Ottobre di Robert Frost è una poesia sul tempo. Il grande poeta modernista americano, quattro volte vincitore del premio Pulitzer, racchiuse nell’atmosfera malinconica di questo mese una profonda riflessione sulla vita ed il suo transito.
La descrizione paesaggistica della natura colta nel suo lento appassire cede il passo a una visione metaforica che si traduce in un potente inno alla forza vitale.
L’autunno di Frost è dunque simbolico, diventa rappresentazione dell’esistenza immortalata nell’istante irripetibile del suo fluire.
La lirica Ottobre è contenuta nella raccolta Fuoco e ghiaccio pubblicata di recente in Italia dalla casa editrice Adelphi.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
Ottobre di Robert Frost: testo
O silenzioso mite mattino d’ottobre,
le foglie son mature per cadere;
il vento di domani, se avrà forza,
le spazzerà via tutte.
Chiamano i corvi sopra la foresta;
domani forse a stormi se ne andranno.
O silenzioso mite mattino d’ottobre;
lento comincia le ore di questa giornata.
Fa’ che il giorno ci sembri meno breve.
Non ci dispiace se tu dolcemente ci illudi,
illudici nel modo che tu sai.
Stacca una foglia allo spuntar dell’alba,
a mezzogiorno stacca un’altra foglia;
una dai nostri alberi, ed un’altra
molto lontano.
Trattieni il sole con nebbie gentili;
incanta la campagna d’ametista.
Ma piano, piano!
Per amore dell’uva, se non altro,
i cui pampini bruciano nel gelo,
i cui grappoli andrebbero distrutti
per amore dell’uva lungo il muro.
Ottobre di Robert Frost: testo originale inglese
O hushed October morning mild,
Thy leaves have ripened to the fall;
Tomorrow’s wind, if it be wild,
Should waste them all.
The crows above the forest call;
Tomorrow they may form and go.
O hushed October morning mild,
Begin the hours of this day slow.
Make the day seem to us less brief.
Hearts not averse to being beguiled,
Beguile us in the way you know.
Release one leaf at break of day;
At noon release another leaf;
One from our trees, one far away.
Retard the sun with gentle mist;
Enchant the land with amethyst.
Slow, slow!
For the grapes’ sake, if they were all,
Whose leaves already are burnt with frost,
Whose clustered fruit must else be lost—
For the grapes’ sake along the wall.
Ottobre di Robert Frost: analisi e commento
Link affiliato
Come molte altre poesie di Robert Frost, anche Ottobre si fonda sulla ripetizione e restituisce dunque al lettore l’incanto ipnotico di una cantilena. Al dolce ripetersi delle parole incatenate tra loro da rime e assonanze il poeta americano affida il proprio canto di speranza: dice al mese di ottobre di andare piano, di trascorrere lento.
L’elogio ai miti mattini dorati e silenziosi di questo mese è un tentativo di ritardare l’arrivo imminente dell’inverno che porterà morte nella campagna. L’atmosfera evocata da Frost con le sue dolci parole “morning mild” richiama una dimensione sospesa, quasi mistica. Ottobre è una breve parentesi tra l’arrivo dell’autunno e l’inizio dell’inverno, è il presagio della stagione più dura che spoglierà gli alberi del loro fogliame e renderà i campi sterili ghiacciandoli con il suo gelo.
Il poeta chiede al giorno di durare più a lungo e di illudere l’uomo sul tempo breve della propria vita, così che davvero possa trarne vantaggio prima di morire.
Ottobre può essere letta come una poesia esistenziale. L’autunno è la stagione dell’attesa, mentre l’inverno si fa metafora della morte, della fine. Il riferimento alle foglie che già “domani potrebbero andarsene” sottintende la natura transitoria della vita e il continuo cambiamento che questo comporta. Tutto muta inesorabilmente e anche i bei colori caldi dell’autunno sono destinati a svanire. L’invito di Frost è a godere appieno di ogni momento, del mite e dorato mattino di ottobre e non dare per scontato neppure un secondo della nostra esistenza perché proprio in quell’attimo breve - ricorda - c’è una foglia già spezzata dal vento in procinto di cadere.
Nei versi finali la riflessione di Robert Frost si focalizza sulla certezza che in natura nulla è eterno e tutto muta incessantemente passando da uno stato all’altro, da una forma all’altra. Ma la morte delle cose è difficile da accettare, per questo il poeta chiede ad ottobre di procedere piano, di essere lento come dimostra l’invocazione accorata “Slow! Slow!”. Chiede ad ottobre di essere clemente per amore dell’uva e dei frutti maturi che non meritano di perire nel gelo dell’inverno. Il poeta chiede, in definitiva, di vivere in un’illusione perché questa fantasticheria è più piacevole della vita vera.
Alla natura il poeta dice:
Non ci dispiace se tu dolcemente ci illudi,
illudici nel modo che tu sai.
Attraverso le parole Robert Frost compie lo stesso sortilegio stregonesco, cerca di creare una tela solida di illusioni, una sorta di velo di Maya. Quindi invita la nebbia autunnale ad avvolgere la terra come il colore viola dell’ametista e a ritardare il diradare della luce.
Nel finale fa riferimento più volte al “bene dell’uva”; gli acini d’uva sono in realtà una metafora che sottintende la poesia. La lettura simbolica è da intendersi secondo il seguente parallelismo: l’uva fornisce all’uomo il vino che genera ebrezza, proprio come la poesia libera la fantasia dell’essere umano.
L’elogio all’ubriachezza contenuto nell’immagine dell’uva riflette la speranza che la volontà di creare possa sconfiggere la morte e il suo lento inesorabile avanzare nel tempo mortale. Quell’invocazione, che nell’originale contiene un gioco di parole “For the grapes’sake” che riflette il modo di dire For goodness’sake, per l’amor del cielo, può essere letta come una preghiera.
Nella lirica originale inglese è possibile inoltre cogliere le allusioni lessicali che il poeta americano inseriva nelle proprie poesie: il verso “bruciano nel gelo” è infatti “burnt with frost” e contiene un riferimento al suo nome. Frost aggiunge il proprio cognome nella poesia perché sia più evidente il legame simbolico tra lui, la sua persona, e gli acini d’uva destinati a morire con l’arrivo dell’inverno. L’atto di preghiera infine si scioglie quasi in un grido di disperazione.
Nella conclusione Robert Frost percepisce con crescente preoccupazione il fluire della propria vita mortale e dunque chiede al tempo di rallentare, di essere clemente, purché gli consenta di vivere appieno ogni istante di quella dolce luce destinata presto a svanire.
Nei dorati mattini d’ottobre, ultimo riflesso di un’estate tardiva, Frost coglie un’idea di vita cui fa da contraltare l’avanzare inesorabile dell’inverno che invece rappresenta - nel linguaggio delle stagioni - la fine di un ciclo vitale. Le parole del poeta assumono tuttavia un retrogusto amaro, perché Robert Frost sa che le foglie e l’uva ritorneranno identiche l’anno seguente, mentre ciò non è consentito al destino mortale.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ottobre”: la poesia di vita di Robert Frost
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Adelphi Storia della letteratura Robert Frost
Lascia il tuo commento