La soffiatrice di vetro - Petra Durst
- Autore: Benning
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2016
Esce il 28 aprile “La soffiatrice di vetro” (BEAT, 2016 - titolo originale Die Glasblaserin, traduzione di Alessandra Petrelli) romanzo storico del 2011, ambientato nella Germania di fine Ottocento dell’autrice tedesca di bestseller Petra Durst-Benning.
“Osservare un vetro colorato... L’occhio gioisce, il cuore si allarga, l’animo si rallegra; ci sentiamo accarezzati da un immediato calore”.
La frase di Johann Wolfgang Goethe è l’esergo di questo riuscito e documentato affresco storico ambientato a Lauscha, tuttora famosa come la capitale del vetro in Germania, dove nacque l’invenzione degli addobbi in vetro per gli alberi di Natale.
Autunno 1980. A Lauscha, piccolo villaggio tedesco tra i boschi della Turingia, dove le case si susseguivano come le perle di una collana ai lati della strada principale che saliva verso la montagna con ripidi tornanti, quasi tutti gli abitanti avevano la stessa occupazione: soffiatori di vetro. Joost Steinmann aveva la fama di essere a capo di “un’impresa femminile”, perché l’uomo, vedovo da molti anni, aveva tre figlie: Ruth, Johanna e Marie. In realtà le ragazze, tutte molto belle perché avevano ereditato i lineamenti regolari e armoniosi della loro madre Anne che era stata una donna di “straordinaria bellezza”, non erano libere di fare come preferivano.
Steinmann, mastro vetraio abile e preciso che produceva vetri da farmacia e provette dall’inizio alla fine - cioè senza dover ricorrere a interventi esterni in nessuna fase del processo -, se all’interno delle mura domestiche concedeva alle figlie maggiori libertà rispetto alle molte coetanee, quando si trattava di difenderle da presunti pericoli esterni era più protettivo di una chioccia. Non c’era quindi da sorprendersi se nel villaggio tra i ragazzi si fosse sparsa la voce che Joost non apprezzava che qualcuno facesse la corte alle figlie. Lo sguardo severo di Steinmann creava un tale stato di disagio tra i giovani che nessuno di loro si presentava una seconda volta per invitare una delle ragazze a fare una passeggiata.
Solo Peter Maienbaum, il vicino di casa che osservava con sguardo languido Johanna, frequentava l’abitazione degli Steinmann solamente perché Joost lo considerava come un figlio maschio e non come un “potenziale dongiovanni”. Era una splendida mattina assolata che Ruth definiva “giorni da torte di susine”, cioè quelle giornate soleggiate che non appartenevano più all’estate ma che non erano ancora autunnali. L’armonia di quel momento era stata bruscamente interrotta dall’arrivo di Johanna, la quale era comparsa sulla soglia più pallida del solito, gli occhi sgranati, come se avesse appena visto un fantasma.
“Papà... È ancora a letto. Non si muove”.
Joost Steinmann non aveva ancora cinquant’anni ed era morto, il suo cuore aveva smesso di battere mentre dormiva, eppure finora era sempre stato un uomo sano.
“Che cosa me ne faccio dei figli maschi? Ho le mie Steinmann!”
aveva esclamato orgoglioso Joost in osteria quando qualcuno aveva osato definirlo “una mezza cartuccia”, perché aveva generato solo figlie femmine. Rimaste orfane di entrambi i genitori ora le sorelle Steinmann, dopo aver seppellito il padre e aver pianto tutte le loro lacrime, avrebbero dimostrato al villaggio il loro valore.
“Non so ancora come andremo avanti, ma una cosa te la prometto: non ti faremo vergognare. Quando ci guarderai dal cielo, sarai fiero di noi!”.
Alla fine dell’Ottocento in Germania l’arte di saper soffiare il vetro era appannaggio dei soli uomini mentre le donne dovevano occuparsi della decorazione e del confezionamento com’erano costrette a fare le sorelle Steinmann nell’officina di Wilhelm Heimer. Per Marie che intendeva proseguire il lavoro paterno e diventare la più grande soffiatrice di sempre,
“il vetro, i colori, il materiale da decorazione era come una grande tavolozza con sopra i colori dell’arcobaleno, ricchi di sfumature e inesauribili nella loro varietà”.
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