Il 14 aprile 1986 si spegneva a Parigi Simone de Beauvoir, scrittrice, filosofa, una delle voci più importanti del Novecento esistenzialista.
Morì nel tardo pomeriggio, alle ore 18, come riporta un comunicato della France Press. Se ne andò in silenzio, quasi di nascosto, lei che della morte aveva parlato sempre, scritto sempre, come dell’evento metafisico capitale dell’esistenza.
Venne sepolta nel cimitero di Montparnasse accanto al suo compagno di vita Jean-Paul Sartre, deceduto sei anni prima, il 15 aprile 1980.
Morirono, simbolicamente, entrambi nel mese di aprile a un giorno di distanza, sancendo un legame inspiegabile, spirituale, profondo, capace di andare oltre la morte. I loro nomi sono inscindibili: perché è impossibile immaginare l’esistenza dell’uno privata di quella dell’altro, e così persino nel luogo dell’ultimo riposo sono congiunti, spalla contro spalla, forse pronti a commentare gli sparuti passanti del cimitero parigino che sfilano compunti dinnanzi a loro.
Per esprimere il legame intellettuale, quasi ultraterreno, che esisteva tra loro dobbiamo far riferimento alle parole della stessa Simone, che nel libro La forza delle cose, terzo capitolo della sua autobiografia letteraria, ne delinea un ritratto perfetto:
Nella mia vita una cosa è certamente riuscita: i miei rapporti con Sartre. In più di trent’anni, solo una volta ci siamo addormentati in disaccordo. Questa lunga unione non ha attenuato l’interesse che le nostre conversazioni ancora oggi suscitano in noi (...) per afferrare il senso del mondo disponiamo degli stessi strumenti, degli stessi schemi, delle stesse chiavi; capita spesso che uno di noi completi la frase cominciata dall’altro; se una domanda ci viene posta, ci capita di formulare insieme la risposta. Non ci meravigliamo più di incontrarci persino nelle nostre creazioni (...). Le nostre opere non si somigliano, ma germogliano dallo stesso terreno.
La tomba di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre a Montparnasse
Il cimitero di Montparnasse odora di umido e di fiori marci, come tutti i cimiteri. Le tombe sono ordinate secondo una struttura geometrica regolare, incolonnate dietro file di cipressi alti e svettanti.
La lapide di Sartre e Beauvoir tuttavia la riconosci subito perché è bianca, austera e su di essa giace un tripudio di fiori, petali, cartoline e biglietti sparsi. La tomba inoltre, il giorno in cui la vidi, era ricoperta da tracce di rossetto fucsia e viola - forse l’omaggio labile di qualche fan esaltato - quasi una profanazione. Chissà se Sartre e Beauvoir apprezzano queste attenzioni invadenti, fanatiche, indiscrete da parte di chi si sente autorizzato a porgere loro un saluto, forse indesiderato. Rispetto alla lapide monumentale di Oscar Wilde, un sarcofago inaccessibile e autorevole, la loro è una normale tomba simile a tante altre sulla quale tuttavia capeggiano inconfondibili i loro nomi. Sono trascorsi oltre trent’anni dalle loro morti eppure nessuno li ha dimenticati. Gli omaggi sparsi sulla lapide, i fiori ancora freschi persino in un pomeriggio di agosto, indicano che la loro memoria è viva, più che mai. Questo forse avrebbe fatto loro piacere e, magari, anche le tracce di rossetto potrebbero acquisire un diverso significato: non uno sfregio dunque, ma il tentativo di lasciare l’impronta concreta di un bacio.
Si passa e si dice: “Ciao Simone, ciao Jean-Paul” con la sensazione che non potrebbero che essere insieme, uniti come nelle foto che li ritraggono intenti a chiacchierare ai tavolini del Cafè de Flore di Parigi. Chissà cosa si dicevano allora, chissà cosa si staranno dicendo ora. Quel che è certo è che tutta Parigi parla ancora di loro, ma il cimitero di Montparnasse forse un po’ di più, si ha la sensazione di ritrovarli finalmente: “oh, eccoli qui”.
Ma è necessario fare uno sforzo di memoria per riportarli in vita e ricordare. La loro fu una grande storia, la storia di una vita vissuta a due percorrendo in sincrono milioni di scale.
Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre: la storia di un amore
Venivano definiti la “coppia maledetta”: lui, il filosofo cardine dell’esistenzialismo francese, lei la scrittrice che aveva teorizzato per prima la necessità del femminismo con quel libro tanto discusso Il secondo sesso.
Il loro fu un amore libero, egualitario, basato su un’assoluta fedeltà intellettuale ma su un’infedeltà di fondo dalla quale biografie romanzate e riviste di second’ordine hanno già scritto molto, trovando pane per i loro denti.
Di Sartre, di quell’amore assoluto e complicato, solo Simone de Beauvoir poteva parlare. Ed è quello che effettivamente ha fatto in tutti i suoi libri di memorie, in cui il compagno di una vita appare come una presenza costante, pervasiva, necessaria come un respiro. Non vissero mai a lungo sotto lo stesso tetto: preservarono sempre la libertà l’uno dell’altro, professando un amore libero, un’unione che era più quella di due menti che di due corpi. Rifiutarono sempre il matrimonio e, con esso, tutte le necessità contrattuali e burocratiche che comportava. La loro unica clausola era essere sempre sinceri l’uno con l’altra.
Di quell’unione speciale, unica nel suo genere, Beauvoir ha narrato i sottofondi, gli intersizi, la simbiosi e i segreti. Lo ha fatto con onestà, con una trasparente limpidezza d’intenti, talvolta con gelosia.
Il primo incontro tra Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre
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Simone de Beauvoir conobbe Jean-Paul Sartre nel 1929 durante un seminario alla Sorbona, dove entrambi frequentavano la facoltà di filosofia.
Di quell’incontro e dei giorni che seguirono Beauvoir ha lasciato eterna memoria nelle pagine del primo capitolo della sua biografia letteraria Memorie di una ragazza perbene (1958).
L’incontro tra i due scrittori-filosofi assume in breve i contorni di un riconoscimento folgorante:
Mi ero creduta eccezionale perché non concepivo di vivere senza scrivere: lui non viveva che per scrivere.
Poche righe dopo Simone aggiunge che Sartre non sarebbe mai divenuto un padre di famiglia, un uomo sposato. Non voleva mettere radici, afferma, voleva sperimentare tutto. E lei era affascinata dalle vite pericolose, ne condivideva gli intenti. All’epoca Jean-Paul aveva ventitré anni, mentre Simone venti.
Entrambi, seduti a un tavolino tra una chiacchiera e l’altra, concordarono nel dire che:
L’importante non era il successo, ma il trionfo delle proprie idee.
Un’affermazione che non avrebbero mai smentito, cui avrebbero tenuto fede sempre, come a una religione. Fu l’inizio di una vita vissuta a doppio filo per cinquantuno anni. Simone, nella sua autobiografia, annota che:
Era la prima volta che mi sentivo dominata da qualcuno. (...)Con Sartre mi misuravo tutti i giorni, per tutto il giorno, e nelle nostre dicussioni non ero io ad avere peso.
La ventenne Beauvoir è smarrita, ma al contempo determinata: sente che la mente di Sartre, il confronto con lui, la stimola e la conduce a superare i propri limiti soprattutto in campo letterario. È decisa a dire tutto, a scrivere tutto e sente che quel giovane compagno di studi è per lei un alleato indispensabile.
In Sartre, Beauvoir trovava il suo alter-ego speculare come scrisse in un passo del libro Memorie di una ragazza perbene:
Era l’alter-ego in cui ritrovavo, portate all’incandescenza, tutte le mie manie.
Poche righe più in basso conclude il capitolo con una frase che oggi ha il sapore di una profezia:
Quando lo lasciai, al principio di agosto, sentii ch’egli non sarebbe più uscito dalla mia vita.
Si riporta quindi lo sguardo a quella semplice lapide bianca del cimitero di Montparnasse, sulla quale sono scolpiti due nomi, uniti inscindibilmente in vita come in morte.
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Con la descrizione della morte di Jean-Paul Sartre, avvenuta il 15 aprile 1980, nel libro Cerimonia degli addii (1981) Simone de Beauvoir ha significativamente concluso il racconto delle proprie memorie. Il suo mondo, intellettuale e spirituale, naufragò quel quindici aprile quando la salma di Sartre fu portata al cimitero di Montparnasse; ma lei si tenne ben salda continuando la sua lotta, la sua scrittura, l’impegno cui si era votata.
Lo avrebbe raggiunto esattamente sei anni dopo, con un giorno d’anticipo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre: un amore oltre la morte
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