Pier Paolo Pasolini viene considerato uno dei più grandi intellettuali del XX secolo. Un alone di mistero avvolge ancora la morte dello scrittore, che avvenne il 2 novembre del 1975, precisamente 47 anni fa da oggi.
Grazie alla sua versatilità, si distinse in diversi ambiti della cultura, riuscendo a lavorare anche come pittore, linguista, romanziere, traduttore e saggista. Scopriamo insieme vita, opere, pensiero e poetica di Pier Paolo Pasolini.
Molto attento alla società italiana e ai suoi cambiamenti, Pasolini suscitò spesso polemiche per via della radicalità dei suoi giudizi, estremamente critici nei confronti delle abitudini borghesi e della nascente – tra il secondo dopoguerra e gli anni Settanta – società dei consumi. Critico anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti, era omosessuale e il rapporto che ebbe con questa parte di sé fu al centro del suo personaggio pubblico.
Della sua famiglia Pasolini ha detto:
"Sono nato in una famiglia tipicamente rappresentativa della società italiana: un vero prodotto dell’incrocio... Un prodotto dell’unità d’Italia. Mio padre discendeva da un’antica famiglia nobile della Romagna, mia madre, al contrario, viene da una famiglia di contadini friulani che si sono a poco a poco innalzati, col tempo, alla condizione piccolo-borghese. Dalla parte di mio nonno materno erano del ramo della distilleria. La madre di mia madre era piemontese, ciò non le impedì affatto di avere egualmente legami con la Sicilia e la regione di Roma".
La vita di Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922. Primogenito, il padre era un tenente di fanteria e la madre una maestra delle elementari.
Nel 1925 nasce il fratello di Pasolini, Guido, ma la famiglia vive spostandosi costantemente e il suo unico punto di riferimento rimane Casarsa. Pasolini vive un rapporto simbiotico con la madre e, al contrario, un rapporto conflittuale col padre.
Nel 1928 Pier Paolo Pasolini esordisce come poeta, annotando su un quadernetto una serie di poesie e disegni. Questo quaderno andrà però perduto nel periodo della guerra.
Dalle elementari ottiene il passaggio al ginnasio di Conegliano e, in questi anni, fonda insieme a Luciano Serra, Franco Farolfi, Ermes Parini e Fabio Mauri un gruppo letterario per parlare di poesie. A soli 17 anni Pier Paolo ha già finito il liceo e si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna.
Nel periodo universitario collabora a Il Setaccio, periodico del GIL bolognese, e scrive poesie in italiano e friulano, poi raccolte nel primo volume Poesie a Casarsa. Partecipa anche alla realizzazione di un’altra rivista, Stroligut. Pasolini utilizza il dialetto allo scopo di levare l’egemonia culturale sulle masse alla chiesa.
Arriva il momento della seconda guerra mondiale, periodo veramente difficile per lo scrittore.
Egli viene arruolato sotto le armi a Livorno nel 1943 ma, l’8 settembre, fugge dopo aver disobbedito all’ordine di consegnare le armi ai tedeschi. Dopo essere stato un po’ in giro per tutta Italia, torna a Casarsa. Con la famiglia si sposta a Versuta, al di là del Tagliamento, perché è un luogo meno esposto ai bombardamenti. Qui insegna ai ragazzi dei primi anni del ginnasio, ma quegli anni saranno segnati dalla morte del fratello Guido, massacrato in guerra dai garibaldini. La sua famiglia saprà della morte e delle circostanze solo a guerra finita.
La morte di Guido devasta la famiglia Pasolini e fa sì che Pier Paolo si leghi ancor di più alla mamma. Nel 1945 Pasolini si laurea discutendo la sua tesi dal titolo "Antologia della lirica pascoliniana (introduzione e commenti)" e va a vivere definitivamente in Friuli. Qui lavora nella scuola media di Valvassone, in provincia di Udine, come insegnante.
Comincia in questi anni la sua militanza politica, con un avvicinamento al PCI nel 1947. Collabora anche col settimanale del partito Lotta e lavoro. Diventa segretario della sezione di San Giovanni di Casarsa ma non viene visto bene dagli intellettuali comunisti friulani per questioni linguistiche; gli intellettuali scrivono usando la lingua del Novecento, Pasolini si esprime invece con quella del popolo.
Ciò lo fece passare per un personaggio disinteressato al realismo socialista e troppo cosmopolita. Questo rimane il solo periodo in cui Pasolini si è concretamente impegnato nella lotta politica, gli anni in cui disegnava e scriveva manifesti di denuncia contro il potere democristiano.
A partire dal 1949 viene travolto da una trafila giudiziaria che parte con un processo per corruzione di minore.
Sarà per lui umiliante, negli anni, essere oggetti di vari procedimenti che cambieranno per sempre la sua vita. Pasolini, per la sua posizione di comunista e anticlericale, è il bersaglio perfetto per un attacco da parte della DC. La denuncia per corruzione di minore viene sfruttata, in questo senso, non solo dalla DC ma anche dalla sinistra.
Per l’accusa che subisce Pier Paolo perde tutto: cerca di giustificarsi davanti ai carabinieri definendo l’avvenimento come uno sbandamento intellettuale, ma ciò peggiora solo la cosa e Pasolini viene espulso dal PCI, perdendo anche il posto di insegnate e incrinando momentaneamente il rapporto con la madre. A quel punto, insieme alla madre, Pasolini fugge da Casarsa per trasferirsi a Roma.
I primi anni a Roma sono difficili, segnati da povertà, solitudine e insicurezza, dato l’ambiente molto diverso delle borgate romane.
Pasolini prova a trovare lavoro con le sue forze, senza chiedere aiuto ai letterati che conosce, e arriva alla strada del cinema. Ottiene così una parte di generico a Cinecittà, fa il correttore di bozze e vende i suoi libri alle bancarelle rionali. Grazie al poeta Vittori Clemente, finalmente Pasolini trova un posto come insegnante in una scuola di Ciampino.
Sono questi gli anni in cui nasce il mito del sottoproletariato romano, scaturito dalla penna di Pasolini che cambia cornice alla sue opere e dalla campagna friulana passa alle disordinate borgate romane. In questo periodo prepara le antologie sulla sua poesia dialettale, lavora con il Paragone, dove pubblica la prima versione del primo capitolo di Ragazzi di vita.
A quel punto la vita a Roma comincia a sorridergli e Angioletti lo chiama a far parte della sezione letteraria del giornale radio. Risale al 1955 la pubblicazione del romanzo Ragazzi di vita con Garzanti.
Il successo è vasto, sia da parte del pubblico che da parte della critica. Chi giudica male il suo operato sono gli intellettuali di sinistra, in particolare il PCI.
La Presidenza del Consiglio dei tempi promuove un’azione giudiziaria contro Pasolini e Garzanti ma il processo termina con l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato alcuno.
Il romanzo, che per un anno viene tolto dalle librerie, viene dissequestrato. Pasolini, però, diventa bersaglio anche per la cronaca nera, che lo accusa dei reati più assurdi, dalla rapina al favoreggiamento per rissa.
Pasolini, però, a quel punto della sua vita è già molto impegnato con la sua passione per il teatro e, nel ’57, collabora a Le notti di Cabiria, film di Fellini. Firma diverse altre sceneggiature , esordendo anche come attore nel film Il gobbo nel 1960. In questi anni continua a a raccogliere e pubblicare le sue poesie e scrive anche diversi saggi.
Il suo primo film come regista e soggettista risale al 1961 ed è Accattone. Vietato ai minori di 18 anni, il film suscita polemiche alla XXII mostra del cinema di Venezia. Nel 1962 dirige Mamma Roma e nel 1963 viene accusato di vilipendio alla religione dello stato per l’episodio La ricotta inserito nel film RoGoPaG.
Dal ’64 al ’75 Pasolini dirige moltissime pellicole, praticamente una all’anno, ottenendo moltissimo successo.
Il lavoro di regista lo fa girare parecchio tra India, Africa e medioriente.
In occasione della presentazione di due dei suoi film al festival di New York Pasolini rimane molto colpito dagli Stati uniti e dalla città che non dorme mai.
Anche negli anni ’70, i famosi anni delle rivoluzioni studentesche, Pasolini assume una posizione inedita, diversa da quella di tanti altri intellettuali di sinistra.
Seppur accettando e appoggiando le motivazioni dietro le rivolte studentesche, ritiene questi ragazzi antropologicamente dei borghesi e, proprio per questo, destinati già a fallire nello loro aspirazioni di rivoluzione.
Dopo la partecipazione a un’altra mostra del cinema di Venezia, Pasolini inizia a collaborare nel 1973 col Corriere della sera, intervenendo in maniera critica su alcune problematiche del paese.
Il 2 novembre 1975, sul litorale romano ad Ostia, più precisamente in un campo incolto, una donna scopre il cadavere di un uomo. Ninetto Davoli riconoscerà in lui Pierpaolo Pasolini.
Dell’omicidio verrà accusato Piero Pelosi, giovane che racconta di essere stato adescato da Pasolini alla stazione Termini di Roma, portato a cena e poi nel luogo di ritrovamento del cadavere. Secondo la sua versione, Pasolini avrebbe tentato un approccio di tipo sessuale e, vedendosi respinto, avrebbe reagito in maniera violenta causando la reazione del ragazzo. Pier Paolo Pasolini muore quindi assassinato il 2 novembre 1975, a 53 anni.
Le opere di Pier Paolo Pasolini
Come già chiarito, Pier Paolo Pasolini è stato un prolifico scrittore, regista e traduttore, sicuramente uno dei più significativi autori contemporanei. Tra le opere più significative ricordiamo:
- Poesie a Casarsa
- La meglio gioventù
- Le ceneri di Gramsci
- Il canto popolare
- Ragazzi di vita
- Teorema
- La religione del mio tempo
- Trasumanar e organizzar
- La nuova gioventù
- Una vita violenta
- Il sogno di una cosa
- L’odore dell’India
- Vita attraverso le lettere (corrispondenza di Pasolini con Nico Naldini)
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Pier Paolo Pasolini: pensiero e poetica
Nelle opere di Pier Paolo Pasolini è evidente la tristezza di uomo moderno che si affanna nella ricerca della verità. Estremamente critico vero la società del suo tempo, Pasolini disse che “a un inferno medievale con le vecchie pene si contrappone un inferno neocapitalistico”. Nel suo ultimo film, Salò e le ultime giornate di Sodoma (1975), si nota che qualsiasi speranza è tramontata e che la violenza, la distruzione e la morte prevalgono.
Sempre molto apprezzati dai giovani sono Ragazzi di vita e Una vita violenta, romanzi in cui Pasolini ha utilizzato un linguaggio tutto suo, a metà tra il gergo e il dialetto. In entrambi i libri i protagonisti sono i giovani di borgata e il loro mondo viene descritto con estrema precisione, quasi si trattasse di un documentario, e con un amore spassionato. Pasolini è affascinato dal fare anarchico di questi ragazzi, dal loro seguire impulsi e istinti sottraendosi alle regole.
Lo stile di Pier Paolo Pasolini è sempre, qualsiasi sia la forma che assumano le sue opere, incisivo e provocatorio. Col suo lavoro Pasolini mira ad accentuare gli aspetti più amari e crudi della vita, arrivando a metterne in evidenza anche gli aspetti repellenti, spesso. A tratti comico, più spesso drammatico.
Alla base della sua poetica c’è un nuovo modo di rapportarsi alla tradizione; Pasolini cerca, infatti, di allontanarsi e differenziarsi dalla poetica che andava al tempo, con elementi liricheggianti nel linguaggio uniti all’ermetismo. L’autore preferisce utilizzare strumenti stilistici prenovecenteschi, più vicini alla lingua quotidiana allo scopo di ridare razionalità al discorso poetico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pier Paolo Pasolini: vita, opere e pensiero
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