Venerdì 25 maggio a Roma al Centro Studi Americani, Via Michelangelo Caetani 32, alle ore 17.30 si terrà la presentazione del volume “La mia America” (Skira 2018, Prefazione e cura di Luigi Sansone, pp. 304, 25,00 euro) di Gillo Dorfles, all’anagrafe Angelo Eugenio Dorfles (Trieste, 12 aprile 1910 – Milano, 2 marzo 2018). Alla presentazione interverranno Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani, Achielle Bonito Oliva, Fulvio Caldarelli, Furio Colombo e Luigi Sansone.
L’ultimo libro del critico, pittore e filosofo Gillo Dorfles scomparso pochi mesi fa a 107 anni, contiene racconti, memorie e incontri in un inedito affresco collettivo cui il rivoluzionario critico d’arte ha lavorato fino all’ultimo, per lasciare testimonianza diretta di uno dei periodi più vivaci della storia culturale del Nuovo Mondo.
Dal secondo dopoguerra, Gillo Dorfles viaggia negli States, dove incontra personalità di primo piano: conosce i più noti studiosi di problemi estetici e critici d’arte (Thomas Munro, Clement Greenberg, James Sweeney, Alfred Barr, Rudolf Arnheim, György Kepes) e dialoga con alcuni tra i maggiori architetti dell’East e della West Coast (Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe, Louis Kahn, Frederick Kiesler).
Dai suoi soggiorni Dorfles trae spunto per numerosi articoli sulla società, la pittura, l’architettura, il design e l’estetica americana, all’epoca pubblicati su “Domus”, “Casabella”, “Aut Aut”, “La Lettura”, “Metro” e in numerosi cataloghi, articoli che, raccolti ora assieme ad altri scritti inediti in questo volume, ci permettono di approfondire uno dei periodi più significativi e stimolanti della cultura USA.
Nell’ultima intervista concessa ad Aldo Cazzullo pubblicata nel febbraio di quest’anno sul Corriere della Sera, Dorfles ripercorreva la sua “vita infinita”, dalla sua nascita come austroungarico, suddito dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Interrogato sulla sua longevità, Dorfles aveva risposto: “Com’è la vita oltre i cent’anni? Non amo l’argomento. Ci si annoia, perché si fatica a leggere. Le novità mi piacciono, ho anche preso il cellulare. Non sono morigerato, ho sempre mangiato le cose che mi piacevano: gli gnocchi alla romana, i carciofi, i tartufi; e i fritti”.
Impostosi come una delle personalità più attente agli sviluppi dell’arte e dell’estetica contemporanee e impegnato da sempre in un’appassionata difesa dell’arte d’avanguardia, Dorfles, come dimostra ancora una volta questo libro, fece dell’arte la protagonista della sua lunga esistenza.
Un ultimo fenomeno pittorico che si è evidenziato negli anni tra il 1975 e il 1980 è quello che potremmo definire degli “american graffiti”, ossia delle scritte e delle figurazioni eseguite in prevalenza con lo spray e inizialmente sulle pareti e sui convogli della metropolitana newyorchese. Questa nuova forma espressiva, già segnalata a partire dal 1974 da Norman Mailer (The Faith of Graffiti), è stata accolta in un secondo tempo da gallerie d’avanguardia ed è entrata a far parte del grande mercato artistico internazionale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Si presenta a Roma l’ultimo volume di Gillo Dorfles "La mia America"
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