Amiamo ciò che ci sfugge ed è questa la ragione dell’inquietudine insita nell’animo umano. La bellezza ci rapisce in un incanto transitorio ed effimero, destinato presto a svanire e a perdersi, ma il nostro cuore anela all’eterno e al conforto della stabilità. Abbiamo l’illusione di durare, eppure siamo fatti anche noi di sabbia e di vento proprio come le cose che amiamo e accendono i nostri occhi di meraviglia.
Questo paradosso è magnificamente espresso nella poesia In Sand geschrieben, tradotta in italiano come Scritto sulla sabbia del filosofo e scrittore tedesco Hermann Hesse, premio Nobel per la Letteratura nel 1946.
Hesse compose questi versi nel settembre 1947 proponendosi di affrontare il tema della caducità, un argomento che ricorre spesso nelle sue opere. Non poteva che essere la sabbia, del resto, l’emblema di tutto ciò che è provvisorio, labile, destinato a mutare e trasformarsi. Scrivere sulla sabbia è come scrivere sull’acqua, consegnare un messaggio destinato a svanire e infine a essere dimenticato. Forse è la rappresentazione stessa della vita: nulla di ciò che noi facciamo è in fondo destinato a durare, ma è proprio questo che ce lo rende caro, che lo rende inequivocabilmente nostro.
Il testo Scritto sulla sabbia è contenuto nel volume La felicità. Versi e pensieri edito da Mondadori che raccoglie le prose, gli articoli e le lettere in cui lo scrittore tedesco cerca di catturare il “suono” della felicità riposto nel profondo dell’animo umano.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
“Scritto sulla sabbia” di Hermann Hesse: testo
Che il bello e l’incantevole
Siano solo un soffio e un brivido,
che il magnifico entusiasmante
amabile non duri:
nube, fiore, bolla di sapone,
fuoco d’artificio e riso di bambino,
sguardo di donna nel vetro di uno specchio,
e tante altre fantastiche cose,
che esse appena scoperte svaniscano,
solo il tempo di un momento
solo un aroma, un respiro di vento,
ahimè lo sappiamo con tristezza.E ciò che dura e resta fisso
non ci è così intimamente caro:
pietra preziosa con gelido fuoco,
barra d’oro di pesante splendore;
le stelle stesse, innumerabili,
se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi
– effimeri-, non raggiungono il fondo dell’anima.
No, il bello più profondo e degno dell’amore
pare incline a corrompersi,
è sempre vicino a morire,
e la cosa più bella, le note musicali,
che nel nascere già fuggono e trascorrono,
sono solo soffi, correnti, fughe
circondate d’aliti sommessi di tristezza
perché nemmeno quanto dura un battito del cuore
si lasciano costringere, tenere;
nota dopo nota, appena battuta
già svanisce e se ne va.Così il nostro cuore è consacrato
con fraterna fedeltà
a tutto ciò che fugge
e scorre,
alla vita,
non a ciò che è saldo e capace di durare.
Presto ci stanca ciò che permane,
rocce di un mondo di stelle e gioielli,
noi anime-bolle-di-vento-e-sapone
sospinte in eterno mutare.Spose di un tempo, senza durata,
per cui la rugiada su un petalo di rosa,
per cui un battito d’ali d’uccello
il morire di un gioco di nuvole,
scintillio di neve, arcobaleno,
farfalla, già volati via,
per cui lo squillare di una risata,
che nel passare ci sfiora appena,
può voler dire festa o portare dolore.
Amiamo ciò che ci somiglia,
e comprendiamo
ciò che il vento ha scritto
sulla sabbia.(traduzione di N. Salomon)
“Scritto sulla sabbia” di Hermann Hesse: analisi e commento
Hermann Hesse svolge la sua personale indagine sul tema della caducità citando numerosi esempi. La prima parte della poesia Scritto sulla sabbia può essere letta come un lungo elenco che rappresenta tutto ciò che è destinato a svanire: nube, fiore, bolla di sapone, riso di bambino.
L’incipit della lirica consacra con un efficace chiasmo l’unione tra “bello/soffio” e “incantevole/brivido” sancendo così in una specie di proporzione il legame inscindibile tra bellezza e caducità. Tutto ciò che segue può essere letto come un corredo dei primi versi che in seguito Hesse cerca di svolgere e commentare in una forma di poesia filosofica in cui ripone la sua tesi.
L’uomo è destinato ad amare ciò che non dura, ciò che è destinato a morire. Non sono degne del suo amore le stelle lontane e fisse, né le rocce granitiche o le pietre preziose. Riponiamo il nostro amore più profondo nella bellezza effimera di una nota musicale che si perde nell’aria, oppure nei colori evanescenti di un arcobaleno resi brillanti dalla pioggia, dunque in tutto ciò che è pervaso del presagio della fine e circonfuso da un’aura di malinconia.
In un’altra poesia, intitolata significativamente Caducità, Hesse trattava lo stesso tema ponendo l’attenzione sul lento cadere delle foglie dall’albero della vita in un “variopinto mondo senza senso”. In essa affermava “tutto muore, tutto muore volentieri” facendo riferimento all’ineffabile scorrere del tempo, alla transitorietà dell’esistenza che è un dato di fatto, ineluttabile.
In Scritto sulla sabbia viene ripreso lo stesso concetto di Caducità, ma svolgendolo da una prospettiva differente. Siamo noi stessi soffi di fiato, sospiri, “anime fatte di bolle di vento e sapone” - dice Hermann Hesse nel finale - dunque amiamo ciò che ci somiglia. E forse proprio per questa ragione siamo i soli a comprendere, in quanto esseri mortali, il messaggio che il vento scrive sulla sabbia.
È a ben vedere la forma di scrittura più preziosa e carica di significati: il senso stesso della nostra vita consiste in fondo nell’intercettare quel messaggio “scritto sulla sabbia” e destinato a svanire, dobbiamo decifrarlo con i nostri occhi prima che scompaia, dobbiamo afferrare un brandello di bellezza e stringerlo forte in pugno, prima che ci travolga l’oblio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Scritto sulla sabbia”: il legame tra bellezza e transitorietà nella poesia di Hermann Hesse
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