L’inizio di aprile riporta come un’eco le parole di Sandro Penna, poeta italiano di inizio Novecento.
Solitario e anticonformista, Penna condusse una vita appartata svolgendo lavori saltuari come collaboratore per varie testate giornalistiche, libraio, mercante d’arte, rimase per sua volontà sempre all’ombra della grande letteratura.
Iniziò a scrivere poesie negli anni venti del Novecento per dar voce alla sua incontenibile sensibilità. I suoi componimenti infatti si caratterizzano per un’espressività unica e incisiva: le poesie di Sandro Penna creano atmosfere, componendosi come quadri pennellata dopo pennellata.
La sua poetica rifiuta ogni genere di sperimentalismo: è limpida, chiara, si potrebbe definire una “poesia di sensazioni” che procede per folgorazioni improvvise e si compone di componimenti brevi, in versi liberi endecasillabi o settenari, spesso racchiusi in un’unica strofa.
La poesia Sotto il cielo di aprile è contenuta nella raccolta Poesie (Firenze, Parenti 1939), il primo volume edito dei versi di Sandro Penna.
La pubblicazione della raccolta fu incoraggiata da Umberto Saba, che conobbe il giovane autore a Roma nel 1929, e rimase colpito dalle sue liriche intense e dall’alta carica emozionale.
In Sotto il cielo di aprile Penna descrive in appena due strofe una normale giornata di primavera, eppure ne crea un ritratto così formidabile e vitale da renderla immortale nella memoria.
Scopriamo testo e analisi del componimento.
Sotto il cielo di aprile di Sandro Penna: testo
Sotto il cielo di aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l’acque ma, sembra, come ad occhi aperti.Ragazzi corrono sull’erba, e pare
che li disperda il vento. Ma disperso
è solo il mio cuore cui rimane un lampo
vivido (oh giovinezza) delle loro
bianche camicie stampate sul verde.
Sotto il cielo di aprile di Sandro Penna: analisi
La poesia di Sandro Penna sembra variopinta e fluttuante come un quadro di Claude Monet. Evoca movimento sin dal primo verso: la pace incerta, dunque provvisoria e instabile, che alberga nel cuore del poeta viene associata al vento capriccioso di primavera che tutto scombina come un bambino vivace.
Nella prima strofa Penna sembra celebrare il risveglio della primavera, che travolge all’improvviso la natura ancora dormiente.
Il cuore stesso del poeta viene come sorpreso, in bilico tra meraviglia e malinconia, sotto il cielo limpido di aprile.
Predominano i colori vivaci: il verde dell’erba e l’azzurro chiaro delle acque. La descrizione è talmente accurata che sembra far uscire l’immagine dalla pagina, come un dipinto.
Il soffiare del vento primaverile sembra avvolgere l’Io lirico come uno strano, impalpabile incanto. Il soffio dell’aria sembra trasportare un grappolo di ragazzi che corrono sul prato a perdifiato.
In quell’immagine rapida e folgorante che fa irruzione sullo scenario immobile della natura il poeta sembra cogliere un bagliore di giovinezza che rievoca nel suo cuore un ricordo vivido, trafiggendolo come un lampo. Dopo quella visione il suo animo viene travolto da una sensazione difficile da definire: appare smarrito, come Leopardi dinnanzi alla contemplazione dell’Infinito. Si agitano in lui emozioni opposte, di gioia e tristezza, che Penna riesce a trasmettere sulla pagina con una chiarezza sconvolgente.
Il fuggevole rimpianto del poeta per la sua giovinezza ormai trascorsa ci viene restituito dall’immagine vivida di quelle magliette bianche - l’associazione cromatica rimanda in modo significativo al colore della purezza, Ndr - che sembrano stamparsi sul verde del prato così come ormai sono impressi in modo indelebile nella memoria dell’uomo.
Sotto il cielo di aprile di Sandro Penna: commento
Sotto il cielo di aprile ci restituisce la sensazione di una primavera che irrompe con vitalità smagliante, risvegliando nel nostro cuore desideri nascosti e antiche nostalgie. La “pace incerta” portata dal mese di aprile cui allude Sandro Penna infatti sembra rimandare ai versi di T.S. Eliot che parlano della “memoria e desiderio” che si mescolano nel mese che risveglia le radici sopite e genera “lillà da terra morta”.
La nuova vita che nasce crea una ferita nella terra - sembra spaccarla in due nello sforzo di generare - e i nuovi boccioli fioriscono d’istinto in un susseguirsi di piccole esplosioni.
La fertilità della primavera viene avvertita nel cuore dell’uomo con un moto di inesplicabile dolore, perché diventa improvvisamente consapevole della transitorietà della vita e della realtà effettiva della morte. I ragazzi che passano sul prato correndo, come prossimi a svanire in un lampo, si fanno correlativo oggettivo di questa emozione indefinibile.
Tramite la sua “pace incerta” Sandro Penna celebra un istante di infinito.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sotto il cielo di aprile” di Sandro Penna: testo e analisi della poesia
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