Spesso sono i quadri che ci guardano, non il contrario.
Con questa affermazione, che ribalta tutte le prospettive in un audace gioco di specchi, si è aperto l’intervento di Melania Mazzucco, tenutosi sabato 4 dicembre presso la fiera nazionale della media e piccola editoria "Più libri Più liberi".
La scrittrice, che nei suoi libri ha trattato il tema dell’arte sotto diverse prospettive dalle biografie su Tintoretto sino allo splendido Il museo del mondo (Einaudi, 2014) in cui commenta 52 capolavori dell’arte mondiale, ha messo la propria conoscenza in materia a disposizione del pubblico in un appassionato dialogo con il giornalista Dario Pappalardo.
L’incontro dal titolo "Quadri che ci salvano la vita" si è tenuto alle 17.00
presso l’Arena Robinson del Centro Congressi La Nuvola di Roma.
L’arte secondo Melania Mazzucco
La scrittrice ancora una volta parte dal presupposto che ogni opera d’arte lasci qualcosa a chi la guarda.
Un sentimento, un’emozione, un pensiero, che dagli occhi giunge al cuore. Solo la sensibilità di una grande autrice come Melania Mazzucco può essere in grado di cogliere questi moti segreti e renderli visibili attraverso un romanzo, un racconto o, semplicemente, con un discorso.
L’impetuosa dissertazione sull’arte tenuta dalla scrittrice nel pomeriggio di sabato 4 dicembre è stata un’ulteriore conferma della sua abilità narrativa.
Stavolta non era la penna, ma la voce della Mazzucco a trascinare il pubblico nel percorso visivo, di quadro in quadro, di suggestione in suggestione. Ma poco importa il mezzo, perché il racconto orale ha dimostrato la stessa qualità della scrittura: un vortice che trasporta le coscienze in un mondo altro, sino a toccare con mano l’umanità di sentimenti universali e riscoprire, nel fondo, un ultimo barlume di commozione che ancora non si è spento.
I quadri ci insegnano a guardare
Melania Mazzucco ha iniziato la sua presentazione con quello che ha definito:
Il quadro che mi ha insegnato a guardare.
Il dipinto in questione è La presentazione della Vergine al tempio di Tintoretto. La scrittrice ha raccontato di essersi imbattuta per caso nel quadro in un pomeriggio del 1990, mentre passeggiava in una chiesa di Venezia. Il quadro, dice, l’ha chiamata tramite una luce che proveniva dalla sagrestia. Prima di allora, osserva Melania Mazzucco, non aveva mai guardato davvero un’opera del 1500.
La narrazione visiva si mischia dunque a quella autobiografica. Il personaggio di Maria ci appare isolata, sola, su quella scala che dovrà salire lasciandosi alle spalle i genitori. E Mazzucco legge in questo dipinto il congedo del padre, che lascerà che la figlia compia il proprio percorso da sola allontanandosi definitivamente da lui. Ne La presentazione della Vergine al tempio, Melania Mazzucco legge una sorta di viatico verso il Destino.
Ed è così che il discorso procede, di quadro in quadro, accompagnando gli spettatori in un viaggio più interiore che visivo.
I quadri per raccontare il proprio tempo
Ma l’arte, secondo la scrittrice, è anche un mezzo per interrogarsi sulla propria epoca. Come dimostra l’imponente quadro Il massacro di Scio (1824) del pittore francese Eugène Delacroix.
L’artista in questo caso si fa cronista effettivo di uno degli episodi più raccapriccianti della storia della propria epoca, il massacro avvenuto sull’isola greca di Scio l’11 aprile 1822 durante il quale tutti gli abitanti dell’isola furono sterminati.
Il quadro di Delacroix - nella sua maestosa e struggente rappresentazione del dramma umano - è la prova che dobbiamo raccontare storie, testimoniare il nostro tempo. Il dipinto del pittore francese si è scolpito come un’immagine irremovibile nella cultura occidentale, e ancora appare come un’opera di denuncia.
La questione dell’eros: dalla pittura alla letteratura
In seguito la presentazione si sofferma su un trittico di dipinti dedicati all’eros. Come viene rappresentato l’eros nell’arte? Di certo nel 1800 era molto più sfrontato di quanto potremmo immaginare oggi. A quell’epoca le persone apprendevano l’erotismo osservando i nudi nei quadri.
Il racconto dell’eros nella pittura passa da Egon Schiele a Gustave Courbet.
Melania Mazzucco evidenzia come gli artisti fossero aperti nel rappresentare, attraverso le proprie opere, il tema del piacere femminile che nella nostra epoca è ancora ritenuto un tabù. La scrittrice osserva che anche in letteratura oggi si pone l’eterna questione su "cosa sia lecito scrivere" e fino a che punto ci si possa spingere nella rappresentazione.
Eppure nel 1800 pittori come Courbet e Bacon componevano dipinti maestosi in cui veniva rappresentata senza censure l’omosessualità, nonostante fosse ancora ritenuta un reato nei rispettivi paesi d’appartenenza.
Gli autoritratti e la definizione di sé
L’appassionante lezione di storia dell’arte di Melania Mazzucco si conclude sul tema degli autoritratti, della rappresentazione di sé.
In particolare nei dipinti della pittrice tedesca Paula Becker la scrittrice riflette in maniera profonda la propria identità. Becker fu la prima pittrice donna a sfidare le convenzioni della propria epoca realizzando autoritratti nudi.
Una donna all’avanguardia, una pioniera, proprio come la splendida Plautilla Bricci che Melania Mazzucco ha raccontato nel romanzo L’architettrice, cui oggi è stata dedicata la prima mostra romana a Galleria Corsini.
Non so chi sono, ma sarò me.
scrive Paula Becker nei suoi diari, rivendicando la ragione che la spinge a comporre autoritratti.
E le sue parole si riflettono in quelle di Melania Mazzucco che, attraverso i suoi romanzi e le molteplici identità da lei assunte mediante la varietà dei suoi personaggi, ci ha donato forse la più efficace rappresentazione di sé: un’identità varia, frammentata, scissa, che si compone di un’infinità di autoritratti in continuo divenire.
In un autoritratto Paula Becker si ritraeva incinta: non lo era davvero, ma attraverso quel dipinto intendeva rappresentare la creatività, la pienezza.
"Sono gravida di me", scrive la Becker nei suoi diari.
Melania Mazzucco riprende questa dichiarazione consegnandoci, al contempo, una profonda riflessione sull’arte e su quel mistero in costante divenire che è l’identità personale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I quadri che ci salvano la vita: la lezione di Melania Mazzucco a Più libri Più liberi
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