La piramide del faraone maledetto
- Autore: Douglas Jackson
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Una micidiale doppietta a canne mozze in mano ad un sicario avventizio di diciannove anni, che ignora di dover togliere la sicura prima di premere l’uno e l’altro grilletto o tutt’e due insieme. L’inaspettato incontro con lo sprovveduto killer è quasi fatale a Jamie Saintclair, nel corso di una sessione mattutina di jogging veloce ed è così che l’atletico mercante d’arte apprende della taglia posta sulla sua testa. Messo a mal partito l’aggressore, ha tutto il tempo di riflettere sulla circostanza scomoda: qualcuno lo vuole decisamente morto e sepolto. Trent’anni, esperto come pochi nel recupero di reperti artistici, appassionato al limite dell’autolesionismo di misteri internazionali e attratto più di chiunque altro dalle donne, è stato protagonista del primo thriller storico-artistico-archeologico di James Douglas, il bestseller “La città perduta dei nazisti” (Newton Compton, 2016) e torna ad esserlo nel secondo titolo della serie Saintclair: “La piramide del faraone maledetto”, pubblicato a settembre dalla casa editrice romana nella solita veste dei suoi volumoni commercializzati al costo di un pocket tascabile (pp. 335, euro 9,90, e-book euro 2,99).
James Douglas merita un precisazione. È lo pseudonimo col quale firma i suoi spy polizieschi del mistero lo scrittore britannico Douglas Jackson, che vive in Scozia ed è noto in tutto il mondo per i romanzi storici d’azione ambientati all’epoca di Roma antica.
Quanto al suo Jamie, l’FBI è del parere che presto chi lo vuole defunto manderà in Inghilterra qualcuno più qualificato per condurre l’impresa a compimento. A passargli la soffiata sulle informazioni federali è la commissaria capo Lotte Muller, vecchia conoscenza tedesca dell’esperto d’arte, per via delle vicende narrate nel primo episodio. E questo dice abbastanza della popolarità planetaria e dell’ampio raggio d’azione di Saintclair, impensierito più che no dalla decisione della sua Sarah di tornare in America, luogo più che adatto comunque ad una agente del Mossad israeliano negli USA. Che poi Jamie non è che ci metta tanto a consolarsi. Ce ne sono di sventole bravissime a letto con le quali distrarsi in attesa dell’agognato ritorno della bella spia.
Non dimentichiamo la taglia. Diecimila sterline, che crescono fino a centomila dollari. Una fortuna. Del resto, ha dato fastidio a tanti: fanatici neonazisti, servizi cinesi, intelligence ebraica, concorrenti del mondo dell’arte e un tale, un pericoloso tale, Howard Vanderbilt.
La polizia inglese stenta a garantire una protezione totale, la crisi falcidia il turnover negli organici. Quanto all’interessato, apprendiamo che il sempre più sorprendente Jamie ha imparato a sparare maledettamente bene all’Accademia militare di Cambridge. Da qui però a difendersi da solo e sentirsi al sicuro, ne passa. Tanto più che in giro in questo romanzo c’è gente sadica, che non ha esitato a torturare e uccidere crudelmente una famigliola a Brooklyn Heights. Papà Hartmann, direttore di un negozio di elettronica, la moglie, sui trentacinque anni, quattro figli, tre femmine e un maschio, dai quattro ai tredici anni, seviziati con una fiamma ossidrica, tagliuzzati con lame seghettate, garrotati per pura crudeltà.
Hartmann? Un vecchio accasciato in un letto d’ospedale, balbetta parole in una latino arcaico colloquiale, in uso duemila anni fa? Accanto al capezzale, un uomo biondo e alto le registra.
“Per due giorni camminammo nelle tenebre dell’Oltretomba prima di giungere al tesoro della regina Didone. Più di una volta temetti che ci saremmo persi per sempre in quegli antri”.
Con i suoi legionari, ha fatto murare l’imboccatura della caverna e per deviare le acque a formare uno stagno, sotto il quale nascondere l’accesso alle grotte, ha impegnato come schiavi sacerdoti e scribi superstiti, poi fatti uccidere e bruciare.
L’uomo alto estrae da una borsa dell’anziano un diadema pacchiano d’oro, con due corna e un vuoto al centro, dov’era incastonato un oggetto grande come un uovo d’anatra. «Dove trovarlo?» chiede l’uomo biondo, più a sé che ad altri. Si chiama Paul, Dornberger, come Max, l’anziano moribondo, che sussurra ancora qualcosa: Hartmann.
Hartman è il cognome della coppia di pensionati macellati da un sadico a Londra. Jamie lo ricorda nel ricevere la telefonata di una detective della polizia di New York, Danny Fisher, che gli offre una consulenza nel quadro delle indagini per l’efferata mattanza della famiglia Hartmann. Si tratta di aiutarli a rintracciare un nazista, che a suo tempo ha rubato un reperto saccheggiato per conto del Terzo Reich. È così che il mercante d’arte con la tempra di un agente segreto entra in contatto col mistero della regina di Cartagine e col progetto Geistjaeger 88, divisione speciale delle SS creata da Himmler per dare la caccia a beni archeologici.
Il vecchio Dornberger continua a farfugliare di un centurione dei pretoriani incaricato da Nerone di ritrovare l’inestimabile tesoro di Didone. Paul intanto ripensa a quanto il padre gli abbia insegnato ad essere crudele. Max era un malvagio e non ha consentito al figlio di diventare altro.
L’incisione digitale continua a registrare il racconto in latino del vecchio. Disturbo da personalità multipla lo chiamano i medici: ora è Marco Domizio e descrive sempre più dettagli della spedizione sulle montagne dell’Atlante, a caccia della corona di Iside e dei suoi straordinari poteri.
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