Il premio Nobel Orhan Pamuk, autore di romanzi meravigliosi quali Il museo dell’innocenza e Il mio nome è Rosso, è finito del mirino della magistratura turca.
Lo scrittore, nato a Istanbul nel 1952, è stato accusato di aver fomentato "odio interetnico e sentimenti d’inimicizia ".
Le pagine incriminate sarebbero contenute nel suo ultimo libro Veba Geceleri (traduzione: Le notti della peste, non pubblicato in Italia), nel quale narra di un tema delicato quale l’uccisione di un milione di armeni e di 30 mila curdi nel corso della fondazione della prima Repubblica Turca.
L’accusa mossa a Pamuk
L’inchiesta nei confronti di Pamuk è stata aperta in seguito alla denuncia di un avvocato, Tarcan Uluk, secondo il quale il libro conterrebbe incitazioni all’odio e insulti al primo presidente turco, Kemal Ataturk.
Lo scrittore si è difeso rilasciando la seguente dichiarazione: "Non ho scritto nulla che abbia a che fare con Ataturk e non accetto le accuse", riportata dai vari media nazionali turchi.
In realtà le parole che avrebbero fatto scattare la denuncia sarebbero state pronunciate da Pamuk nel corso di un’intervista rilasciata a un quotidiano svizzero. In questa occasione il premio Nobel avrebbe pronunciato alcune affermazioni su curdi e armeni che sono parse indigeste al regime turco.
Veba Geceleri (Le notti della peste) di Orhan Pamuk
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Veba Geceleri, l’ultimo romanzo di Pamuk non disponibile in italiano, è stato pubblicato in Turchia dalla casa editrice Yapı Kredi nel marzo 2021. In una recente intervista l’autore aveva dichiarato di essere stato influenzato, in fase di scrittura, dalla situazione pandemica.
"La mia preoccupazione era quella di raccontare in maniera persuasiva la paura dell’epidemia e la quarantena"
aveva dichiarato lo scrittore durante la promozione del libro.
Pamuk e i processi in Turchia
Ricordiamo che Orhan Pamuk è stato il primo autore turco a ricevere il premio Nobel per la Letteratura, nel 2006, con la seguente motivazione:
"Nel ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture".
La tematica dello scontro culturale è sempre appartenuta, in nuce, al suo essere scrittore. Non è la prima volta che l’autore viene posto sotto processo nel suo Paese natale; era già accaduto nel 2009. Anche in quel frangente Pamuk aveva descritto i processi come "un vecchio problema che torna" e invocato la libertà d’espressione.
Non può dunque esserci giustizia senza libertà. Ma la giustizia deve rispettare la libertà di parola. E per questo ritengo molto importante la libertà di espressione’
Dieci anni dopo il premio Nobel si trova di nuovo sotto processo e, ancora una volta, si appella al valore della giustizia e della libertà. Anche in questo momento difficile Orhan Pamuk sta dimostrando la grandezza della sua levatura intellettuale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il premio Nobel Orhan Pamuk di nuovo indagato in Turchia: aperta un’inchiesta
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