasi distinte: prima, le sue indescrivibili imprese nel campo di sterminio, di cui si propone una descrizione senza sconti, andando a fondo nelle pratiche orribili che Mengele mise in atto sui martiri che furono oggetto dei suoi esperimenti scientifici (soprattutto zingari, nani e coppie di gemelli, che attiravano in modo maniacale i suoi interessi e le sue fantasiose ricerche); poi, invece, il suo soggiorno come ospite di una famiglia brasiliana, in un luogo lontano da tutto, a Candido Godoi, un villaggio dal nome attraente dove si era rifugiato dopo essere fuggito da Buenos Aires, inseguito dai suoi implacabili cacciatori.
La famiglia di Paula Souza lo accoglie con diffidenza, ma la simpatia con cui lo guarda la giovanissima Pia, un ragazzina vivace, intelligente e bellissima, fanno sì che il tedesco si trovi quasi a suo agio in un luogo tanto sperduto. Pia gli chiede con rispetto di insegnarle il tedesco, lei ricambierà con il portoghese, e nelle lunghe ore di scambio linguistico fra il professore e la docile allieva nascerà un rapporto che Mengele non riesce a comprendere: la sua proverbiale freddezza, il suo disinteresse per ogni forma di affettività e la sua mancanza di attrazione per le donne cominciano lentamente a sgretolarsi di fronte alla grazia, all’ingenuità e alla delicatezza degli atteggiamenti della giovane Pia, che sembra spandere intorno a sé allegria, bellezza, fiducia.
Una improvvisa malattia del fratellino Pepe, salvato da Mengele che, dopo averne distrutte a migliaia, torna a fare il medico che salva vite, sembra aprire una faglia nella personalità inquietante dell’uomo, che si trova costretto a fare i conti con una parte della sua personalità che aveva cancellato, forse soppresso, sotto l’ossessionante desiderio di potere sui corpi dei prigionieri che l’assurdo sistema hitleriano aveva concesso ai suoi insani deliri d’onnipotenza.
La scrittrice indaga i meandri labirintici della personalità di Mengele, lo segue nel laboratorio di Auschwitz, dove, camice immacolato, guanti bianchi, dopo aver scelto alcuni collaboratori qualificati tra i prigionieri ebrei, lavora incessantemente a raccogliere dati, archiviare reperti, studiare reazioni su corpi inerti, infierendo in modo maniacale alla ricerca di verità che gli sfuggiranno sempre.
Il sottotitolo del libro parla delle anatomie dell’angelo della morte ed è proprio la morte il concetto chiave di questo doloroso romanzo: una morte procurata, anelata, ottenuta.
Josef “desiderava che tutto funzionasse alla perfezione, che si trattasse della nazione o della vita di un singolo individuo… Qualsiasi direttiva andava eseguita, anche se non la si condivideva o comprendeva fino in fondo: gli ordini non erano lì per far danno, servivano a dare forma, a plasmare l’orribile caos delle cose… Quello di sperimentare sugli umani sarebbe stato il suo lavoro”.
La parte più originale del libro di Margherita Nani è il ruolo dato nella storia a tre donne: oltre alla giovanissima Pia, di cui il “mostro” finisce per innamorarsi, ci sono l’antropologa ebrea Teresa, e la moglie e madre di suo figlio Rolf, Irene. Nel mondo concentrazionario voluto da Hitler e nell’immaginario dei superuomini, il posto lasciato alle donne è marginale.
Irene, infatti, la donna che Mengele ha sposato e per la quale non prova alcuna attrazione, sarà considerata solo nel momento in cui diventerà madre, ma sarà lei stessa ad abbandonare l’uomo insensibile e anaffettivo per crearsi, dopo la disfatta, una nuova vita.
Straordinaria invece la personalità di Teresa, poliglotta scienziata, che per tre anni resta al fianco di Mengele, silenziosa e ossequiosa, odiata dagli altri prigionieri per i suoi privilegi, affilata come una lama, capace di rischiare la poca vita che le resta per copiare e seppellire i nefasti esperimenti fatti sulle cavie ebraiche dalle feroci sperimentazioni di Mengele. Quello che la lega al medico è un rapporto ambiguo e, tuttavia, la volontà di sopravvivere per poter testimoniare la rende potente fino alla fine. Teresa, che aveva studiato, che aveva subito la discriminazione in quanto ebrea, che era sicura di farcela in un mondo dominato dagli uomini, amava soprattutto i libri:
“I libri avevano l’enorme potere di aprirle finestre su mondi altrimenti sconosciuti: erano i suoi unici compagni di svago, la confortavano con le sue pagine morbide e la loro immensa sapienza. Passava intere giornate con il naso immerso in romanzi e saggi: sapeva leggere sia l’ebraico ….che il polacco. Imparò anche a leggere il tedesco, che già parlava fluentemente.”
Piccola e denutrita, sopravviverà, come Primo Levi, per la sua conoscenza delle lingue e per la sua attività di scienziata e sarà testimone implacabile al processo di Norimberga.
La forza con cui Margherita Nani ha affrontato temi così difficili mostra un innegabile talento narrativo, una notevole capacità di ricostruire pagine di storia conosciute in parte e troppo spesso dimenticate, osservandole da un punto di vista nuovo ed originale. L’uso della lingua appare maturo, i periodi sono scorrevoli e costruiti con rigore, le scelte lessicali adeguate ai diversi registri narrativi affrontati: i due mondi, così lontani e contrastanti, l’orrore di Auschwitz e lo splendore dei colori del villaggio brasiliano, trovano una sorta di sintesi nelle ultime giornate di Josef Mengele, quando finalmente l’uomo/diavolo con “la mente che non rispondeva ad alcun richiamo. Pianse, e pianse, e pianse”.
L'ospite. Le anatomie di Josef Mengele
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ospite. Le anatomie di Josef Mengele
Lascia il tuo commento
Leggo tantissimi libri ogni anno. Confesso che questa è stata per me una lettura straordinaria che mi ha toccato profondamente. Non so quanto sia conosciuto questo romanzo e la sua autrice, considerando che è una giovane e che ha alle spalle un piccolo editore, ma secondo me meriterebbe una grandissima attenzione, andando oltre i soliti noti.
Margherita Nani, classe 2000, è una studentessa di ostetricia presso l’Università Sapienza di Roma.
“Era stato un medico, ed era stato un soldato, ma era fuggito in Brasile per un solo motivo: era stato anche e soprattutto un assassino.”
Siamo in Brasile, a Candido Godoi, è l’estate del 1955. Un uomo bussa alla porta della famiglia Souza in cerca di una stanza in affitto; si presenta come Wolfgang Gerhard, un medico tedesco. Da subito Pia, la figlia maggiore, è affascinata dalla figura enigmatica e silenziosa dello straniero. Lui, a sua volta, rimane sedotto dalla leggerezza e innocenza dell’adolescente.
Ma quale tremendo segreto nasconde l’ospite?
Nell’alternanza di finzione letteraria e realtà storica scopriamo che lo straniero è in realtà Josef Mengele, medico nazista che ad Auschwitz utilizzò i deportati, in particolare i gemelli, come cavie per i suoi atroci esperimenti.
Così Margherita Nani analizza nel suo romanzo d’esordio, vincitore del Premio internazionale di letteratura della Città di Como (sezione inediti), uno dei personaggi più efferati del nazismo. Con un linguaggio a tratti crudo e spietato, l’autrice ripercorre le tappe che portarono Mengele dapprima ad Auschwitz, poi a Candido Godoi. Conosciamo in questo modo Irene, moglie del medico, che non fu mai in grado di trovare il Bene nel cuore del marito; e Teresa, ebrea deportata che per anni assistette inerme ai crimini disumani dell’Angelo della Morte. Teresa nel corso del romanzo rimane un simbolo di speranza, la forza che può sconfiggere il Male incarnato da Mengele e dalle SS. È il personaggio reale portavoce dei crimini nazisti ed è la donna che inconsciamente dialoga con la nuova generazione, pregandola di non dimenticare.
Incontriamo anche Pia, personaggio d’invenzione, unica rappresentante della purezza e bontà d’animo. È la ragazza che smuoverà la parte più profonda dell’animo di Mengele, risvegliando istinti e desideri a lungo repressi e allontanandolo sempre di più dall’ideale di bellezza della razza ariana, che per anni aveva studiato.
Grazie ad un attento lavoro di studio e ricerca, la scrittrice riesce a portare il lettore all’interno di Auschwitz, mostrandogli i corpi logorati dal freddo, dalla fame e dalla fatica. I suoi occhi incontrano quelli dei bambini indifesi, a un passo dalla morte, e subito dopo incrociano lo sguardo di Mengele, ammaliato da quei corpicini pronti per essere sezionati.
L’atmosfera rimane nel corso dei capitoli di realtà storica lugubre; la luce sembra non esistere più, gli occhi del lettore sono coperti da un terribile filtro plumbeo, che pare rischiararsi solo alla visione di Pia, tanto concreta quanto eterea, l’ingenuità che non conosce l’orrore, il Bene che prova a vincere sul Male. Nonostante Mengele non verrà mai punito, non riuscirà ad ottenere l’assoluzione e fino all’ultima pagina del romanzo verrà aspramente condannato. Non solo: la vera punizione rimane quella di essere ricordato da tutti non più come un uomo, ma come un mostro.
L’ospite è un romanzo mozzafiato, scritto magistralmente da una giovane ragazza che riesce ad unire più generazioni, ricordando l’importanza di non dimenticare. Il suo libro richiede una lettura attenta, per poter conservare ogni frase e permetterle di rifiorire nella mente sotto forma di memoria; una memoria che noi generazione di oggi abbiamo il compito di proteggere, riscaldare e perpetuare.